Laetitia Casta
Clara Haskil
Prélude et fugue
Dal preludio della sua esistenza alla fuga finale, Laetitia Casta racconta e incarna la struggente vita di una leggenda del pianoforte, Clara Haskil. «Il destino di Clara Haskil, pieno di fragilità e dubbi, mi parla» racconta Laetitia Casta «la sua sensibilità mi commuove. Ho potuto identificarmi in lei e immaginare che anche lei potesse prendere a modello me».
Il cineasta e regista Safy Nebbou, che aveva già guidato Letitia Casta a teatro in Scene da un matrimonio di Bergman, le offre il ruolo, per la prima volta da sola in scena, della geniale pianista rumena ed ebrea, accompagnata dalla pianista turco-belga Isıl Bengi.
Il testo dell’autore Serge Kribus è un ritratto delicato e romantico dell’artista amica di Charlie Chaplin: un prodigio precoce, in costante lotta con le difficoltà fisiche, la sua malata paura del palcoscenico, l’eccessiva modestia e la salute fragile. Nel mezzo la fuga dal nazismo e le due guerre mondiali. Nonostante il suo talento unico, Clara Haskil impiegherà tutta la vita prima di raggiungere la fama e il successo mondiale nel 1950. Morì a Bruxelles dieci anni dopo. Clara Haskil, Preludio e fuga è la storia della sua vita. Safy Nebbou torna così sul palcoscenico per comporre un nuovo ritratto che è allo stesso tempo un incontro con una donna straordinaria.
testo Serge Kribus
regia Safy Nebbou
assistenti alla regia Virginie Ferrere, Sandra Choquet
con Laetitia Casta
pianoforte Isıl Bengi
scene Cyril Gomez-Mathieu
luci Eric Soyer
suono Sébastien Trouvé
consulenti musicali Anna Petron, Isıl Bengi
ripetitore Daniel Marchaudon
costumi Saint Laurent
produzione Les visiteurs du soir
coproduzione Châteauvallon-Liberté, scène nationale
creazione in residenza di partenariato con il Théâtre Jacques Coeur de Lattes, l’Espace Carpeaux, Courbevoie, Châteauvallon-Liberté - scène nationale
un ringraziamento speciale alla Bibliothèque cantonale et universitaire - Lausanne e ai pianoforti Nebout & Hamm
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INFORMAZIONI
Si comunica al gentile pubblico che il 30 giugno lo spettacolo è sold out. Posti diponibili per la recita del 1° luglio ore 16:00.
Clarissima Clarinette
Testo di Giovanni Gavazzeni
Chi è Clara Haskil, la bambina che a 3 anni suona d’istinto tutto quello che ascolta e ripete i brani a memoria senza aver avuto un insegnamento ufficiale; che sviluppa una crescente fobia dei rumori e rimane serrata in silenzi interminabili; che parla poco con voce roca e incredibilmente grave di un ventriloquo; che per tutti ha mani magiche, rimaste bianche e lisce come porcellana fino in tarda età?
Per il drammaturgo belga Serge Kribus che ha scritto e messo in scena Clara Haskil, Prélude et fugue nel 2017, Clara è «una donna sincera, intelligente, sensibile, risoluta, umile, esigente, una donna dal talento eccezionale che ha sfidato il dolore, la malattia, l’isolamento, la guerra, la solitudine, la precarietà, l’umiliazione, una donna che trema sotto la febbre del dubbio e lotta per non rinunciare mai e sorride e guarda e ascolta e condivide e vive per la musica.»
