Beckett-Wilson:
Giorni felici
In questa commedia scritta nel 1960/61, Samuel Beckett esplora un soggetto melanconico, intriso di umorismo, che al giorno d’oggi ancor più che in passato richiama la nostra attenzione e muove i nostri animi: nel cammino verso la senescenza, quando ci sentiamo più fragili a causa degli effetti del tempo, come possiamo vivere, sentire, sperare nella felicità?
Beckett ci introduce al mondo di Winnie, una donna di mezza età, interrata fino alla vita in un tumulo. Nella visione di Robert Wilson questo è il risultato di un’eruzione nell’asfalto. La parte inferiore del suo corpo è immobile e nascosta alla vista. Winnie comunica unicamente con le braccia, le mani, il viso, le parole e i suoi occhi pieni di espressività. Winnie cerca di tramutare ogni giorno in un giorno felice, cerca di trovare momenti di felicità attraverso rituali che lei stessa ha creato: raccoglie gli oggetti quotidiani che la circondano, parla con loro e ricorda con un sorriso momenti della sua vita passata. Questi rituali le danno la forza per trovare un significato nella vita, nonostante la sua mobilità peggiori fino al punto in cui solo la sua testa emerge dal tumulo. Particolarmente importante per la donna è la presenza del marito Willie, che dimostra affetto nei suoi confronti nonostante sia di poche parole. Infine, forse al termine dell’ultimo giorno, non sorprende che Winnie canti la loro melodia preferita, lo struggente motivo de La vedova allegra… “Lippen schweigen”… (Ellen Hammer)
“Ho avuto l’onore di ricevere una visita di Samuel Beckett in camerino in occasione di uno dei miei primi spettacoli, A letter for Queen Victoria.
Si complimentò con me per il testo frammentato e non sequenziale. Quando Eugene Ionesco recensì il mio primo spettacolo, Deafman Glance, scrisse: ‘Wilson è andato più lontano di Beckett’, quindi quando finalmente lo incontrai ne fui molto intimidito.
Ho sempre sentito una certa affinità con il mondo di Beckett. Per alcuni versi l’ho sempre sentito vicino al mio lavoro, ma solo adesso, dopo trentacinque anni, ho deciso di accettare la sfida e confrontarmi con lui.
Mi piace Giorni Felici perché è allo stesso tempo molto semplice ed estremamente complesso. Si comprende immediatamente la situazione. Se compri il biglietto di uno spettacolo intitolato Giorni Felici, entri in teatro e vedi una donna sepolta fino al collo, puoi dimenticare la situazione e sentirti liberamente coinvolto.
Agli inizi della mia carriera, ho visto più volte Madeleine Renaud interpretare Giorni Felici a Parigi. Ne ammiravo la recitazione ed ero preoccupato che non avrei mai trovato un’attrice come lei e mai avrei potuto dirigere uno spettacolo altrettanto bello.
Nella mia messinscena vedo lo spazio come una giungla di asfalto e Winnie vi è intrappolata. Le linee sono molto severe, nette. Blu e nere. Ma c’è anche un paesaggio magico… una sorpresa.
È la prima volta che lavoro con Adriana. La comicità è tutta questione di ritmo e Adriana ha uno straordinario senso del ritmo, il che significa che è anche una grandissima attrice comica. Adoro i suoi enormi occhi, che sono sempre in ascolto.”
