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66

Musicisti della Budapest Festival Orchestra

Contrasti

MusicAnimalia #2

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25
June
2023
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12:00
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durata 60 minuti
Musica

Sinossi

I musicisti della BFO sperimentano tutte le combinazioni possibili tra i timbri dei loro strumenti. Il clarinetto è il grande protagonista di Contrasti di Béla Bartók, in trio con violino e pianoforte. Violino e contrabbasso, acuto e grave, disegnano la miniatura di György Kurtág Fiori noi siamo e si divertono tra le invenzioni ritmiche di Miniö op. 23 del compositore finlandese Jaakko Kuusisto. Due violini ronzano nella Danza delle zanzare, ancora di Kurtág. Infine, il quartetto d’archi in re maggiore n. 1 di Pëtr Il’ič Čajkovskij dispiega tutto l’ardore delle sue melodie.

Crediti

Programma

Musicisti della Budapest Festival Orchestra

Béla Bartók

Contrasti

violino István Kádár

clarinetto Ákos Ács

pianoforte Emese Mali

___

György Kurtág

Virág az ember (for Miyako) (Fiori noi siamo)

___

Jaakko Kuusisto

Miniö op. 23

violino Mária Gál-Tamási

contrabbasso Zsolt Fejérvári

___

Béla Bartók

Szúnyogtánc (Danza delle zanzare)

da 44 duetti per due violini, n. 22

violino Antónia Bodó

violino Noémi Molnár

___

Pëtr Il’ič Čajkovskij

Quartetto per archi n. 1 in re maggiore, op. 11

violino Antónia Bodó

violino Noémi Molnár

viola Csaba Gálfi

violoncello Gabriella Liptai

Programma di Sala

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A incorniciare il secondo appuntamento, il 25 giugno, sono due composizioni di musica assoluta. Al principio Contrasti di Béla Bartók, in fondo il Quartetto op. 11 di Pëtr Il'ič Čajkovskij. Tanti e stridenti i "contrasti" bartókiani. Fin dalla combinazione di tre strumenti che non intendono armonizzarsi. Anzi esacerbano le differenze reciproche di timbro e fisionomia, ricercando soprattutto asprezze, acidità, contraddizioni. I dissidi tra loro riguardano pure l'aspetto ritmico, intagliato con quella secchezza che derivava a Bartók dal nutrirsi costantemente di folklore dell'Est Europa. Né oggi si può evitare di percepire in una tale trama musicale di aculei e grinze, nella sua scrittura nevrotica, il riflesso dell'efferatezza politica e morale che stava conducendo il mondo verso la guerra. A commissionargli questo trio in tre pannelli, nel 1938, furono il clarinettista Benny Goodman, allora principale esponente del jazz bianco, e il violinista Joseph Szigeti. Due virtuosi - che di Contrasti hanno lasciato un'incisione con l'autore al piano - le cui qualità strumentali Bartók volle porre in rilievo, riservando a ciascuno una cadenza di bravura nei movimenti estremi: al clarinetto nel primo (“Verbunkos”, modellato sull'omonima danza tradizionale ungherese attraverso cui si allettavano i ragazzi ad arruolarsi nell'esercito asburgico), al violino nell'ultimo (“Sebes”, ossia “veloce”). E poi c'è il secondo movimento, “Pihenő”, “riposo”, in cui le linee melodiche dei tre strumenti si specchiano le une nelle altre, con zelo geometrico.

Riguardo a Čajkovskij, il suo Quartetto op. 11 è l'opera di un trentenne che man mano sta avviandosi sulla strada di una creatività più consapevole, matura. Nel 1871, anno della partitura, lavorava come insegnante al Conservatorio di San Pietroburgo, malpagato. Per arrotondare le sue entrate decise di organizzare una serata con musiche proprie, durante la quale il Quartetto venne suonato per la prima volta. Tra il pubblico c'era un padreterno della letteratura, Ivan Turgenev. Modello per Čajkovskij è la struttura classica del quartetto d'archi. Ogni movimento si sviluppa senza alcun colpo di testa, temperante, assennato. L'aggettivazione parla chiaro. Il primo movimento, su cui aleggia lo spirito beethoveniano intinto però di spleen čajkovskjano, è indicato come “Moderato e simplice”, e tale “simplicità” sta nel passo perlopiù placido dei quattro archi, alle cui melodie capita d'incresparsi in scalette ascendenti e discendenti. Il terzo è “Allegro non tanto e con fuoco”, il che significa che non vi si debba correre troppo ma che serva comunque scolpirne le figure ritmiche con incisività (il “fuoco”, appunto). Misurato anche il quarto, “Allegro giusto”. Sul secondo, “Andante cantabile”, merita un po' soffermarsi. È il cuore emotivo dell'opera: lirismo nostalgico ispirato a una canzone popolare russa udita da Čajkovskij durante una vacanza nelle campagne attorno a Kamenka. La trascrizione per violoncello e orchestra capitò una volta che l'ascoltasse Lev Tolstoj, che se ne commosse fino alle lacrime.    