Per le adorate sorelle Jeanne e Lili e la madre Berthe è Clorico;
per le angeliche amiche che l’assistono nei momenti più tragici della sua vita - Mesdames Gélis madre e figlia, Madame Paul Desmarais, la contessa Pastré dalla quale si rifugia dopo un rocambolesco viaggio con i musicisti dell’Orchestre National nella Francia ‘libera’ è solo Clara;
per il leggendario pianista romeno Dinu “Gregorio”, “Dottore”, “Fratellotto” Lipatti, amico unico per il cui riconoscimento spenderà ogni energia (la moglie Madeleine li definirà “due esseri fatti di luce che potevano in un istante trasformarsi in fanciulli scherzosi”) è Clarissima o Clarinette;
per la munifica mecenate Wynnaretta Singer principessa di Polignac che la ospita nella casa parigina della avenue Henri-Martin dove suona fra l’ammirazione dei musicisti (Poulenc e Henri Sauguet, Jean Françaix, Jaques Février, Jeanne-Marie Darré, Magda Tagliaferro) e l’incredibile noncuranza degli impresari francesi è la Signorina Haskil, che durante i ricevimenti si nasconde e finisce in cucina a prendere i pasti con il personale (“Allora, voi impedite al mio personale di lavorare?”);
per E. W. e Michel Rossier e gli amici svizzeri che portano fino a Marsiglia i soldi per la disperata operazione di rimozione di un tumore alla cavità oculare, effettuata in anestesia parziale, durante la quale Clara muove le mani per vedere se le dita funzionano sempre, digitando il “suo” Concerto in mi bemolle maggiore di Mozart, è la personificazione della Musica (La Musica è venuta a visitarci scrisse Gustave Doret il critico del Journal de Génève).
per la famiglia Gétaz e il mecenate Werner Reinhardt che ottengono dal governo federale svizzero il miracolo di un salvacondotto per Ginevra che la sottrae alle retate dei nazisti e dei collaborazionisti di Vichy, è un’artista sconvolgente («Ignoro da dove venga la vostra musica, signorina.», le scrive il generoso milionario Reinhardt. «Scusate la mia emozione e la mia inopportunità. Mi avete sconvolto. Sconvolto, signorina. E vi ringrazio.»
Il doganiere che esamina il suo passaporto all’ingresso alla stazione di Ginevra le domanda: “Allora siete voi, signorina Haskil, quella che fa della musica così bella?”;
per i mostri sacri George Enescu e Eugène Ysaye, Wilhelm Backhaus e Edwin Fischer, Pablo Casals ed Arthur Grumiaux, l’incanto è riassunto dalle parole dell’amico pianista Nikita Magaloff,: «non credo di aver subito mai più profondamente il fascino di un suono, quella maniera indefinibile di suonare, così fluida, così aerea mi perseguita, come certi profumi che danno alla testa e il cui ricordo non ci lascia più.»
Chi può ascoltare le prime esibizioni della fanciulla a Vienna nel 1909, dove l’ha portata il volitivo zio Avram per iniziare gli studi e lasciare una Romania sempre più antisemita, rimane colpito dal contrasto fra la fragilità fisica e la forza del suo suono.
Clara è subito un enigma: “la maturità in un cervello di bambina è veramente angosciante”; “ammirandola non si può che temere l’invidia degli Dei”.
E gli Dei si accanirono parecchio: prima dell’operazione al cervello, viene colpita da una scogliosi sempre più grave che la costringe a passare gli anni della prima guerra mondiale chiusa in un corsetto carapace a Berck-sur-Mer, su al Nord della Francia, nel Pas-de-Calais, allora rinomata stazione di cure elioterapiche e ortopediche. Alle sofferenze fisiche e morali (non può mai suonare) fanno da contrappunto continue bronchiti che degenerano in congestioni polmonari, febbri, accessi digestivi, handicap che la trasformano ulteriormente: ha il terrore perfino di ricevere un complimento, al quale reagisce con uscite brusche, spiazzanti, maldestre, bizzarre: “Ho fame, ma non mangerò”, e quando rimane sola si dimentica di mangiare.
Clara Haskil è nata nel 1895 a Bucarest da Isaac Haskil (il nome forse viene dall’ebraico “saggio”) di famiglia ebraica proveniente dalla Bessarabia sotto giogo russo-zarista e da Berthe Moscuna, di famiglia ebraica sefardita fuggita nella Bulgaria ottomana e poi in Romania.