Robert Wilson
Samuel Beckett
Nato a Dublino il 13 aprile 1906 e morto a Parigi il 22 dicembre 1989, scrittore, drammaturgo e regista irlandese. Studiò lingue e letterature romanze al Trinity College di Dublino, laureandosi con una tesi, successivamente pubblicata, su Proust. Trasferitosi a Parigi, fu nominato lettore d´inglese a l´Ecole Normale Supérieure divenendo il segretario di James Joyce. Frequentò gli ambienti dei surrealisti e pubblicò alcuni romanzi tra cui Molloy (1951), Malone muore (1951) e L´innominabile (1953). Secondo una felice intuizione di Martin Esslin, Beckett fu considerato fra i massimi esponenti del teatro dell´assurdo, insieme a Eugène Ionesco e a Arthur Adamov. Per il teatro scrisse Aspettando Godot nel 1952 (opera scritta prima in francese e poi tradotta da lui stesso in inglese) che venne rappresentata per la prima volta il 5 gennaio 1953 a Parigi, al Théâtre de Babylone. Di seguito scrisse Fin de partie (Finale di partita, 1957) e Oh les beaux jours (Giorni felici, 1960). Per il cinema scrisse nel 1963 la sceneggiatura di Film (distribuito nel 1965) con Buster Keaton. Per la TV tedesca realizzò come autore e regista cinque "teleplay", di notevole impatto visivo per la sperimentazione del linguaggio e l´ideazione registica (in particolare segnaliamo Quad (1981) e Nacht und Träume (1982). Nel 1969 ricevette il Premio Nobel per la letteratura, ma non si presentò per ritirarlo.
Adriana Asti
Al Piccolo Teatro di Milano, sotto la direzione di Giorgio Strehler, ha preso parte a Elisabetta d’Inghilterra di Bruckner, Revizor di Gogol, e Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni.
È stata diretta da Luchino Visconti in Le vergini di Salem di Arthur Miller, Angelo guarda il passato di Thomas Wolfe, Tanto tempo fa di Harold Pinter e Teresa di Natalia Ginzburg.
Ha recitato negli spettacoli di Pirandello: Questa sera si recita a soggetto, Vestire gli ignudi, Trovarsi e Come tu mi vuoi diretta da Susan Sontag.
È stata la Cleopatra di Shaw, Rosa Luxembourg di Squarzina ed Eva Perón di Copi.
Sotto la direzione di Luca Ronconi ha interpretato Santa Giovanna di George Bernand Shaw e Orlando Furioso di Ariosto.
Nel 1997 ha interpretato Ceneri alle ceneri sotto la direzione di Harold Pinter.
Il suo primo ruolo in lingua francese risale al 1987 quando ha interpretato Mirandolina ne La locandiera di Goldoni, diretta da Alfredo Arias al Théâtre de la Commune di Parigi. Successivamente ha recitato in lingua francese in Teresa di Natalia Ginzburg al Teatro Petit Montparnasse con la regia di Giorgio Ferrara, Emma B. vedova Giocasta di Alberto Savinio, al Théatre du Rond-Point diretta da Pierluigi Pizzi, Nina di Roussin al Teatro Gaîté Montparnasse con la regia di Bernard Murat e Ferdinando di Ruccello, al Théâtre du Rond-Point con la regia di Marcello Scuderi.
Per il cinema ha recitato in oltre 50 film, diretta dai principali registi italiani, tra le sue interpretazioni: Rocco e i suoi fratelli e Ludwig con la regia di Visconti, Accattone e Capriccio all´italiana di Pasolini, Prima della rivoluzione di Bertolucci e altre collaborazioni con De Sica e Bolognini.
In Francia ha lavorato con Buñuel ne Il fantasma della libertà, Claire Devers in Chimère, Mathieu Amalric in Mange ta soupe, Frederic Fisbach in La pluie des prunes, Jacques Hertaud in Les Allumettes suédoises e Gérard Vergez in Dans un grand vent de fleurs.
Di recente è stata diretta da Marco Tullio Giordana ne La meglio gioventù.
Tra i premi ed i riconoscimenti ricevuti nel corso della sua carriera teatrale e cinematografica ricordiamo il Premio Eleonora Duse Award, il Premio Ennio Flaiano, tre Maschere d’Oro, una Grolla d’Oro, un David di Donatello, tre Nastri d’argento della Critica Cinematografica Italiana e il Premio Vittorio De Sica.
