Marco Goecke
Dark Matter
An evening with choreographies by Marco Goecke
Il coreografo tedesco Marco Goecke, acclamato come il nuovo grande talento del momento nel mondo della danza internazionale, approda al Festival dei Due Mondi con il suo stile ipnotico dalle atmosfere dark cariche di suggestioni. Goecke porta a Spoleto tre coreografie fondamentali per comprenderne il linguaggio coreografico.
Ideato come omaggio alla Principessa Carolina di Monaco che nel 2009 fu premiata al Grimaldi Forum per i suoi molti anni di servizio alla danza, il solo Tué attinge alla musica della cantautrice francese Barbara, la cui voce malinconica e volitiva, al contempo calda ed espressiva, contrasta con i movimenti veloci e nervosi di Maude Sabourin, danzatrice del Les Grands Ballets Canadiens de Montréal, che in scena incarna la chansonnière in una crescente tensione fra nervosismo e riserbo, fragilità e forza.
In Midnight Raga la musica di Ravi Shankar è il punto di partenza. Nonostante l’ispirazione orientale-indiana, che si riflette anche nei pesanti tessuti di seta blu dei costumi, un elemento resta inconfondibile: il linguaggio nervoso dei movimenti – proprio di Goecke – creato su misura per i danzatori Rosario Guerra e Louis Steinmetz.
Ispirato da una citazione tratta da Le visage de la Paix del poeta francese Paul Eluard, infine, Whiteout è un soffio di leggerezza estiva in cui la gioia spensierata dei danzatori del Ballett Saarbrücken si percepisce in ogni fibra.
Originario di Wuppertal, Goecke si è formato al Conservatorio di L’Aja ed è stato coreografo residente dello Scapino Ballet Rotterdam tra il 2005 e il 2011. Considerato come una delle più grandi scoperte coreografiche del XXI secolo. Ciò che colpisce del suo lavoro è l’atmosfera del tutto individuale: misteriosa, magica, spesso sinistra e talvolta anche assurda. Il suo vocabolario di movimento è unico, fatto di una infinita varietà di movimenti che combina e reinventa in ogni suo balletto.
Tué
coreografia Marco Goecke
musica Barbara Drouot, Sid’amour à mort
costumi e scene Marco Goecke
luci Dominique Drillot
Compagnia Les Grands Ballets Canadiens de Montréal
danzatrice Maude Sabourin
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Midnight Raga
coreografia Marco Goecke
musica Ravi Shankar, Etta James
costumi e scene Marco Goecke
luci Udo Haberland
Compagnia Staatsballett Hannover
danzatori Rosario Guerra, Louis Steinmetz
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Whiteout
coreografia Marco Goecke
musica Bob Dylan
costumi Michaela Springer
scene Marco Goecke
luci Udo Haberland
Compagnia Saarländisches Staatsballett
danzatori Edoardo Cino, Kyle Davis, Hope Dougherty, Melanie Lambrou, Federico Moiana, Micaela Serrano Romano, Nicola Strada, Shawn Throop, Saúl Vega Mendoza
produzione Arts Management Nadja Kadel
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Marco Goecke
Quando la danza contemporanea è Sturm und Drang
Testo di Valeria Crippa
Abissi e cime, coni d’ombra e lame di luce, popolarità e scandalo. Fin dai suoi primi passi come coreografo, Marco Goecke si è dibattuto tra gli opposti, non solo nell’estetica del proprio lavoro – un cospicuo corpus di circa novanta titoli concepiti per un ampio ventaglio di compagnie internazionali –, ma nell’essenza stessa della propria creatività artistica. Non ne ha mai fatto mistero: “Il motore del mio lavoro è l’angoscia, può diventare una fonte di speranza. Quello che cerco di fare con i movimenti veloci del mio vocabolario è rendere visibile e palpabile l’ansia per trasformarla in bellezza. Fuggire dal corpo, scappare dai propri limiti”, confessava già nel documentario Thin Skin, realizzato da Manon Lichtved e Bas Westerhof nel 2016, che ha scavato nelle ossessioni del coreografo tedesco, il cui viso è perennemente nascosto da occhiali scuri indossati anche in sala-prove per difendersi non solo da sguardi troppo indagatori, ma anche da presenze incorporee di cui l’inquieto Marco, oggi cinquantenne, percepisce la perturbante presenza. Braccato da un’anima ipersensibile e lacerata, Goecke si è avvicinato al teatro appena quattordicenne, in una giovinezza segnata da attacchi di panico e salvata dal miracolo del proprio talento precoce. La nascita (il 12 aprile 1972) nella città-simbolo di Pina Bausch, Wuppertal, sembrava averlo destinato inevitabilmente al Tanztheater dei cui umori è comunque intrisa la vasta produzione di questo coreografo che ha però voluto modellare il proprio personalissimo linguaggio sul codice classico-accademico. Il segno coreografico di Goecke è incisivo, aggressivo fino a essere violento, veloce fino a diventare fibrillante, per quanto venato di un sorprendente controcanto di intima, vulnerabile sensualità. La sua danza nervosa e vibratile incide lo spazio come un laser che squarcia le tenebre di set spesso poco illuminati e percorsi, come accidentalmente, da oggetti vari, piume, foglie morte e petali di rosa, lanciati da danzatori che ostentano corpi iperbolici e tic muscolari e fonici, tremori e virtuosismi.
