TERRA PROMESSA - BRIGANTI E MIGRANTI
«È vivissimo ancor oggi, negli echi sopiti e più reconditi della coscienza contadina, il ricordo della loro rivolta, una rivolta disumana, che parte dalla morte e non conosce che la morte, dove la ferocia nasce dalla disperazione, dove, senza illusioni, la civiltà contadina difendeva la propria natura contro quell′altra civiltà che le sta contro e che, senza comprenderla, eternamente l′assoggetta» (Carlo Levi)
1861-2011: l′Italia festeggia i 150 anni dell′unità nazionale.
Nell′anno dedicato alle celebrazioni di quella che fu certamente la realizzazione di un sogno politico condiviso da uomini di stato, artisti e intellettuali, non si può però dimenticare che l′unificazione italiana fu un processo difficile e doloroso che lasciò sulla strada numerose vittime, uomini e donne che si opposero con forza a un progetto politico che non potevano condividere: l′unità comportò infatti per molti contadini del sud e del nord Italia l′impossibilità di costruire un futuro dignitoso.
Di fronte a un′unità che si stava realizzando con le armi, non poteva che organizzarsi una resistenza armata, una resistenza che era destinata a passare alla storia con il nome di brigantaggio.
I briganti - spietati, ribelli, efferati - si trovarono a essere strumento di poteri sfuggenti e ambigui, usati e poi abbandonati dai padroni di sempre, quei baroni e proprietari terrieri sempre pronti a cambiar bandiera. La disperata ribellione dei briganti venne soffocata nel sangue, derisa dai tradimenti, repressa da eserciti e leggi speciali: il neonato Regno d′Italia schierò infatti contro i contadini la metà del suo intero esercito e il numero delle vittime di questa che fu a tutti gli effetti una guerra civile è più alto di quello totale delle guerre di Indipendenza.
Marco Baliani e Felice Cappa, per la drammaturgia di Maria Maglietta, leggono nella vicenda del bandito Carmine Crocco la storia emblematica di un′incomprensione, di una disfatta civile, di un′assenza di lungimiranza politica che ancora oggi incide pesantemente sulla storia del nostro Paese.
Le vite dei briganti diventano dunque il filo rosso attraverso cui rileggere e indagare la storia di un Paese che, sul nascere, si nutrì dell′entusiasmo popolare suscitato dalle promesse garibaldine, ma che non riuscì poi a garantire diritti minimi per una vita dignitosa.
In scena Marco Baliani, a ripercorrere gli eventi, a ricostruire le circostanze e a illuminare i luoghi che i protagonisti di quelle vicende hanno consegnato alla storia. Ad accompagnare le parole del narratore in scena, compaiono su grandi schermi cinematografici altri personaggi, due popolani, un barone e un soldato piemontese, che contribuiscono così a completare il mosaico del racconto.
"Il succedersi e il sovrapporsi di parole e immagini è un′operazione di scavo nella storia dell′Italia, che scopre verità scomode e lascia sul campo resti di un paese non ricomposto, di una terra non riconciliata, dove ai perdenti di sempre non resta che l′ultima necessaria umiliazione: divenire stranieri a se stessi, perdendosi nelle innumerevoli figure di emigranti" (Marco Baliani e Felice Cappa): è questo infatti il destino di otto milioni di contadini, uomini e donne del sud e del nord Italia che negli anni della nascita del nuovo Stato italiano sono costretti a lasciare il paese, per non essere ammazzati, per non morire di fame, di carestia, di disperazione.
L′emigrazione coatta o volontaria e le lotte di chi rivendica diritti fondamentali sono temi che attraversano tutte le epoche: per questo la narrazione rimane ancorata al nostro presente, caratterizzato da conflitti che non si possono dimenticare, e restituisce l′eco del dolore di tanti migranti che ieri e oggi sono costretti a lasciare il proprio paese, affrontando le fatiche di un viaggio che molto spesso finisce tragicamente.
uno spettacolo di Marco Baliani e Felice Cappa
con Marco Baliani
e con la partecipazione in video di Salvo Arena, Naike Anna Silipo, Aldo Ottobrino, Michele Sinisi
drammaturgia di Maria Maglietta
musiche di Mirto Baliani
impianto scenico di Valentina Tescari
assistente Virginia Forlani
video design di Matteo Massocco, Andrea Nobile, Valeria Palermo
aiuto regia Anna Banfi
delegato di produzione Lidia Gavana
un progetto di Change Performing Arts
produzione di CRT Artificio
evento in anteprima per il Festival di Spoleto