GIULIO CESARE. PEZZI STACCATI
Tornare a Giulio Cesare, spettacolo della Socìetas Raffaello Sanzio andato in scena per la prima volta nel 1997, non significa assecondare la nostalgia o la seduzione dell’autocitazione. I discorsi di "...vskij" e Marco Antonio si fronteggiano ora come due nuclei vivi. Sono pezzi staccati come qualcosa che si riferisce a un tutto ma che, al contempo, lo supera in funzione. Sono immagini icastiche di quel dramma della voce, alle prese con il potere ammantato dalla forza della parola. La topologia del dire (dell’attore), incistato nel linguaggio e nelle sue macchine, la sua compromissione con la retorica, si inscrivono in una polarità che ha la forma del calco e dell’impronta. Al centro c’è il corpo con i suoi organi locutori, in ruolo di spicco. Da un lato: il personaggio di "...vskij", allusione a uno dei padri fondatori del teatro, inserisce una telecamera endoscopica nella cavità nasale fino alla glottide. Il percorso dell’endoscopio è proiettato su uno schermo circolare che visualizza il viaggio a ritroso della voce fino alla soglia delle corde vocali. Il lungo tubo che conduce il soffio e le parole del dialogo tra Flavio, Marullo e il Ciabattino fino al suo sipario di carne, mostra l’origine sessuale delle parole, il limite tautologico di una voce che coincide con la vibrazione udibile-visibile del cavo orale. Assoluto tatuaggio della fonazione. Dall’altro: Marco Antonio è un laringectomizzato. Mette sul piedistallo l’orazione funebre che è picco retorico del dramma, tensione al monumento, con una tecnica fonatoria altra. La voce, senza una gola di carne, diventa pulsione esofagea, puro vibrare di commozione. L’articolazione dei significati si offusca e svanisce: ne rimane la modulazione vocale, mezza persa e, d’un colpo, assorbita dai rumori del corpo. Il dire sgolato diventa l’esoscheletro della persuasione retorica, mentre il discorso coincide con un parlato letteralmente da una "ferita", la sola in grado di sopportare il racconto del corpo di Giulio Cesare trafitto da "bocche mute". Questo corpo senza l’organo del linguaggio (le corde vocali) è vessillo di un corpo di per sé eloquente come un ‘io’ invaso dal cadavere che occupa il trono del discorso con l’esposizione nuda di un castigo corporale.
In una teologia negativa della voce, il buco attraverso cui passa il respiro di Marco Antonio, lascia intravedere in assenza la gola rivoltata di "...vskij".
_Piersandra Di Matteo _
intervento drammatico su W. Shakespeare
ideazione e regia** Romeo Castellucci **
con
Dalmazio Masini Marco Antonio
Sergio Scarlatella ...vskji
Gianni Plazzi Giulio Cesare
figuranti tbc
assistenza alla messa in scena Silvano Voltolina
tecnica **Andrea Melega **
produzione Socìetas Raffaello Sanzio
_Nel quadro de "e la volpe disse al corvo. Corso di linguistica generale" Progetto speciale della città di Bologna 2014 _
Regista, creatore di scene, luci e costumi, Romeo Castellucci (Cesena, Italia, 1960) è conosciuto in tutto il mondo per aver dato vita a un teatro fondato sulla totalità delle arti e rivolto a una percezione integrale dell’opera. Il suo teatro propone una drammaturgia che ribalta il primato della letteratura, facendo del suo teatro una complessa forma d’arte; un teatro fatto di immagini straordinariamente ricche espresso in un linguaggio comprensibile come la musica, la scultura, la pittura o l’architettura. Le sue messe in scena sono regolarmente invitate e prodotte dai più prestigiosi teatri internazionali, festival e teatri dell’opera, in oltre cinquanta paesi che coprono tutti i continenti. Tra le sue creazioni più recenti ricordiamo: The Minister’s Black Veil ispirato all’omonima novella di Hawthorne (2016), Jeanne au bûcher di Arthur Honegger (2017), Democracy in America liberamente ispirato al testo di Alexis de Tocqueville (2017), Tannhäuser di Richard Wagner (2017) e al Festival di Salisburgo Salomé di Richard Strauss (2018). Triplo premio ricevuto per la stagione 2018-19 da Romeo Castellucci per Salomé dagli “Oscar” della lirica europea, un sondaggio della rivista tedesca Opernwelt tra cinquanta critici musicali internazionali: Premio come “Miglior spettacolo”, “Premio Miglior regista”, “Premio Miglior scenografo”.Alla fine del 2018, il progetto “Un automne avec Romeo Castellucci” vede la presentazione de: Il flauto magico a La Monnaie, l’apertura della Mostra History of oil painting a Bozar e l’ultima creazione teatrale intitolata La vita nuova a Kanal-Centre Pompidou, performance che si interroga sul destino collettivo e sull’arte. Nel Gennaio 2019 debutta all’Opera Garnier con Il primo omicidio di Alessandro Scarlatti. I prossimi impegni lirici del regista del 2020 sono stati rimandati al 2021 a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus. Questi lo vedono impegnato ancora a Salisburgo, nel 2021, per il Don Giovanni di Mozart-Da Ponte. Il Teatro lo attende inoltre con la nuova produzione Societas intitolata Bros che avrebbe dovuto debuttare al Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles nel Maggio 2020 ma che è stata posticipata al 2021.