Robert Wilson
Il New York Times ha definito Robert Wilson “una pietra miliare del teatro sperimentale mondiale”. Il suo lavoro si serve di diverse tecniche artistiche integrando magistralmente movimento, danza, pittura, luce, design, scultura, musica e drammaturgia. I suoi spettacoli sono di un’altissima intensità estetica e di grande potenza emotiva e gli hanno procurato il consenso generale del pubblico e della critica in tutto il mondo.
Ha ricevuto numerosi premi e onorificenze, tra cui due premi Guggenheim Fellowship (1971, 1980), il premio Rockefeller Foundation Fellowship (1975), la nomination per il Premio Pulitzer (1986), il Leone d’Oro per la scultura alla Biennale di Venezia (1993), il premio Dorothy and Lillian Gish alla carriera (1996), il Premio Europa di Taormina Arte (1997), l’elezione all’American Academy of Arts and Letters (2000) e il premio del National Design alla carriera (2001). È stato nominato Commandeur des Arts et des Lettres (2002).
Nato a Waco, Texas, Wilson compie i suoi studi all’Università del Texas e nel 1963 arriva a New York per frequetare l’Istituto Pratt di Brooklyn. Nel 1968 fonda la Byrd Hoffman School of Byrds, dove ha ideato i suoi primi spettacoli. Nel 1969 Wilson presenta a New York due grandi produzioni: The King of Spain al Teatro Anderson e The Life and Times of Sigmund Freud che debutta alla Brooklyn Academy of Music. Nel 1971 ottiene il successo internazionale con il rivoluzionario Deafman Glance, opera creata in collaborazione con Raymond Andrews, un ragazzo sordomuto che Wilson ha adottato. Dopo il debutto parigino dell’opera, l’artista surrealista Louis Aragon ha scritto di Wilson: “Lui rappresenta ciò che noi speravamo venisse dopo e oltre noi, dal momento in cui il Surrealismo è nato”. Considerato come figura di spicco della nascente avanguardia newyorkese, Wilson si dedica a opere in grande scala e, con Philip Glass, crea la monumentale Einstein on the Beach, che diviene un successo planetario cambiando la concezione convenzionale dell’opera come forma artistica. L’opera è presentata al Festival d’Avignone e al Metropolitan di New York ed è quindi riproposta in due tour mondiali nel 1984 e nel 1992. Dopo Einstein, Wilson ha moltiplicato le collaborazioni con i teatri e gli enti lirici europei. Insieme a scrittori e performer di fama internazionale, Wilson ha creato lavori originali che sono diventati pietre miliari e sono stati presentati al Festival d´Automne a Parigi, alla Schaubühne a Berlino, al Thalia Theatre di Amburgo e al Festival di Salisburgo. Alla Schaubühne ha creato Death Destruction & Detroit (1979) e Death Destruction & Detroit II (1987); al Thalia ha presentato le pionieristiche/innovative opere musicali The Black Rider (1991) e Alice (1992). All’inizio degli anni Ottanta Wilson sviluppa quello che rimane il suo progetto più ambizioso: l’epico the CIVIL warS: a tree is best measured when it is down. Creato in collaborazione con un gruppo internazionale di artisti, Wilson l’ha concepito come opera centrale del 1984 Olympic Arts Festival a Los Angeles; sebbene non sia mai stato completata, singole parti sono state presentate negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone.
