Mehdi Kerkouche
PORTRAIT
PORTRAIT, la nuova produzione del talento della danza internazionale Mehdi Kerkouche, esplora le relazioni intrafamiliari attraverso tableaux altamente espressivi e tinti di burlesque. Dopo DABKEH, un lavoro sull'equilibrio del gruppo fra legami spezzati e riconciliazioni, ed ET SI sul tema della sopravvivenza e sostegno fra i membri del branco, Kerkouche prosegue la sua ricerca sulle forme di gruppo in un ritratto di famiglia in bianco e nero.
Famiglia felice, scomoda, tossica, assente. Come le si sfugge o, al contrario, come è possibile rifugiarcisi? Come affermare la propria individualità in una famiglia che non si è scelta?
Potente, fluida e vibrante, la danza di Kerkouche riunisce magistralmente giovani artisti provenienti da contesti diversi – hip hop, street jazz, cabaret, circo contemporaneo – e fonde gli stili, complice una colonna sonora elettro-pop incantatrice firmata da Lucie Antunes.
In scena, una tribù di corpi che coesiste perfettamente senza mai toccarsi, fino, talvolta, a congelarsi come vecchi ritratti di famiglia. I legami si evolvono, le personalità emergono man mano che le sequenze si sviluppano, in forma di solo, duetto o ensemble. Poi il quadro prende vita, rivelando la verità sui personaggi: dietro la cornice, tutti vivono gli stessi alti e bassi, gioie, dolori, perdite e felicità.
Ballerino, attore, cantante, regista, Mehdi Kerkouche lavora come coreografo e regista in numerosi programmi televisivi in Francia e in Europa. Dal cinema alla moda, forma artisti di ogni orizzonte e dirige la messa in scena di grandi appuntamenti culturali. Nel 2017 ha creato la compagnia EMKA coinvolgendo gli artisti conosciuti nei suoi precedenti progetti per nuove creazioni in grado di fondere energia e poesia.
coreografia Mehdi Kerkouche
assistente alla coreografia Alexandra Trovato
musica Lucie Antunes
luci Judith Leray
scene Mehdi Kerkouche, Judith Leray
costumi Guillaume Boulez con Patrick Cavalié e Céline Frécon
trucco Sabine Leib
voice coaching Nathalie Dupuy
direttore di scena / suono Frédéric Valtre
con (in alternanza) Micheline Desguin, Matteo Gheza, Jaouen Gouevic, Lisa Ingrand Loustau, Matteo Lochu, Sacha Neel, Amy Swanson, Kilian Vernin, Titouan Wiener Durupt
produzione Centre chorégraphique national de Créteil et du Val-de-Marne | EMKA
coproduzione Festival Suresnes Cités Danse 2023
con il sostegno di Cités Danse Connexions / Théâtre- Sénart, scène nationale / Chaillot - Théâtre national de la Danse / Visages du monde, Cergy / L'Archipel, Scène nationale de Perpignan
residenze Théâtre de Suresnes Jean Vilar / Visages du Monde - Cergy / l'Avant Seine - Théâtre de Colombes / Chaillot - Théâtre national de la Danse
PORTRAIT è sovvenzionato dal DRAC dell'Île-de-France
INFORMAZIONI
Durante lo spettacolo saranno utilizzate luci stroboscopiche che potrebbero disturbare persone affette da epilessia o fotosensibili.
I possessori di uno o più biglietti per gli spettacoli in scena al Teatro Romano potranno ritirare un numero corrispondente di biglietti per l’accesso gratuito al Museo archeologico nazionale e Teatro romano di Spoleto presso:
• Festival Box Office & Merchandising via Saffi, 12 - aperto tutti i giorni con orario 10-13/15-18, dal 24 giugno ore 10-19
• Festival Box Office Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti via Vaita Sant’Andrea, 10 - aperto dal 28 giugno tutti i giorni con orario 10-13/14-19
• Punto informazioni Festival di Spoleto Piazza della Libertà - aperto dal 28 giugno tutti i giorni con orario 10-13/15-18
• Biglietterie dei teatri aperte a partire da un’ora prima l’inizio degli spettacoli
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Si avvisa che le date e gli orari potranno subire variazioni.
