LOVE LETTERS
Love Letters è un lavoro teatrale di A. R. Gurney, finalista del premio Pulitzer per il teatro. E’ incentrato su due personaggi, Melissa Gardner e Andrew Makepeace Ladd III, che seduti ognuno al proprio tavolo, come accade in alcuni romanzi epistolari, si scrivono, per oltre 50 anni, biglietti, lettere e cartoline che raccontano le speranze, le ambizioni, i sogni, le delusioni, le vittorie, le sconfitte di due vite vissute separatamente. Andrew sarà eletto senatore mentre Melissa non riuscirà mai a diventare un’artista e alla fine si toglierà la vita.
Press Review
Télérama 15 gennaio 2014
Un grande tavolo di mogano. Ad un lato è seduto Gerard Depardieu (a sinistra), con la sua figura possente, in abito scuro e camicia bianca; all’altro c’è Anouk Aimée (a destra), con un vestito rosso, la carnagione diafana, i capelli scuri, senza una ruga. Bellissima, a quasi 81 anni. Si morde persino il labbro superiore, come una principiante.
È la sesta volta che recita in Love Letters, dello scrittore americano A.R. Gurney, e questo potrebbe spiegare come mai la Lola del film di Jacques Demy sfoggia sempre la stessa incredibile un’ingenuità.
Sin dalla prima rappresentazione, nel 1990, al fianco di Bruno Cremer, l’attrice continua ad incarnare il personaggio, ogni volta di fronte ad un attore diverso: Jean-Louis Trintignant, Philippe Noiret, Jacques Weber e Alain Delon... Possono cambiare i tavoli (a volte ve ne sono due piccoli), le luci (a volte i riflettori sono puntati sui protagonisti, altre volte la luce è diffusa), la forma delle brocche d’acqua, dei bicchieri o degli occhiali degli attori.
Ma il resto è sempre uguale. Come se fosse immobile. E sempre suscettibile alla sensibilità del lavoro teatrale, anche se si tratta di una lettura, di storia d’amore americana piuttosto convenzionale con i suoi fili ben in vista.
Dall’infanzia alla morte, seguiamo il percorso dei due amanti che non riusciranno mai a vivere insieme. Lei è ricca, frivola e soffre di depressione. Lui è un uomo povero, un gran lavoratore, che ce la farà pur essendo afflitto dai dubbi e dalla mancanza di fiducia in se stesso. I due si scambiano lettere da quando andavano a scuola. Lui è pazzo di lei, mentre lei ama prenderlo in giro anche se gli dimostrerà ampiamente di non saper stare senza di lui. Non riusciranno mai a stare insieme, così come tanti prima e dopo di loro.
Il successo di questo scambio epistolare si deve proprio al fallimento che tutti hanno sperimentato almeno una volta, alle memorie più intime che suscita, all’incarnazione del nostro riflesso da parte degli attori sul palco dagli attori. Ma non importa. Il pubblico sa che è solo una scusa per vedere questi due attori uno di fronte all’altra. Sono loro che ci inducono a venire a teatro, e che ammiriamo più del testo stesso.
E ne vale la pena. La lettura riserva splendide sorprese, il testo nelle mani di Depardieu è semplicemente brillante.
All’inizio si resta confusi dalla dolcezza della sua voce che contrasta con il suo aspetto imponente. La voce di un angelo racchiusa nel corpo di un toro.
Sembra quasi che vi sia un animale sul palco, un mostro, qualcosa fuori dall’ordinario, che lascia perplessi e intimoriti, ma che presto induce all’ammirazione e al rispetto.
Durante la performance, ad un certo punto si ammutolisce di fronte alla sua partner e alla sua eleganza vistosa e leggiadra. Ma poi la sua voce sottile si trasforma. Seduto di fronte a noi, all’improvviso esprime le più recondite contraddizioni umane.
Un semplice gesto con gli occhiali, o il braccio allungato verso la sua partner perduta evoca il tuono.