Una sorta di tempesta e impeto della danza, come se i chiaroscuri del movimento tardo settecentesco dello Sturm und Drang allungassero ombre e bagliori dal Romanticismo tedesco al mondo contemporaneo di questo autore stacanovista e controverso – rimosso nei mesi scorsi dall’incarico di direttore dello Staatsballett di Hannover per lo scandalo di una sua aggressione a una giornalista tedesca -, la cui materia coreografica scura e magmatica ha cominciato a ribollire ed emergere all’inizio del nuovo millennio, con Loch del 2000, il suo primo lavoro per la competizione coreografica di Hannover, seguito da Chicks, Demigods e Ring Them Bells per lo Stuttgarter Ballett. Goecke è stato a lungo coreografo residente del Balletto di Stoccarda e dello Scapino Ballet di Rotterdam, della Gauthier Dance, autore associato del Nederlands Dans Theater, compagnia a cui è profondamente legato, avendo studiato in Olanda da giovane; ha ricevuto commissioni da molte compagnie internazionali come Les Ballets de Monte Carlo, il Ballet dell’Opéra de Paris, il Balletto di Vienna, il Balletto Nazionale Norvegese, il Pacific Northwest Ballet Seattle, il Balletto dello Staatstheater am Gärtnerplatz, lo Staatsballett Berlin, il Balletto di Amburgo, il Balletto di Zurigo, il Balletto della Bayerische Staatsoper e la Companhia de Dança di San Paolo del Brasile. Nel 2004 Pina Bausch lo invitò al Tanztheater Festival con due lavori, Blushing e Mopey, e due anni dopo il suo Schiaccianoci è stato ripreso da ZDFtheaterkanal. Molte sue coreografie sono entrate nel repertorio di altre compagnie, come Les Grands Ballets Canadiens de Montréal, il Canadian National Ballet Toronto, il Finnish National Ballet di Helsinki, il Teatro Stanislavskij di Mosca, il Ballett Zürich, l’Australian Ballet e il Ballett der Deutschen Oper am Rhein Düsseldorf. Scortato anche in sala-prove dal fedele bassotto Gustav, Goecke ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il Prix Dom Perignon nel 2003, il premio culturale dello Stato del Baden-Württemberg nel 2005, il Nijinski Award nel 2005, il Dutch Dance Prize Zwaan nel 2017. Definito nel 2023 da Die Welt “il più importante coreografo tedesco”, è stato a lungo premiato dalla stampa di settore ed eletto, nel 2017 e nel 2021, “autore dell'anno” nel sondaggio della critica internazionale della rivista Tanz, insignito nel 2022 del Kylian Ring e del German Dance Prize. Tra le sue numerose coreografie, vale la pena soffermarsi almeno sul pluripremiato Nijinski, creato nel 2016 per la Gauthier Dance a Stoccarda e particolarmente amato dal pubblico italiano anche perché interpretato, nel ruolo del protagonista, dal danzatore napoletano Rosario Guerra: un lavoro che segue il percorso biografico, oscillante tra talento e follia, del mito del balletto degli inizi del Novecento.