Per aggiornamenti consultare il sito www.festivaldispoleto.com
Mehdi Kerkouche. Una fiaba contemporanea
Testo di Valeria Crippa
Dalla danza commerciale per la televisione francese al Ballet de l’Opéra de Paris. L’irresistibile ascesa di Mehdi Kerkouche ha il gusto forte del riscatto di una fiaba contemporanea. Lo ammette lo stesso danzatore e coreografo francese, direttore dal gennaio 2023 del Centre Chorégraphique Nationale de Créteil et du Val-de-Marne, consapevole di aver dispiegato il proprio talento per la danza ben oltre i consueti steccati culturali che separano intrattenimento e istituzioni teatrali, grazie a un fortunato gioco del destino e alla complicità dei social media. Una passione scoperta da bambino, guardando videoclip di Michael Jackson e Janet Jackson, Prince, Britney Spears: «Provengo da una famiglia molto semplice» – racconta Kerkouche, trentotto anni – «non avevamo i mezzi per andare a teatro. La cultura per noi era la televisione: ho iniziato a ballare copiando tutto ciò che passava in tv. Vedendo il mio entusiasmo ostinato, mia madre mi iscrisse a un corso di danza».
Nato a Parigi da una famiglia d’origine algerina, l’autore è cresciuto nel dialogo tra la cultura francese e araba: «Nella mia infanzia c’era molta più tolleranza per la diversità rispetto alla società di oggi, frammentata e suddivisa per etichette. Prima era più semplice la coesistenza nei quartieri della periferia dove tutto si mescolava: ebrei e arabi, neri e bianchi, insieme senza problemi. Ho vissuto questa doppia cultura come una grande ricchezza che continua a ispirare le mie creazioni anche in modo sottile. Le differenze si sono amalgamate in me». L’eclettismo è la cifra artistica di Kerkouche, che ha cominciato a lavorare come coreografo e regista di programmi televisivi in Francia e in Europa, nel mondo del musical, nel cinema e nella moda, stringendo importanti collaborazioni con Céline Dion e Christine and the Queens, esordendo sul grande schermo come interprete, nel ruolo di Karim, nel primo lungometraggio di Ladislas Chollat, la commedia musicale Let’s dance del 2019. In parallelo, Kerkouche si dedica all’insegnamento presso l’Académie Internationale De La Danse (AID), lo Studio Harmonic e il Lax Studio di Parigi.
Nel 2017 fonda la sua compagnia EMKA (nome ispirato alle sue iniziali), per cui firma l’anno seguente Dabkeh, in cui rivisita la danza potente e festosa mediorientale con sguardo contemporaneo. «In Dabkeh mi sono riconnesso alle origini arabe della danza e della musica» – spiega il coreografo. «Il dabkeh è lo stile di danza tradizionale araba che preferisco, è molto praticato oggi in Iraq, Libano, Palestina: in origine era una danza di guerrieri che celebrano la vittoria, battendo le mani ed emettendo grida, oggi è eseguita nelle feste, nelle celebrazioni, nei matrimoni. Ho voluto riproporla in un universo totalmente contemporaneo». Per Kerkouche la danza è festa e condivisione. Persino durante il distanziamento-confinamento della pandemia, periodo che ha giocato un ruolo fondamentale nell’ascesa professionale del coreografo parigino: nel 2020, il video della sua coreografia Confinected sulle note di You are the first, the Last, My Everything di Barry White – un ironico mosaico di cinque danzatori, tra cui lo stesso Mehdi, i cui corpi sembrano fondersi giocosamente tra i divani delle rispettive case – raggiunge i quattro milioni di visualizzazioni e diventa un fenomeno virale. «Il periodo del Covid è stato molto complicato anche per noi danzatori», ricorda. «Ero confinato in casa, come tutti, e mi arrovellavo per capire quale potesse essere un modo per restare in attività: nessuno di noi sapeva quando saremmo tornati a ballare. Ho quindi cominciato a tenere corsi online, con dirette Instagram, e il pubblico ha subito risposto: mi trovavano “cool” e positivo». Questa sovraesposizione mediatica, di cui inizialmente non si è reso conto, ha agito da luminoso propulsore della sua notorietà presso il grande pubblico. Dai “video confinati”, dunque, al festival On danse chez vous, evento che ha riunito settanta ballerini e coreografi sui social network per una raccolta fondi a favore degli operatori sanitari durante la pandemia. Iniziativa che ha attirato l’attenzione dell’allora direttrice del Ballet de l’Opéra de Paris Aurélie Dupont, la quale ha commissionato a Kerkouche la creazione ET SI sul tema della sopravvivenza in una comunità, inserita in un inedito programma firmato da quattro autori (gli altri coreografi erano Sidi Larbi Cherkaoui, Tess Voelker, Damien Jalet), danzato dai ballerini dell’Opéra e trasmesso in streaming e nel prime-time della tv francese, nel novembre 2020.