Nato a Firenze, debutta professionalmente nel 1959 quando, come "giovane autore di canzoni", partecipa a un festival all’Arena di Verona e il suo testo viene premiato con la medaglia d’oro. Negli anni ’60 produce numerosi spettacoli musicali e firma i testi di un centinaio di canzoni. Nel 1971 un suo testo vince un concorso indetto da TV Sorrisi e Canzoni e riceve il "Gatto d’Argento". Nel 1972 esce la sua canzone di maggior successo,_ I giorni dell’arcobaleno_, che vince il 22° Festival di Sanremo. Nel 1983 è tra i fondatori del gruppo teatrale "I Giovani Attempati" per il quale scrive i testi delle cinque commedie musicali che verranno messe in scena e più volte replicate per i successivi dodici anni. Dalla fine degli anni ’70 si dedica a tempo pieno alla poesia. Scrive le prime pagine della sua raccolta di versi_ Settignano e dintorni_. Nel 1983 partecipa alla fondazione dell’Associazione Accademia Vittorio Alfieri della quale diventerà presidente nel 1989 e in quello stesso anno fonda, e tutt’ora dirige il Periodico Letterario L’Alfiere/Dolce Stile Eterno. Dal 1997 al 2003 partecipa come attore protagonista alla messa in scena del Giulio Cesare, tratto da Shakespeare, per la regia di Romeo Castellucci. Lo spettacolo viene presentato nei più prestigiosi festival europei oltre che negli USA e in Australia. Nel 2006 è nel gruppo che elabora e sottoscrive il manifesto del movimento letterario "Il Dolce Stile Eterno", da lui stesso ideato, che ha come scopo la conservazione e la prosecuzione della poesia italiana classica.
**SERGIO SCARLATELLA **| Studia alla scuola di teatro Bibena di Bologna e si specializza seguendo numerosi stage di teatro, danza e canto con alcuni tra i più rappresentativi maestri del panorama contemporaneo. Dal 1993 conduce laboratori teatrali rivolti ad attori e principianti, corsi di formazione per insegnanti e educatori, laboratori teatrali nelle scuole di ogni grado. In teatro, dal 2001 lavora con Romeo Castellucci, per la Socìetas Raffaello Sanzio, come attore e collaboratore, in tournée mondiali, nelle produzioni Giulio Cesare-Pezzi Staccati, Go down-Moses, Sul concetto di volto nel figlio di Dio, Neither, Folk, Hey Girl!, Il velo nero del pastore, Purgatorio, Vexilla regis prodeunt inferni, Don’t look at my face, nel ciclo Tragedia Endogonidia e in Giulio Cesare. Dal 2000 al 2005 lavora negli spettacoli_ Ri-evoluzione e Eusapia di e con Angelo Amaduzzi e Sergio Scarlatella e in The Hidden Face di Max Lyandvert. Nel 1994 Fonda il Teatro dell’Idra e mette in scena L’escuriale_,_ Selezione_ e Il giorno dei conti. Lavora inoltre nelle compagnie Teatro Bibiena, Compagnia Ludens, Edoardosecondo Teatro. Per il teatro-danza, lavora in Ritratti-Divino Sposo di Monica Francia, in In guerra e in amore, Tangaz e Strambalo di Gerardo Lamattina e ne_ L’anacoreta della pioggia_ di Selina Bassini e Claudia Bruni. È nelle performance Mannekempis,_ Ibernation_, Contrapasso, Vile body, con la Teddy Bear Company. Per il teatro ragazzi e di figura, lavora in Cuore di Silvia Costa, Palavras no Escuro con Areiacanta, in Pinocchio e _Cyrano _con Teatro del Drago. Nell’ambito della poesia, prende parte a Bum, morto!, La festa di un giorno normale, Foglie di luce dal mare di Stefano Maldini e a Poesia in forma di musica da P.P. Pasolini, con Gabriele Bombardini Trio.
Nato a Ravenna, dal 1987 al 1990 collabora con la compagnia del Teatro delle Albe di Marco Martinelli e Ermanna Montanari come scenografo e come attore, nel ruolo di Strepsiade "l’uomo in ginocchio" (Le nuvole), in un affresco su Aristofane. Dal 1990 al 1994 collabora con la compagnia del Teatro del Drago dei fratelli Monticelli, teatro di figura per burattini, pupazzi e attori, come scenografo, creatore di maschere, pupazzi e burattini, e come regista. Dal 1994 al 2004 conduce laboratori teatrali nelle scuole medie superiori e nelle università finalizzati mettendo in scena opere di Aristofane, Plauto, Shakespeare, Marivaux, Goldoni, Buechner, Loris Vian, Achille Campanile. Cura alcune regie di musical con la Compagnia de I Sogn’attori: Judas and Jesus dal_ Jesus Christ Superstar_ e Joseph and the Amazing Technicolor Dreamcoat di A. Lloyd Webber e Tim Rice e la versione italiana del Re Leone. Dal 1994 con la Socìetas Raffaello Sanzio lavora nel ciclo della Tragedia Endogonidia, in Look at my face, Inferno, Sul concetto di volto del figlio di Dio, Giulio Cesare-Pezzi staccati.