Fernando Montaño
Buena ventura
Il danzatore e coreografo colombiano Fernando Montaño ha calcato le scene dei più importanti teatri del mondo come étoile del Royal Ballet.
Originario di Buenaventura, piccolo paese sulla costa pacifica colombiana, Montaño ha scoperto la danza dalla televisione, costruendo la sua carriera al di fuori dei grandi centri internazionali. Si dedica al tango per poi aprirsi alla classica che lo conduce a Cuba dove riscopre i ritmi del mambo e del latin jazz. È stato danzatore e solista del Balletto Nazionale Cubano e del Royal Ballet, primo colombiano a costruire una carriera internazionale.
Sensibile ai temi della salvaguardia ambientale, dal 2020 è Ambasciatore della Marine Conservation Society UK, oltre che organizzatore dell’Ocean Voices, una tavola rotonda virtuale sulla salute degli oceani.
Ispirandosi al lavoro del regista italo-colombiano Alejandro Buchelli, con il suo nuovo spettacolo Buena ventura Fernando Montaño porta sul palcoscenico le vicende di un gruppo di animali che si trasformano in esseri umani a causa degli effetti di una pozione magica, ribaltando la prospettiva delle Metamorfosi di Ovidio e Kafka, per esplorare il rapporto tra mondo animale, natura e uomo.
Gli animali divenuti esseri umani entrano a contatto con un mondo inquinato, aggressivo e indifferente, ma anche con sentimenti come l’amore, capace di superare qualunque difficoltà. Grazie all’emozione sincera di una bambina, l’incantesimo si spezza facendo tornare tutto alla normalità.
con Fernando Montaño
e i danzatori della Compagnia Ballet d’Jèrri
regia Alejandro Buchelli
coreografie Fernando Montaño, Pedro Lozano Gomez, Garrett Smith, Sir Frederick Ashton
produzione Ass. APS Romae Capital Ballet
PROGRAMMA DEI BALLETTI
La Pollera Colora
interprete e coreografia Fernando Montaño
musica Juan Madera
creato in occasione della Biodiversity in Colombia
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The Missing Limb
coreografia Pedro Lozano Gomez
con i danzatori della Compagnia Ballet d'Jèrri
e Fernando Montaño
musica Ólafur Arnalds, Jon Hopkins, Dustin O'Halloran
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Footsteps
coreografia Garrett Smith
con i danzatori della Compagnia Ballet d'Jèrri
musica Phoria, Imogen Heap
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Mis Pies
interprete e coreografia Fernando Montaño
musica Alfredo de la Fé
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Intervallo
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Rhapsody Pas de Deux
coreografia Sir Frederick Ashton
con i danzatori della Compagnia Ballet d’Jèrri
musica Sergej Rachmaninov
per gentile concessione della Frederick Ashton Foundation
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Buena ventura
coreografia Fernando Montaño, Pedro Lozano Gomez
con Fernando Montaño
e i danzatori della Compagnia Ballet d'Jèrri
musica Fabian Reimair, Ólafur Arnalds, Ricardo Ray Dmitrij Shostakovich, Mgzavrebi
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Testo di Stefania Cubello
Il luogo dove è nato, Buenaventura in Colombia, è da sempre nel suo cuore. È infatti in questo paese sulla costa pacifica, che da bambino Fernando Montano (6 marzo 1985) ha scoperto la danza alla televisione iniziando un percorso che lo ha portato a diventare primo ballerino al Balletto Nazionale Cubano e al Royal Ballet di Londra, esibendosi nei teatri e nei festival più prestigiosi, quale il 66° Festival dei Due Mondi di Spoleto.
Ora, seguendo le orme del suo connazionale Gabriel Garcia Marquez, premio Nobel per la letteratura nel 1982, che raccontò le vicende dell’immaginario Macondo nel capolavoro Cent'anni di solitudine, Montano presenta il nuovo spettacolo Buena ventura ispirandosi alle Metamorfosi di Ovidio e Kafka, per esplorare il rapporto tra mondo animale, natura e uomo. Sul palcoscenico, lo vediamo distendere il corpo e librarsi in volo con movimenti delicati, precisi, rigorosamente curati, l’eleganza felina. Il salto più sorprendente, però, è stato quello che da Buenaventura lo ha portato, primo colombiano a riuscirci, alla Royal Opera House di Londra, la compagnia di balletto classico più rispettata al mondo di cui è una delle principali star. La sua storia incredibile, che ha raccontato anche nell’autobiografia Una buena ventura, potrebbe diventare un film per il cinema. La ripercorre nell’intervista che ha rilasciato per il pubblico del Festival dei Due Mondi.
Il nuovo spettacolo che presenta in prima assoluta al Festival dei Due Mondi di Spoleto ‘Buena Ventura’ richiama nel titolo la sua città natale: si tratta di una scelta precisa? Cosa porta sul palcoscenico?