Con una borsa di studio biennale datale dalla regina Elisabetta di Romania, si reca nel 1909 a Vienna e impara subito anche il violino (strumento che qualche volta ‘ruberà’ a illustri partner e con il quale vince un concorso presieduto da celebre violinista francese Jaques Thibaud!). Sempre guidata dal severo zio Avram sceglie di proseguire gli studi a Parigi e non a Zurigo, dove Ferruccio Busoni le propone di diventare sua allieva gratis. Mentre punge il dor, la nostalgia di casa e la melanconia della famiglia, si sottopone a due esami per entrare al Conservatoire: l’elenco dei membri delle commissioni è un parterre des rois: il direttore Gabriel Fauré che la prenderà sotto la sua ala protettrice, Alfred Cortot, Isaac Albenitz, Ricardo Vines, Alfred Bruneau, Raoul Pugno, Eduard Risler, Ernesto Consolo, Moritz Moszkowski.
Purtroppo una personalità dominante come Cortot non è adatta a seguire la natura di Clara che, come scrive Kribus, «infonde alle opere qualcosa di unico. Il suo motore non era di pensare l’opera, e ancor meno di volere qualche cosa dall’opera. Solo riceverla, mettersi al suo servizio, condividerla con il pubblico.» Cortot la umilia: “Voi suonate come una cameriera! Voi non studiate. Avete avuto degli articoli a Vienna e vi credete arrivata. Non siamo a Vienna, Signorina, ma a Parigi. Suonate senza espressione, avete una natura selvaggia”
Appena sta per riprendere il volo della carriera, la guerra e le persecuzioni interrompono tutto: come cittadina romena non può più essere ingaggiata in Francia, poi come ebrea deve fuggire con un viaggio rocambolesco da Parigi a Meudon, via Marsiglia, dalla Pastré che nella sua tenuta ospita Nora e George Auric, la giovane comunista e futura resistente Maroussia, il filosofo non violento Giuseppe Lanza del Vasto, dove può suonare con Casals esule da Franco e in duo con Monique Haas, e dove passa una certa Edith Piaf.
Nessuno però riuscirà a convincere gli impresari francesi a scritturarla (solo in Svizzera riceve ingaggi e concerti con Ansermet, Schuricht, Paul Kletzki, Scherchen).
Per colmo di ironia la sua fama mondiale scocca dopo la morte devastante e prematura di Lipatti, l’artista che più ammirava. («Ci vuole un bel coraggio a suonare in pubblico dopo di lui»), l’amico perfetto («Come temo di lasciare un giorno quelli che amo di più e di perdere la loro amicizia», scriveva proprio a Lipatti).
Come Clara/Clarinette sia arrivata nonostante tutto al successo (Come ha fatto? Molto amore. Dalla madre, dalle sorelle Jeanne e Lili, dagli amici veri) è quanto racconta Kribus in Prélude et fugue: «Ho cercato di essere l’interprete di Clara. Ho cercato di suonare quello che è scritto nella vita di Clara. Dall’inizio del progetto sapevo che non volevo raccontare un solo episodio della sua vita. Quello che mi colpiva era tutta la sua vita. Dall’infanzia al crepuscolo, tante prove: il decesso del padre, la separazione dalla madre e dalle sorelle, Vienna, Parigi, la durezza dello zio Avram, lo sdegno di Cortot, l’assenza di scritture, la grande precarietà, gli anni di sofferenza a Berck nei quali legge gli spartiti di Mozart senza poterli suonare, poi la miseria fra le due guerre, la follia omicida della seconda guerra mondiale, i costanti problemi di salute, e ovunque il dubbio, il trac, la paura.
Il testo, come dice Safy Nebbou, il regista di questa versione realizzata nel 2021 per e con Leatitia Casta in partenariato fra il Théâtre Coeur de Lattes, L’Espace Carpeaux, Curbevoie et Chateauvallon-Liberté, «è guidato da ellissi permanenti, è condotto più dall’azione che dai fatti […], è immaginato con una musicista sulla scena [Isil Bengi] accanto a Laetitia. Avevo in mente il film di Elia Kazan Il compromesso (1969), dove Kirk Douglas si rivede bambino. Sono partito da questa scrittura, cercando un vai-e-vieni permanente fra l’attrice e la musica».