Negli ultimi due decenni Wilson ha introdotto la sua specifica sensibilità per luci, senso dello spazio e del movimento nel repertorio teatrale tradizionale e operistico, ideando e dirigendo opere al Teatro alla Scala, al Metropolitan, all’Opéra Bastille di Parigi, all’Opera di Zurigo, alla State Opera di Amburgo, alla Lyric Opera di Chicago, e al Houston Grand Opera. Per citare solo alcuni titoli: Parsifal di Wagner (Amburgo, 1991); Il Flauto Magico di Mozart (Parigi, 1991-99); Lohengrin di Wagner (Zurigo, 1991; New York, 1998); Madama Butterfly di Puccini (Parigi,1993-98; Bologna, 1996; Hamamatsu, 1999; Amsterdam, 2003; Los Angeles, 2004); Pelléas et Mélisande di Debussy (Salisburgo, 1997; Parigi 2004). Ha inoltre portato in scena adattamenti innovativi di opere di scrittori quali Virginia Woolf, Henrik Ibsen e Gertrude Stein. Nella sua carriera Wilson ha collaborato con artisti come Heiner Müller, Tom Waits, William S. Burroghs, David Byrne, Lou Reed, Allen Ginsberg, Laurie Anderson, Jessye Norman e Susan Sontag.
Recentemente Wilson ha completato una produzione completamente nuova, basata su un poema epico dell’Indonesia, intitolata I La Galigo, che ha fatto un lungo tour ed è andata in scena al Lincoln Center Festival nell’estate 2005.
Wilson continua a dirigere riprese delle sue produzioni più celebrate, tra cui The Black Rider a Londra, San Francisco e Sydney; The Temptation of Saint Anthony a New York e Barcellona, Erwartung a Berlino, Madama Butterfly al Bolshoi Opera di Mosca, e The Ring di Wagner al Teatro Chatelet di Parigi.
Oltre a essere conosciuto e acclamato universalmente per le sue opere teatrali, il lavoro di Wilson continua a essere legato al mondo dell’arte contemporanea. Complete retrospettive sono state presentate al Museum of Fine Arts di Boston e al Centre Pompidou di Parigi. Ha curato installazioni al Stedelijk Museum di Amsterdam, al Clink Street Vaults di Londra e al Guggenheim di New York e Bilbao. Il suo straordinario tributo a Isamu Noguchi è stato recentemente in mostra al Seattle Art Museum e la sua installazione per il Guggenheim Giorgio Armani retrospective è stata allestita a Londra, Roma e Tokyo. Nel 2007 la Galleria Paula Cooper e Phillips de Pury & Co a New York hanno presentato la sua ultima avventura artistica, VOOM Portraits, ritratti che includono personggi come Gao Xingjian, Winona Ryder, Mikhail Baryshnikov e Brad Pitt. La mostra è stata poi presentata alla Galleria ACE di Los Angeles, a Napoli e Spoleto. I suoi disegni, i suoi video e le sue sculture sono conservate in collezioni private e musei in tutto il mondo. È rappresentato dalla Galleria Paula Cooper di New York.
Wilson è anche il fondatore e il direttore artistico del Watermill Center, che ogni estate ospita studenti e professionisti di diversi ambiti artistici da tutto il mondo, un laboratorio interdisciplinare per le arti. Nel luglio del 2006, il Watermill Center ha costruito un nuovo edificio con alloggi e spazi per le prove ed ha inaugurato un programma di studi della durata di un anno.
Prima italiana
Adriana Asti in
GIORNI FELICI
Happy Days
di Samuel Beckett
Regia, scene e ideazione luci
Robert Wilson
Costumi e trucco Jacques Reynaud
Drammaturgia Ellen Hammer
Disegno luci A.J. Weissbard
Suono Emre Sevindik
Con
Adriana Asti nel ruolo di Winnie
Yann de Graval nel ruolo di Willie
Assistente alla regia Christoph Schletz
Assistente alla scenografia Valentina Tescari
Direttore di scena Sue Jane Stoker
Direttore tecnico Amerigo Varesi
Assistente ai costumi Lara Friio
Supervisione luci Marcello Lumaca
Truccatrice Laura Tosini
Delegata di produzione Kristine Grazioli
Un progetto di
Change Performing Arts
commissionato da
Spoleto52 Festival dei 2 Mondi e Grand Théâtre de Luxembourg
prodotto da CRT Artificio, Milano