Il titolo Dark Matter, scelto per il trittico che il Festival dei Due Mondi presenterà in prima nazionale il 7 e 8 luglio al Teatro Romano, è emblematico e rimanda a Dark Matter: Choreographies of Marco Goecke, il volume monografico a lui dedicato dalla drammaturga Nadia Kadel (pubblicato nel 2016 da Verlag Königshausen & Neumann, Würzburg) che ne testimonia l’attività artistica. Sulla stessa traccia, la serata Dark Matter raccoglie uno spaccato del mondo creativo di Goecke, declinato in tre diverse coreografie - Tué, Midnight Raga e Whiteout -, che presentano un format in crescendo, dal solo femminile del primo titolo, al duo maschile del secondo, alla composizione corale per nove danzatori del terzo. Tué (Killed) è il terzo pezzo composto dal coreografo per Les Ballets de Monte Carlo: creato in origine per la ballerina Bernice Coppieters in occasione del centesimo anniversario dei Ballets Russes di Diaghilev, è stato presentato nel 2009 in onore della principessa Carolina di Monaco, premiata al Grimaldi Forum per il suo supporto all’arte di Tersicore. Il solo, che ha Spoleto sarà interpretato da Maude Sabourin, dialoga con la voce ambrata della chansonnière Barbara, di cui incarna la disperata intensità e le nevrosi. Midnight Raga,duo maschile danzato dall’italiano Rosario Guerra (l’interprete di Nijinski) e da Louis Steinmetz dello Staatsballett Hannover, scaturisce invece dall’ipnotico sitar di Ravi Shankar in Raga Puriya-Dhanashri Gat in Sawarital: il raga della musica indiana è una struttura melodica di base che qui assume, anche nella seta blu dei costumi, il colore della notte. Una notte orientale in cui s’insinua la voce blues della statunitense Etta James: in I’d Rather Go Blind canta che preferirebbe essere cieca piuttosto che vedere il tradimento dell’amante. E’ infine Bob Dylan a far decollare con insperata leggerezza Whiteout, ispirato a Le visage de la Paix del poeta francese Paul Eluard (“Conosco tutti i luoghi dove abita la colomba /e il più naturale è la testa dell’uomo (..)Che il volto umano conosca/l’utilità della bellezza sotto l’ala della riflessione”) per nove danzatori del Ballett Saarbrücken. Ma avverte Goecke: “Non c’è bisogno di comprendere la danza da cima a fondo, non si può capire tutto, sarebbe noioso. Meglio lasciare scivolare ciò che si vede a un livello più profondo. Ho creato talmente tanti pezzi che credo ci sia una connessione tra di loro, le coreografie mi seguono come fantasmi, spettri buoni o cattivi. Quando vado a dormire, controllo sotto il letto che non ci sia qualcosa o qualcuno. Temo sempre uno spettro dietro il sipario”.
Coreografo residente dello Stuttgart Ballet e dello Scapino Ballet per molti anni, coreografo associato del Nederlands Dans Theater, artista residente della Gauthier Dance e, dal 2019, direttore dello Staatsballett Hannover, Marco Goecke ha ideato circa 90 lavori in vent'anni. Questi includono commissioni per molte compagnie internazionali come Les Ballets de Monte Carlo, il Balletto dell'Opera di Parigi, il Balletto di Stato di Vienna, il Balletto Nazionale Norvegese, il Pacific Northwest Ballet Seattle, il balletto dello Staatstheater am Gärtnerplatz, lo Staatsballett Berlin, il Balletto di Amburgo, il Balletto di Zurigo, il Balletto del Bayerische Staatsoper e la Compania de Danca di San Paolo. Molti dei suoi lavori sono ripresi da altre compagnie, tra cui Les Grands Ballets Canadiens de Montréal, Canadian National Ballet Toronto, Finnish National Ballet Helsinki, Stanislawsky Theatre Moscow, Ballett Zürich, Australian Ballet e Ballett der Deutschen Oper am Rhein Düsseldorf. Goecke ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il Prix Dom Perignon nel 2003, il Premio culturale dello Stato del Baden-Württemberg nel 2005, il Nijinski Award nel 2005, il Dutch Dance Prize Zwaan nel 2017. Nel 2017 e nel 2021 è stato eletto coreografo dell'anno nel sondaggio della critica internazionale della rivista Tanz. Nel 2022 è stato premiato con il Kylian Ring e il German Dance Prize. Il libro Dark Matter (Königshausen & Neumann, Würzburg), pubblicato nel 2016, offre un’ampia panoramica della sua attività di coreografo.
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