Uno spettacolo che parte dalla fine, la caduta mortale sui gradini della Gare du Midi di Bruxelles, 7 dicembre 1960, e come un carnet intimo di ricordi e di emozioni scritto in prima persona, mescolato a lettere e discorsi diretti, offre quello che Clara voleva si dicesse di lei: «forse un giorno qualcuno scriverà delle cose vere e sensate c emi piacerebbero si sapesse, perché meritano di essere dette al pubblico che mi è fedele e benevolo e agli amici che mi hanno dato il meglio di loro stessi, vale a dire il loro cuore nel corso di tutta la vita.»
Inizia la sua carriera di attrice interpretando Falbala in Asterix e Obelix contro Giulio Cesare, nel 1999. Prosegue nel 2000 con il film TV di successo La Bicyclette Bleue di Thierry Binisti. Nel 2001 è nel cast di Les Âmes Fortes, film drammatico diretto da Raùl Ruiz, e nel 2002 di Rue des Plaisirs, di Patrice Leconte. Nel 2004 debutta sul palcoscenico interpretando Ondine di Jean Giraudoux, per la regia di Jacques Weber. Nel 2006 recita nel film di Pascal Thomas Le Grand Appartement, poi con Gilles Legrand in La jeune fille est les loups nel 2007, e con Olivier Ducastel e Jacques Martineau in Née en 68 nel 2008. Nello stesso anno ha una delle parti principali in Visage di Tsai Ming-Liang, presentato nella selezione ufficiale del Festival di Cannes 2009. Nello stesso periodo torna in scena con Elle t'attend scritto e diretto da Florian Zeller al Théâtre de la Madeleine. Nel 2010, la sua interpretazione di Brigitte Bardot nel film di Joann Sfar Gainsbourg, vie héroïque le vale una nomination ai Premi César nella categoria miglior seconda attrice. Kamen Kalev le offre poi una parte nel suo film The Island (2010), che sarà selezionato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2011. Nel 2012 recita nel film di Yvan Attal Do Not Disturb, in La nouvelle guerre des boutons di Christophe Barratier e nel thriller di Nicholas Jarecki, Arbitrage, in cui Casta ha come partner Susan Sarandon e Richard Gere, film particolarmente apprezzato al Sundance Film Festival di Salt Lake City. Nel 2013 è nel cast di Des Lendemains qui chantent di Nicolas Castro con Pïo Marmaï, Ramzy Bedia e Gaspard Proust. Nel 2014 recita nel film di Audrey Dana, Sous les jupes des filles con, tra gli altri, Isabelle Adjani, Marina Hands, Alice Taglioni e Vanessa Paradis. Nel 2015, la sua partecilazione al film TV Arletty, une passion coupable di Arnaud Sélignac le vale il Laurier d'or. Nel 2017 torna sul palcoscenico in Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman per la regia di Safy Nebbou, dove recita insieme a Raphaël Personnaz al Théâtre de l'Œuvre, dando il via a una grande tournée mondiale. Nel 2018 Casta è al fianco di Jacques Gamblin in L'incroyable histoire du Facteur Cheval per la regia di Nils Tavernier. Nello stesso anno recita in l'Homme Fidèle diretto da Louis Garrel. Nel 2019 è nel film di Delphine Lehericey Le milieu de l'Horizon con Clémence Poesy. Presto la rivedremo in una serie televisiva di Arte Une île diretta da Julien Trousselier. Parallelamente alla sua carriera di attrice, Laetitia Casta collabora con l'UNICEF per la difesa dei bambini guerrieri ed è direttore artistico di Cointreau per promuovere iniziative creative guidate da donne. Laetitia Casta è stata inoltre insignita del titolo di Chevalier des Arts et des Lettres nel 2011 da Frédéric Mitterrand.