Fra Contrasti e Čajkovskij, tre miniature. La prima una scheggia di poesia che riga l'aria. Delicata. Laconica. Sottile. Si intitola Fiori noi siamo (per Miyako), uno dei centinaia di aforismi raccolti dall'ungherese György Kurtág in Játékok, “Giochi”, work in progress didattico che va accrescendosi da mezzo secolo. In origine il ciclo aveva la funzione di iniziare i bambini all'esplorazione del pianoforte con assoluta libertà di ricerca, maneggiandone tasti, corde, sonorità senza le interferenze di un maestro. Via via, però, questo originale metodo per tastiera (di cui certe pagine vengono anche trasposte su altri strumenti) si è tramutato in diario del compositore che, con la concisione che sempre lo caratterizza, vi ha fissato il suo mondo interiore, le esperienze biografiche, i ritratti degli amici.

Segue Miniö del finlandese Jaakko Kuusisto (violinista e direttore, oltre che compositore di musica sinfonica e cinematografica). Si tratta di una bagatella minimalista, secondo quanto il titolo stesso dichiara, sospesa nel tempo e nello spazio,  disinteressata a dar forma a una qualche melodia. Piuttosto, preferisce lavorare sulla reiterazione di cellule ritmiche che lentamente mutano aspetto e con altrettanta flemma trascolorano da un'armonia all'altra.

Poi ecco ancora Bartók, che per pochi secondi fa ronzare insetti fastidiosissimi. La Danza delle zanzare è uno dei quarantaquattro Duetti per coppia di violini pensati al principio degli anni '30 come esercizi di difficoltà progressiva a uso di studenti. Questo sta a metà della raccolta, rivolto a strumentisti di livello medio. Al pari che in Contrasti vi è riversata la musica contadina ungherese, benché i violini-zanzare che frullano in aria imitandosi a vicenda sembrino anche parecchio debitori della tecnica contrappuntistica di Bach.

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Date & Biglietti

INFO BIGLIETTERIA
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25
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2023
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Biografie

Budapest Festival Orchestra

Iván Fischer realizza il proprio sogno quando fonda la Budapest Festival Orchestra nel 1983 insieme a Zoltán Kocsis. Grazie al suo approccio innovativo alla musica e alla dedizione senza riserve dei suoi musicisti, la BFO è diventata il più giovane ensemble ad entrare nella top ten delle orchestre sinfoniche del mondo. Oltre che a Budapest, l’orchestra si esibisce regolarmente in alcune delle più importanti sedi concertistiche della scena musicale internazionale ed è presente anche sulle piattaforme di streaming internazionali. Dalla sua istituzione, la BFO è stata premiata da “Gramophone”, il prestigioso periodico musicale britannico, per ben tre volte: nel 1998 e nel 2007 la giuria della rivista ha assegnato alla BFO il premio per la migliore registrazione, mentre nel 2022, grazie ai voti del pubblico, è stata nominata Orchestra dell’anno. I successi più importanti della BFO sono legati a Mahler: la registrazione della Sinfonia n. 1 è stata nominata per un Grammy Award. Oltre ai successi discografici e alle acclamate tournée, la BFO si è fatta conoscere a livello internazionale anche grazie una serie di concerti particolarmente originali. Gli Autism-friendly Cocoa Concerts, i Surprise Concerts – apprezzati anche ai Proms di Londra –, le maratone musicali, le Midnight Music performance rivolte ai giovani, i concerti all’aperto a Budapest, le Community Weeks gratuite e il Bridging Europe Festival, organizzato in collaborazione con Müpa Budapest – sono tutti eventi unici a loro modo. Un’altra caratteristica peculiare dell’Orchestra è che i suoi membri cantano regolarmente durante i concerti. Ogni anno la BFO, in collaborazione con la Iván Fischer Opera Company, la Müpa Budapest, il Vicenza Opera Festival e il Festival dei Due Mondi di Spoleto, mette in scena una produzione operistica. Le rappresentazioni sono state invitate al Mostly Mozart Festival di New York, all’Edinburgh International Festival e all’Elbphilharmonie di Amburgo; nel 2013, le Nozze di Figaro sono state al vertice della classifica dei migliori eventi dell’anno di musica classica stilata dal New York Magazine. Il Vicenza Opera Festival, fondato da Iván Fischer, ha debuttato nell’autunno 2018 al Teatro Olimpico.

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