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62

ON TOUR

STEFANO BOLLANI

E HAMILTON DE HOLANDA

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July
2019
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Musica

Sinossi

Il pianoforte di Stefano Bollani si unisce al bandolim di Hamilton de Holanda ed è subito magia. I due grandi artisti, che collaborano da oltre dieci anni, girano il mondo per offrire al pubblico uno straordinario connubio, sempre all’insegna dell’improvvisazione, che rimane la cifra stilistica comune.

Insieme volano tra le note e inventano ogni volta un differente percorso, a turno interpretando il ruolo di guida. Più semplicemente spesso la guida non c’è: è la musica a prenderli per mano e a portarli dove ha voglia di andare.

Il talento di Bollani, esploratore per antonomasia di orizzonti musicali solo apparentemente lontani, unito alla bravura di Hamilton de Holanda, profondo conoscitore della tradizione del samba, del choro e delle tradizioni musicali popolari del suo Paese, creano un’energia unica che si sprigiona ogni sera sul palco, capace di mostrare il grande amore che entrambi nutrono per la musica brasiliana. Questa magnifica combinazione di due grandi attori della scena musicale internazionale non è solo visibile sui palcoscenici più prestigiosi, ma si concretizza anche nell’incisione insieme di importanti progetti: l’ultimo in ordine temporale è la partecipazione di Hamilton de Holanda nell’album di Stefano Bollani, Que Bom che ha voluto riunire nel progetto importantissimi artisti della scena musicale brasiliana.

Crediti

Programma

Stefano Bollani pianoforte

Hamilton de Holanda bandolim

produzione Mauro Diazzi srl

Programma di Sala

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Date & Biglietti

INFO BIGLIETTERIA
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Biografie

STEFANO BOLLANI

Inizia a studiare pianoforte a 6 anni ed esordisce professionalmente a 15. Dopo il diploma di conservatorio conseguito a Firenze nel 1993 – e una breve esperienza come turnista nel mondo del pop con Raf e Jovanotti fra gli altri – si afferma nel jazz, suonando su palchi come la Town Hall di New York, la Scala di Milano e Umbria Jazz. Fondamentale è la collaborazione, iniziata nel 1996 e mai interrotta, con Enrico Rava, al fianco del quale tiene centinaia di concerti e incide 13 dischi. I più recenti: Tati (2005),_ The Third Man _(2007) e _New York Days _(2008). Nel corso della carriera collabora con musicisti come Pat Metheny, Gato Barbieri, Richard Galliano, Sol Gabetta, Phil Woods, Lee Konitz, Bill Frisell, Chico Buarque, Caetano Veloso e Chick Corea, con cui realizza il disco live Orvieto (2011). Nel 1998, alla guida del gruppo L’Orchestra del Titanic, omaggia la musica italiana degli anni ’30 e ’40 con Abbassa la tua radio, disco-spettacolo a cui collaborano Peppe Servillo, Irene Grandi, Marco Parente, Barbara Casini, Roberto Gatto. Particolarmente fuori dai canoni risultano poi lavori come La gnosi delle fanfole, insieme al cantautore Massimo Altomare su testi di Fosco Maraini (1998), Cantata dei Pastori Immobili, Oratorio musicale per quattro voci, realizzato su testi di David Riondino (2004) e il disco di canzoni scandinave Gleda (2005). Come produttore artistico e arrangiatore lavora inoltre al disco di Bodo Rondelli _Disperati intellettuali ubriaconi _(2002), vincendo il premio Ciampi. Tra il 2002 il 2006 incide quatto dischi per l’etichetta francese Label Bleu: Les Fleures Bleues, Smat Smat, Concertone e I Visionari. Il 2006 è anche l’anno di Piano Solo (disco dell’anno per «Musica Jazz»). Nel 2007 esce BollaniCarioca, disco realizzato insieme a grandissimi artisti brasiliani: a dicembre è il secondo musicista, dopo Antonio Carlos Jobim, a suonare un piano a coda in una favela di Rio de Janeiro. Sempre nel 2007 vince lo European Jazz Preis e viene inserito dalla rivista americana «Allaboutjazz» nell’elenco dei cinque migliori musicisti dell’anno insieme a Dave Brubeck, Ornette Coleman, Charles Mingus e Sonny Rollins. Tra le produzioni più recenti: Big Band (2013); Joy In Spite of Everything (2014); _Sheik Yer Zappa _(2014), live dedicato a Frank Zappa; Arrivano gli alieni (2015), in cui si cimenta per la prima volta come cantautore; Napoli Trip (2016), con Daniele Sepe, Manu Katché e Jan Bang fra gli altri. Presta inoltre il suo piano ad artisti del pop-rock italiano tra cui Irene Grandi, con cui firma l’album Irene Grandi e Stefano Bollani (2012). In ambito classico si esibisce come solista con orchestre sinfoniche (Gewandhaus di Lipsia, Concertgebouw di Amsterdam, Orchestre de Paris, Filarmonica della Scala di Milano, Santa Cecilia di Roma, Toronto Symphony Orchestra) al fianco di direttori come Zubin Mehta, Kristjan Järvi, Daniel Harding, Antonio Pappano e soprattutto Riccardo Chailly, con cui incide Rhapsody in Blue e Concerto in Fa di Gershwin in un cd (2010) che vince il Disco di Platino con più di 70.000 copie vendute. Seguono il Concerto in Sol di Maurice Ravel (2012) e nel 2013 un DVD live registrato alla Scala di Milano con il Concerto in Fa. La sua voglia di sperimentazione sconfina nel mondo dell’editoria. Nel 2006, per Baldini Castoldi Dalai, pubblica il romanzo La sindrome di Brontolo, cui seguono Parliamo di musica (2013) e Il monello, il guru, l’alchimista e altre storie di musicisti (2015), entrambi editi da Mondadori. Come personaggio, con il nome di Paperefano Bolletta, compare sul settimanale Topolino, di cui è anche nominato Ambasciatore. Per la radio è ideatore e conduttore, con David Riondino e Mirko Guerrini, della trasmissione Dottor Djembè (Radio Rai 3, 2006-2012), da cui nascono anche il libro Lo Zibaldone del Dottor Djembè (2008) e lo speciale tv Buonasera Dottor Djembè (Rai 3, 2010). Dal 2009 sue sono le sigle del palinsesto di Radio Rai 3. A teatro collabora, tra gli altri, con Claudio Bisio, Maurizio Crozza, Giuseppe Battiston, Marco Baliani, la Banda Osiris, e scrive le musiche per tre spettacoli di Lella Costa (Alice, una meraviglia di paese, Amleto e Ragazze) e per l’Antigone di Cristina Pezzoli. Membro onorario del Collegio Italiano di Patafisica, è co-autore e attore nello spettacolo La Regina Dada, realizzato insieme a Valentina Cenni nel 2016. In televisione è ospite fisso di Renzo Arbore nel programma Meno siamo meglio stiamo (Rai 1, 2005) e ideatore, autore e conduttore delle due edizioni di Sostiene Bollani (Rai 3, 2011 e 2013), con cui porta la musica jazz sul piccolo schermo. Il suo progetto più recente è L’importante è avere un piano (Rai 1, 2016): sette appuntamenti in seconda serata su Rai1 con ospiti, improvvisazioni e musica dal vivo.