Inizia la sua carriera come attore e regista teatrale per poi girare alcuni cortometraggi che gli sono valsi riconoscimenti a livello mondiale: nel 1997 Pédagogie con Julie Gayet, nel 1999 La vie c'est pas un pique nique, nel 2001 Bertzea e nel 2003 Lepokoa. Nel 2004 firma il suo primo lungometraggio, Le Cou de la Girafe con Sandrine Bonnaire e Claude Rich. Nel 2007 L'empreinte de L'ange con Catherine Frot e Sandrine Bonnaire. Nel 2008 Enfances con Elsa Zylberstein. Nel 2010, L'Autre Dumas (selezionato per il Berlin Festival) con Gérard Depardieu, Benoit Poelvoorde, Mélanie Thierry, Dominique Blanc e Catherine Mouchet. Nel 2012 Comme un Homme con Emile Berling, Charles Berling E Kevin Azaïs. Nel 2016 esce Dans les forêts de Sibérie, adattamento del libro di Sylvain Tesson, con Raphaël Personnaz e Evgueni Sidikhine e musiche originali di Ibrahim Maalouf. Firma l'adattamento con Jacques Fieschi di Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman, con Laetitia Casta e Raphaël Personnaz al Théâtre de l'œuvre nel febbraio 2017. Il suo ultimo film è un adattamento del libro di Camille Laurens Celle que vous croyez con Juliette Binoche, Nicole Garcia, François Civil, Guillaume Gouix, Marie Ange Casta e Charles Berling, inserito nella selezione ufficiale al Berlin Festival nel 2019. Scrive la sceneggiatura di L'œil du loup di Daniel Pennac, adattata con Marie Desplechin. Nel 2021 dirige Suzanne Valadon, sceneggiatura di Virginie Despentes, Santiago Amigorena e Safy Nebbou con Isabelle Adjani, François Civil e Arnaud Valois. Safy Nebbou firma, infine, la regia di numerose pubblicità per marchi francesi e internazionali, oltre di campagne umanitarie per Enfance et partage, Elles s'imaginent, l'Institut curie, Solidarité laïque e altri.
La pianista turco-belga Işıl Bengi nasce a Istanbul, dove tiene i suoi primi concerti e vince il primo premio in diversi concorsi pianistici nazionali. All'età di 12 anni si esibisce come solista, selezionata dal governo turco, davanti al leggendario pianista Idil Biret. All'età di 16 anni riceve una borsa di studio dalla Fondazione Dr. Nejat F. Eczacıbası per approfondire la sua formazione musicale in Belgio con i rinomati insegnanti di pianoforte Evgeny Moguilevsky, Piet Kuijken e Alexandar Madzar, oltre a corsi di musica da camera con Muhiddin Dürrüoglu e Dirk Vermeulen presso il Conservatoire Royal de Bruxelles e il Koninklijk Conservatorium di Bruxelles. Segue corsi di perfezionamento in tutto il mondo con artisti rinomati come Anne Queffelec, Jean Fassina, Bernard Lemmens, Paul Gulda, Bruno Canino, Boyan Vodenitcharov, Hamish Milne, Pierre Amoyal, Miriam Fried, per citarne alcuni. Partecipa a vari progetti di musica da camera e tiene diversi concerti in Europa esplorando il repertorio cameristico. Nel marzo 2019 registra un album intitolato Belgian Romantic Works for Cello and Piano con Paul Heyman per Et'cetera Records. Dal 2016 al 2019, Bengi è in tournée in tutto il mondo con lo spettacolo Respire, che vede sul palco due acrobati e il pianoforte solista. Pubblica il suo primo album di piano solo HiKAYE a gennaio 2020 su Fuga Libera / Outhere Music, un programma originale intorno a compositori di diversa provenienza (Armenia, Svizzera, Giappone, Belgio, Grecia, Jugoslavia), tutti influenzati dalle loro radici culturali. Questo progetto è legato alla storia personale di Bengi. La sua attività concertistica comprende recital solistici e di musica da camera in varie sale musicali in Inghilterra, Polonia, Paesi Bassi, Germania, Francia, Belgio, Turchia, Svizzera, Repubblica Ceca, Italia, Grecia, Giappone, tra cui sedi come Bozar, Wigmore Hall, Radio Suisse Romande, Cemal Resit Rey concert hall e molte altre. Isıl Bengi è un'artista insaziabile che ha sviluppato una personalità unica attraverso le sue esperienze e la sua curiosità verso la ricchezza della diversità culturale, degli stili e delle tecniche pianistiche, combinata con una genuina sensibilità e dedizione ai più alti standard artistici.
Olivier Messiaen
Silvia Costa
Alessandro Baricco