Lo spettacolo in un certo senso parla di me, della mia vita, della ‘buona fortuna’ che dalla Colombia mi ha portato a Cuba, poi in Italia e a Londra. Un lungo cammino filtrato sul palcoscenico a Spoleto dalla danza ma anche dalla musica, dal ritmo, dai tanti elementi che ho assimilato strada facendo.
Cosa ha ispirato Buena ventura?
Volevo fare qualcosa di fresco e più moderno, collegandolo all’attualità, a quanto sta accadendo nel mondo soprattutto in relazione al comportamento che l’uomo ha verso gli animali e la natura. La Colombia, per esempio, è il secondo paese, dopo il Brasile, con la più alta percentuale di biodiversità. Ma la Foresta Amazzonica, suo polmone verde di cui beneficia l’intero pianeta, va protetto così come va rispettata anche la sua fauna e le specie animali in generale. Così ho voluto mostrare cosa può provare ad esempio un animale che, trasformato in essere umano, si trova a vivere a contatto con un mondo pieno di contraddizioni, aggressivo ma anche carico di bellezze e sentimenti d’amore. E viceversa, come può sentirsi un umano trasformato in essere animale, costretto a vivere nel proprio ambiente naturale violato. In questo ‘gioco’ delle parti l’uomo ha la possibilità di imparare molto dalla natura. Il balletto abbraccia anche tematiche legate alla crisi climatica.
Qual è il messaggio che vuole lanciare con Buena ventura? C’è un segnale di speranza in fondo a tutto che ci salverà?
La risposta è nell’amore per noi stessi, per la vita, per l’ambiente, per la natura. Questo ci salverà. È l’unica speranza su cui possiamo ancora contare. Non dobbiamo lasciarla andare via. C’è spazio per tutti, uomini, animali, natura, ognuno con le proprie differenze culturali, di pensiero. Dobbiamo accettarci così come siamo e condividere anche il poco che abbiamo con il prossimo.
Usare l’arte, il talento anche per scopi benefici e sociali, per ispirare gli altri ad aiutare, a prendere coscienza. In un’epoca come la nostra di dittatura digitale, di crisi ambientale, come cambia anche il ruolo del ballerino ?
Il mondo è in costante trasformazione. Un tempo magari ci volevano dieci anni per formare una nuova generazione, oggi basta un anno per averne più di una. Tutto è in continuo movimento. Penso che l’arte e gli artisti debbano stare al passo con i tempi, essere coinvolti nel processo delle trasformazioni sociali così come sta accadendo, per non rischiare anche di perdere la nostra essenza di artisti. L’arte ha una forza speciale, è un’importante forma di comunicazione che non discrimina. Il talento e l’arte si trovano ovunque, non importa il luogo o paese di provenienza. Specialmente in questo momento così difficile, è importante che gli artisti siano presenti, lavorino per mostrare la realtà al mondo.
È anche per questo, per il suo amore e rispetto per l’ambiente e la natura, che dal 2020 è impegnato come Ambasciatore della Marine Conservation Society UK, e organizzatore dell’Ocean Voices, tavola rotonda sulla salute degli oceani?
Ma non solo. Al di là della danza cerco di contribuire a livello sociale, ad esempio con la Children Change Colombia Foundation, annuale gala di beneficenza che organizzo per la raccolta fondi a favore dei bambini colombiani. E con la Amy Winehouse Foundation, alla quale partecipo per sostenere e portare aiuto ai tanti giovani vittime di dipendenze, così che possano sviluppare la propria autostima ed essere maggiormente in grado di gestire il proprio benessere emotivo. Uso la mia arte e il mio corpo come strumento di espressione per arrivare a sensibilizzare le persone in modo diverso, condividendo tematiche che le conduca poi a riflettere.
La storia umana e artistica che la contraddistingue è straordinaria. Arriva da un paesino ‘dimenticato’ della Colombia dove il balletto non è parte del background culturale. Come ha scoperto la danza classica?
Buenaventura è un piccolo porto della Colombia, ma anche il più importante. Ho scoperto il balletto per caso, mentre guardavo alla tv un programma per bambini chiamato Nubeluz. È così che ho imparato i primi passi di danza classica e ho capito che volevo diventare un ballerino. Mi affascinava tutto di quel mondo. A sei anni, poi, con la mia famiglia mi sono trasferito a Cali, città molto più grande di Buenaventura. Qui ho iniziato a prendere lezioni di danza popolare e tango, ma anche a giocare a calcio, carriera alla quale sarei stato più facilmente destinato. A 11 anni però ho appeso al chiodo le scarpe da football e calzato quelle da danza, più attratto dalle sperimentazioni e dal carisma di Rudolf Nureyev e Nijinski e, fra i contemporanei, da Carlos Acosta, Julio Bocca, Roberto Bolle, Alessandra Ferri. A quell’età è iniziata la mia ‘buona ventura’. Nonostante fossi considerato in là con gli anni per cominciare una formazione artistica classica, mi avevano ammesso alla Incolballet de Cali. Dopo due anni di studi e preparazione, ho partecipato a una competizione a Cuba dove ho vinto una borsa di studio per studiare alla scuola di balletto nazionale cubano all’Avana. La mia famiglia ha origini molto umili, ha sempre fatto grandi sacrifici per supportarmi e la borsa di studio mi ha permesso a 14 anni di lasciare la Colombia e iniziare la carriera. Dopo il diploma, grazie a una mia amica prima ballerina sono arrivato in Italia, al Teatro Nuovo di Torino.