HAMILTON DE HOLANDA

Virtuoso, brillante, unico: questi sono solo alcuni degli aggettivi usati per descrivere Hamilton de Holanda, il musicista brasiliano in grado di accendere il pubblico di tutto il mondo e che vanta una carriera costellata di premi. Negli ultimi 14 anni, Hamilton de Holanda ha reinventato le esecuzioni musicali del mandolino, da lui personalizzato con dieci corde. Ha composto 24 capricci per questo strumento, discostando l’emblematico mandolino brasiliano dal suo uso tradizionale per elevarlo ad una dimensione globale. Negli Stati Uniti, la stampa lo ha definito “il Jimi Hendrix del mandolino”. All’età di 38 anni, già con 33 anni di musica alle spalle, Hamilton ha sviluppato una tecnica musicale del tutto personale ed estremamente caratteristica. Il fraseggio, le corde supplementari ed il suono potente del suo mandolino, uniti al virtuosismo dei suoi passaggi da solista e delle improvvisazioni, ispirano un’intera generazione di giovani attraverso un sound decisamente innovativo. La sua musica è una sintesi di generi - jazz, samba, rock´n´roll, pop music, lundu o choro - e non ha bisogno di etichette per esistere. A Hamilton non interessa tanto l’innovazione, quanto la bellezza e la spontaneità della musica. Davanti a lui si apre un mondo nuovo, ricco di possibilità. È guidato dall’idea che “modernità è tradizione”: ossia, né passato né futuro, ma interrelazione tra i due. Nel 2001, Hamilton de Holanda ha ricevuto due Best Instrumentalist Award nelle categorie ‘musica accademica’ e ‘popolare’, all’“Icatu Hartford of Arts”. Grazie a ciò, ha vissuto un anno a Parigi dove la sua musica e la sua carriera hanno spiccato il volo. A gennaio 2005, al Midem (la più grande fiera musicale al mondo), ha tenuto il concerto inaugurale dell’Anno del Brasile in Francia, e il suo CD “1 byte 10 strings” - il primo album interpretato da un mandolino a 10 corde - ha ricevuto l’importante riconoscimento musicale “Choc” da parte della rivista europea ‘Le Monde de la Musique’. La stampa francese lo ha affettuosamente battezzato “Il principe del mandolino” mentre in Brasile la Revista ‘Bravo’ lo ha definito “Il Re”. Compositori quali Ivan Lins, Hermeto Pascoal, Maria Bethânia, Djavan e João Bosco lo considerano “uno dei migliori musicisti al mondo”. Oltre allo spettacolo inaugurale dell’Anno del Brasile in Francia, ha partecipato alla cerimonia di apertura dei Giochi Panamericani, al centenario giapponese dell’immigrazione in Brasile, e ha suonato in varie cerimonie in onore di presidenti ed alti funzionari. Ha ricevuto la nomination ai Latin Grammy per Brasilianos (migliore album strumentale), Brasilianos 2 (migliore album jazz), Flower of life (migliore album strumentale). Il suo quintetto è stato premiato con il TIM Award, il Prêmio da Música Brasileira e JAZZ + magazine come migliore gruppo musicale, mentre lui è stato insignito del premio come migliore musicista. Hamilton de Holanda è apparso in diversi eventi prestigiosi e festival brasiliani e internazionali. Ha suonato in studio e dal vivo con musicisti del calibro di Egberto Gismonti, Hermeto Pascoal, Milton Nascimento, Chucho Valdes, Wynton Marsalis, Chic Corea, Buena Vista Social Club, Béla Fleck and the Flecktones, John Paul Jones (Led Zeppelin), Djavan, Cesaria Evora, Melody Gardot, Richard Galliano, Stefano Bollani, Seu Jorge, Ivan Lins, Paquito d’Rivera ed altri. La sua discografia vanta ben 26 album. La sua musica affascinante caratterizzata da una “brasilianità” assoluta si esprime in performance ricche di emozioni. Artista profondamente versatile, è a suo agio in ogni tipo di esecuzione: come solista, insieme ad orchestre, in duetti, in power trio ed in quintetti.

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