Una giornata molto, molto particolare-Kammerspiel psiconautico
C. U. T. Centro Universitario Teatrale di Perugia
La Via Psiconautica
progetto a cura di Roberto Ruggieri
So che, seguendo percorsi “psiconautici” com’è mia specifica e consolidata prassi, ci si deve abbandonare “serendipitamente” all’ignoto ed enigmatico corso degli eventi, lasciandosi guidare dallo spettacolo nel suo esplicarsi, dai segnali evanescenti emanati dalla sua anima. “Serendipità” è il termine col quale Eugenio Barba definisce la tecnica di trovare ciò che non si cerca. Per me è parte integrante della “psiconautica”, ha a che fare con l’integrità dell’individuo.
Una performance vive grazie a molte radici, alcune visibili, altre ignote, a volte esse si occultano enigmaticamente anche agli occhi dello stesso soggetto agente e, accompagnandolo, in forma di misteriose intuizioni, durante tutto il percorso creativo, tracciano imperscrutabilmente il suo per molti versi occulto e mistico viaggio. Potrei dire che ci siamo misurati con il nostro tedio, con il male di vivere, ostinati a voler comprendere in modo assolutamente puro la ragione intima e occulta delle cose, fino all’ultimo, e oltre, consapevoli dell’impossibilità di cogliere il senso divino della vita, con la nostra ragione che vuol acchiappare le misteriose ombre della vita, mentre ci trafigge di pensieri.
Nel nostro “dramma statico” una fanciulla veglia immobile se stessa, prima di dissolversi all’alba. Si appresta a vivere, non vista; nasce quando è alla fine. Passa questo spazio di tempo parlando di verità occulte per cercare di evadere, per dimostrare d’essere viva, per resistere al Destino. Vive lo spazio d’una notte e per credersi reale è obbligata a parlare e a raccontarsi. La nostra sfida: creare e proporre un improponibile e improbabile ‘dramma statico’ attraverso un percorso di conoscenza, gnostico mi verrebbe da dire, in quanto non solo mentale, ma d’integrità, davanti a testimoni veglianti (i ‘pisciaturi’).
Questo è diventato l’esile filo narrativo che ci ha guidato nel buio, dall’alto: la nostra storia a posteriori.
Ci siamo lasciati guidare nelle nostre esplorazioni psiconautiche dalla parte rettile e limbica del cervello, come cercando un oggetto nascosto e ignoto con gesti metafisici. Si è andata così definendo la partitura.
Sulle azioni organiche e personali di Emanuela si sono andati inserendo segnali e indizi emanati dai miei ‘buchi neri’. In questo senso si può dire, con Pessoa, che “siamo stati recitati” da noi stessi, come se i pensieri ci venissero suggeriti di volta in volta, “schiavi della molteplicità di noi stessi”, pur consapevoli che moriremo ammalati per non aver saputo esprimerci. Tutto questo fa parte della ‘serendipità’ e della ‘psiconautica’. La performance si fa da sé, segue un proprio percorso da noi soltanto favorito, ignoto finanche a se stessa: il suo mistero echeggia al di là di noi. Ci siamo abbandonati a lei con fiducia, confidando pienamente nelle nostre intuizioni (da intus, ‘dentro’, a significare ‘comprensione venuta dall’interno’), “nelle plaghe deserte dell’anima”, intuizioni nate come “atti di magia intellettuale”, sull’istinto dell’intelligenza, “ma senza l’impiego dell’intelligenza, in una quarta dimensione della mente”, “assediati psichicamente nel nostro Inferno”. Vivere è non pensare. L’uomo completo è l’uomo che si ignora. Approfondendoci, ci siamo moltiplicati.
Abbiamo finito per sognare i nostri stessi sogni, provando ad “abdicare a noi stessi”, trasformandoci in letteratura, inventandoci i compagni spirituali, scrivendo con l’anima “come se fosse inchiostro”, non fingendo d’essere argonauti della sensibilità estenuata, ma tentando di “comunicare, falsi pontefici, con l’Altro Mondo di noi stessi”, cercando di decifrare l’ineffabile enigma della vita, gravido di significato, cercando di diradare un po’ della nebbiosa confusione che avvolge, credo, il Destino di tutti noi, fra anime e stelle, attraverso la foresta delle paure… Presumiamo di avvertire in noi, lo diciamo con molta laica cautela e un po’ di ritrosia, un’unica labile certezza emersa dalle nostre esplorazioni psiconautiche ed esoteriche: c’è davvero un luogo interno, dentro di noi, esattamente al centro di noi, ove tutto va a finire, da dove proviene tutto di noi, e dove non sappiamo che cosa vi accada.
Questo è il vero seme delle nostre ricerche, è la vera sorgente che ci ha orientato nel nostro viaggio, mossi dalla brezza della ricerca della nostra ombra.
Roberto Ruggieri
di Roberto Ruggieri e Emanuela Filippelli
regia Roberto Ruggieri
performer psiconauta Emanuela Filippelli
disegno luci Roberto Ruggieri
direttore di scena Antonello Turchetti
direttore di produzione Liliana Bianchi
direttore tecnico Umberto Giombolini
produzione C. U. T. di Perugia, Provincia di Perugia