Ma sempre con la massima leggerezza. Non può dire - come ha fatto recentemente - di essere stufo del teatro. È una bugia. È troppo attento ai dettagli, per esserlo, troppo rispettoso del pubblico in ogni sua singola parola e persino quando tace, sogna o durante una breve pausa.
Il pubblico aiuta entrambi enormemente in questa straordinaria performance.
Per un’ora e mezza la sala è avvolta in un religioso silenzio. Gli spettatori respirano a ritmo con gli attori.
Ogni singolo spettatore del teatro stracolmo alla fine si alza in piedi, per mostrare agli attori la sua ammirazione. È bello assistere ad un pubblico sedotto e partecipe della stessa emozione. Bello quasi quanto questi due attori leggendari che qui danno il meglio di sè.
i A.R. Gurney
con Gérard Depardieu e Anouk Aimée
regia Benoît Lavigne
costumi Elisabeth Tavernier
luci Fabrice Kebour
musica Michel Winogradoff
traduzione e adattamento Alexia Périmony
produzione Les Visiteurs du Soir
L’autore e l’adattatrice sono rappresentati nei paesi di lingua francese dall’agenzia MCR, Marie-Cécile Renauld, Parigi, in accordo col William Morris, New York.
spettacolo in lingua francese con sottotitoli in italiano a cura di Prescott Studio, Firenze
unica data italiana
Nato a Buffalo, negli Stati Uniti, Gurney, dopo essersi laureato alla St. Paul’s School (Concord, New Hampshire), frequenta il Williams College e la Yale School of Drama; in seguito insegna scienze umanistiche presso il MIT. Dopo i primi lavori teatrali, Scenes from American Life, Children e The Middle Ages, scrive il suo grande successo, The Dining Room, che gli consentirà di dedicarsi esclusivamente alla scrittura teatrale. La maggior parte dei suoi numerosi lavori ruotano intorno alla vita dei WASP americani. Scrive inoltre il primo musical prodotto dalla scuola di teatro di Yale: Love in Buffalo.
La sua opera più recente è The Grand Manner, che racconta il suo vero incontro con la nota attrice Katharine Cornell durante la produzione di Antony and Cleopatra di Shakespeare. The Grande Manner è stato messo in scena dal Lincoln Center nell’estate del 2010, e a Buffalo dal Kavinoky Theatre.
I romanzi di Gurney comprendono: The Snow Ball, The Gospel According to Joe, Entertaining Strangers.
L’autore è apparso anche in alcuni dei suoi lavori teatrali, fra i quali _The Dining Room _e soprattutto Love Letters.
Dal 2006 fa parte dell’Accademia Americana delle Arti e delle Lettere.
Gérard Depardieu inizia la sua carriera con il piccolo teatro itinerante "Cafe de la Gare", insieme a Patrick Dewaere e a Miou-Miou. Dopo aver interpretato alcuni ruoli minori per il cinema, si fa conoscere con _I santissimi (_1974) di Bertrand Blier. Questo film inaugura un nuovo genere di eroe all’interno del cinema francese e la popolarità dell’attore cresce enormemente. In seguito diversifica la sua immagine per il grande schermo e diventa il più noto attore francese degli anni ’80 e ’90. Vince due volte il César come migliore attore per L’ultimo metrò (1980) e _Cyrano de Bergerac _(1990), che gli merita anche una candidatura all’Oscar e numerosi premi da parte dei festival internazionali. Nel 1996 viene insignito del più prestigioso titolo onorifico francese: Cavaliere della Legione d’Onore.
È la figlia dell’attrice Geneviève Sorya. Nel 1948 interpreta la parte di Giulietta ne Gli amanti di Verona (1949). Successivamente, a cavallo fra gli anni ’50 e ’60, gira vari film, fra i quali _Gli amori di Montparnasse _del 1958 e La dolce vita del 1960, ma raggiunge il grande successo solo con Lola (1961) di Jacques Demy e _Un uomo, una donna _(1966) di Claude Lelouch. Quest’ultimo le apre le porte del grande cinema americano, tuttavia l’attrice decide di non cogliere questa occasione, continuando a lavorare in produzioni minori europee ed americane.