Come è avvenuto l’ingresso da étoile alla Royal Ballet di Londra e quali difficoltà ha dovuto affrontare?
Dopo un’audizione fatta grazie all’interessamento della mia insegnante con l’allora direttrice dell’English National Ballet School. Fu un’audizione difficile, senza musica perché il cd che avevo preparato non funzionava. Ma andò tutto bene, sono diventato il primo ballerino colombiano della storia in questa grande compagnia di danza che è il Royal Ballet. In varie occasioni ho ballato anche per la Famiglia Reale.
Originario di Buenaventura, piccolo paese sulla costa pacifica colombiana, Montaño in prima battuta si dedica al tango per poi aprirsi alla classica che lo condurrà a Cuba, alla Cuban National Ballet School, dove riscopre i ritmi del mambo e del latin jazz.È stato danzatore del Balletto Nazionale Cubano e del Royal Ballet, in cui ha ricoperto il ruolo di solista.Il suo repertorio comprende Benvolio, Harlequin (Nutcracker), Jester (Cinderella), Bluebird (Sleeping Beauty), Rajah/Caterpillar (Alice’s Adventures in Wonderland), Lover (Two Pigeons) e ruoli in Giselle, Napoli divertissements, Raymonda Act III, Chroma, Swan Lake, Carbon Life, Woolf Works e Obsidian Tear. Fra i riconoscimenti citiamo i premi all’International Ballet Contest de L'Avana, Citation of Honor (New York, 2009), Personalità Latina dell'Anno (2013, 2014), Dottorato Onorario delle Arti, Università di Bath (2019).Sensibile ai temi della salvaguardia ambientale, dal 2020 è Ambasciatore della Marine Conservation Society UK, oltre che organizzatore dell’Ocean Voices, una tavola rotonda virtuale sulla salute degli oceani. È produttore di Oceancast, una serie di podcast realizzati con la sua casa di produzione britannica Glormont Productions.Forbes Colombia lo ha inserito nella lista dei 50 colombiani più creativi insieme a Shakira, J Balvin, Fernando Botero e Oscar Murillo.Nel 2022 Montaño ha debuttato all'Arena di Verona nell'opera Aida come Schiavo d'amore e La Traviata come Matador; ha inoltre debuttato nel balletto Otello con lo State ballet of Georgia.
Il Ballet d'Jèrri è una compagnia di recente formazione fondata da Carolyn Rose Ramsay, danzatrice che nel corso della sua carriera ha lavorato per il Ballet Nacional de Cuba, Les Ballets de Monte Carlo e il Norwegian National Ballet. Il Ballet d'Jèrri mira a sviluppare tre nuovi programmi per stagione, che includano lavori di coreografi emergenti e affermati, così da rappresentare la cultura di Jersey e delle Channel Islands in tutto il mondo grazie a tournée internazionali.
Nato a Cali nel 1971. Si diploma in Regia a Roma all’Accademia Nazionale D'Arte Drammatica Silvio d'Amico e perfeziona gli studi specializzandosi in Drammaturgia all’Institut del Teatre di Barcellona con José Sanchís Sinisterra e in Regia Televisiva alla Scuola di Televisione Mediaset di Roma. Ha realizzato documentari per La7, Rai 3 e Mediaset. Vincitore del Premio "Ilaria Alpi" per il miglior documentario televisivo dell'anno per Napoli, Morte, Vita e Miracoli nel 2006, ha diretto Baby Gangs a Napoli. Buchelli ha ricevuto il premio "Ennio Flaiano" per il miglior documentario per Stato di paura, che ritrae un ghetto mussulmano a Padova contro i gruppi neofascisti. Parallelamente ha scritto e diretto spettacoli teatrali in Colombia e in Italia tra i quali, Il Labirinto di Alejandro Buchelli, Le Baccanti di Euripide, Antigone di Sofocle, A slight Ache - The Lover - The Collection di Harold Pinter. Attualmente si trova impegnato nella realizzazione della serie di documentari Las Calles de la Salsa, la storia della salsa dalle origini africane fino al fenomeno mondiale nei nostri giorni.
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