Dopo quella consacrazione, ecco dunque PORTRAIT, la nuova produzione di Mehdi Kerkouche invitata dal Festival dei Due Mondi di Spoleto: su musica originale elettro-pop composta da Lucie Antunes, pone al centro della scena le relazioni umane aggregate in diverse forme di famiglia e tradotte in un’articolazione costante di moduli coreografici, dai soli ai duetti all’assieme. Un ritratto che è incontro-scontro transgenerazionale: «Ho sviluppato l’idea di riunire in scena un gruppo di persone che non si sono scelte tra loro, ma che costituiscono un insieme nel quale le emozioni evolvono di continuo» – afferma il coreografo. «Come in ogni famiglia, si può nutrire una rabbia profonda verso qualcuno e l’indomani sentire il bisogno di riabbracciarlo, perché quella persona resta tua madre, tuo padre, o un riferimento fondamentale della tua vita. C’è poi la “famiglia del cuore”, quella che ognuno di noi si costruisce al di là dei legami di sangue. Questi due tipi di famiglia coabitano nella vita di tutti». La coreografia di PORTRAIT – prodotta dal Centre Chorégraphique Nationale de Créteil et du Val-de-Marne e da EMKA, presentata al Théâtre National de Chaillot di Parigi nel 2023 – si sviluppa a partire da un’oscillazione che dal singolo si propaga al gruppo, si destruttura e ristruttura, nella convergenza ecumenica di più stili di danza, elemento fondamentale della visione artistica di Kerkouche: «Alla base del processo creativo per me c’è la musica» – dice – «e in PORTRAIT tutto ruota intorno a una canzone di Elton John, Curtains, che amo molto: ho costruito una sorta di lungometraggio e ho chiesto alla compositrice Lucie Antunes una colonna sonora su cui ho cominciato a improvvisare con gli interpreti. I miei danzatori hanno un’età che va dai venti ai sessantasette anni e arrivano da tutti gli universi possibili dell’arte: danza contemporanea, hip hop, break dance, cabaret, danza libera di Isadora Duncan. Il mio obiettivo è cercare di riunire su un palco le singole individualità in modo potente trovando punti d’incontro tra i differenti linguaggi». Kerkouche crede fortemente nella capacità aggregante della danza: «Il ballo appartiene ai momenti più belli della vita: feste, nozze, celebrazioni. Perciò può toccare la gente, dagli spettatori più informati a quelli totalmente digiuni. Da direttore del Centro Coreografico Nazionale di Créteil colgo la sfida di creare in Francia, dove il sistema della danza è molto segmentato, un ponte tra contemporaneo e balletto, flamenco e danza di strada, e nel più ampio spettro possibile, dai musei al circo contemporaneo».
Dopo un'infanzia trascorsa tra televisione e immagini, appassionato del palcoscenico soprattutto di musical, inizia la sua carriera di ballerino professionista prima dei diciotto anni. L'esperienza come performer conferma la sua vocazione di coreografo. Condivide questa sua passione insegnando presso l'Académie Internationale De La Danse (AID), lo Studio Harmonic e il Lax Studio di Parigi. Dal 2017 amplia la sua compagnia EMKA, fedele pilastro dei suoi progetti, con il desiderio di “collegare corpi e stili diversi attraverso un linguaggio del corpo energico e poetico”. Durante il primo lockdown, la sua espressività e la sua forza artistica gli valgono un successo virale sui social media. Nell'autunno del 2020 è invitato da Aurélie Dupont a coreografare ET SI per il Balletto dell'Opera di Parigi, dopodiché Chaillot - Théâtre national de la Danse ha ospitato la terza edizione del suo festival On Danse Chez Vous. Da gennaio 2023, Mehdi Kerkouche ha assunto la direzione del Centro coreografico nazionale (CCN) di Créteil.
Il Posto / Wanda Moretti
+ Marco Castelli Small Ensemble
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Wayne McGregor