Dimitri Chamblas, Kim Gordon
takemehome
L’ultima creazione di Dimitri Chamblas e Kim Gordon takemehome è un'esperienza visiva e uditiva che prende forma in un ambiente notturno, alla luce dei lampioni o cieli stellati, tra lucciole o fari di automobili, passi o movimenti furtivi di animali notturni.
Al ritmo della colonna sonora composta da Kim Gordon - bassista, chitarrista e vocalist della alternative-rock band Sonic Youth, «una delle donne più audaci del rock» come la definisce The New Yorker – i danzatori si muovono come sagome che emergono e scompaiono, sfuggenti ma familiari, intrecciati e interdipendenti. Al crocevia tra potere e rassegnazione, sono le persone dimenticate delle grandi metropoli, prigionieri o anziani, fantasmi improduttivi, trascurati, indecisi.
«Lo spettacolo nasce a Los Angeles» racconta il coreografo Dimitri Chamblas «dalle lunghe ore che ho trascorso guidando di notte di ritorno da un carcere di massima sicurezza situato fuori Hollywood, dove insegno. Come nelle maggiori metropoli del mondo, il traffico pedonale è stato eliminato e con esso la miseria e la malavita che lo accompagnavano. A volte, di notte, questo mondo di asfalto appena illuminato lascia emergere fantasmi e sagome. Ho immaginato un intero universo di forme umane basato su queste assenze».
Chamblas sceglie di mettere da parte il virtuosismo e si affida agli interpreti, provenienti da diversi continenti, ciascuno con un bagaglio artistico peculiare, oltre a una conoscenza del palcoscenico che gli permette di interpretare ogni tipo di gestualità, dal silenzio all'eccesso.
I danzatori si muovono nella penombra, si scambiano gesti e prendono forma. Sulle loro teste incombe lo zeppelin luminoso ideato da Yves Godin, prima di scomparire, temporaneamente inghiottiti dall'oscurità. La bellezza emerge dal nero, occorre attraversare queste sfumature perché lo spettacolo diventi un'ode alle ombre dimenticate delle grandi metropoli.
coreografia Dimitri Chamblas
musica Kim Gordon
con Marion Barbeau, Marissa Brown, Eli Cohen, Bryana Fritz, Eva Galmel, François Malbranque, Jobel Medina, Salia Sanou, Kensaku Shinohara
luci Yves Godin in collaborazione con Virginie Mira per l'ideazione del dispositivo
direttore di scena Jack McWeeny
tecnico luci Iannis Japiot
tecnico del suono Dimitri Dedonder
costumi Dimitri Chamblas, Andrealisse Lopez
produzione e distribuzione Studio Dimitri Chamblas
studio manager Elodie Vitrano
assistente di produzione Natalia Góngora
coproduzione Charleroi danse - Centre chorégraphique de la Fédération Wallonie-Bruxelles; Montpellier Danse nell'ambito della residenza presso l'Agora, cité internationale de la danse, con il sostegno della BNP Paribas Foundation; Liquid Music Minneapolis; The Sharon Disney Lund School of Dance California Institute of the Arts
takemehome fa parte della Albertine Dance Season e ha ricevuto il sostegno di Villa Albertine
con il sostegno di Dance Reflections by Van Cleef & Arpels
Lo Studio Dimitri Chamblas è sovvenzionato dal Ministero della Cultura - Direction Générale de la Création Artistique e dalla Direction régionale des affaires culturelles Occitanie
INFORMAZIONI
I possessori di uno o più biglietti per gli spettacoli in scena al Teatro Romano potranno ritirare un numero corrispondente di biglietti per l’accesso gratuito al Museo archeologico nazionale e Teatro romano di Spoleto presso:
• Festival Box Office & Merchandising via Saffi, 12 - aperto tutti i giorni con orario 10-13/15-18, dal 24 giugno ore 10-19
• Festival Box Office Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti via Vaita Sant’Andrea, 10 - aperto dal 28 giugno tutti i giorni con orario 10-13/14-19
• Punto informazioni Festival di Spoleto Piazza della Libertà - aperto dal 28 giugno tutti i giorni con orario 10-13/15-18
• Biglietterie dei teatri aperte a partire da un’ora prima l’inizio degli spettacoli
__
Si avvisa che le date e gli orari potranno subire variazioni.
Per aggiornamenti consultare il sito www.festivaldispoleto.com
La chimera del ritorno: takemehome di Dimitri Chamblas e Kim Gordon
Testo di StefanoTomassini
“Penso che queste vite
non siano terminate,
che niente è terminato,
leggo e rileggo questi nomi, scrivo, riscrivo, interrogo: trecento anni dopo rispondo.”
Pedro Eiras
__
È la chimera di una rotta, di una via, un tragitto per il ritorno al visibile, al vivente, fors’anche alla felicità. E avviene in tempo reale, come la necessità che la genera. Il titolo della performance vi allude, certo, e in modo chiaro, esplicito (parole spedite nella grafia che rinuncia agli spazi). Ma le ricadute di questo itinerario sono più intrecciate con ciò che lo deraglia: le ombre e i fantasmi, i suoni e le distanze, le forze piene di oscurità e la violenza dell’essere resi invisibili. La scrittrice italo- inglese Daniela Cascella ci insegna che quello della chimera è uno spazio inquieto, dove sembra esserci poco da dire perché è tutto troppo difficile da articolare (Chimeras, 2022). È necessario allora un mondo di forme composito e impuro, che richieda risonanze e interferenze: è forse proprio quello che serviva a Dimitri Chamblas per creare takemehome, insieme a nove performer e alle suggestioni elettriche e noise di Kim Gordon.
Il coreografo, che vive tra Francia e California e che a Los Angeles ha realizzato un progetto con i detenuti, crede profondamente nella danza come un acceleratore di coesione sociale. Anche in un contesto di reclusione come quello di un carcere di massima sicurezza, l’agency del toccare e del movimento, del farsi carico della presenza e del peso dell’altro, ha rivelato una condizione esistenziale e comunitaria non troppo differente da quella esterna all’istituzione carceraria. Così è nato takemehome. Osservando come tra l’asfalto che inonda le nostre città poco illuminate talvolta emergano fantasmi e strane creature notturne ugualmente prigioniere in un mondo che esclude e allontana: per Chamblas occorre allora saper scegliere tra paura o accettazione. Questi fantasmi, che sono figure dimenticate, reiette e ai margini della città, fuori dal tempo produttivo e lontani dagli spazi del profitto perché provengono da un mondo della spoliazione e dell’irrealtà, vivono della forza che li spinge a noi: come un vero e proprio stato represso dell’essere.
I nove performer, che provengono da differenti continenti (tra i quali, Marion Barbeau, prima ballerina dell’Opera di Parigi, e Salia Sanou, coreografo del Burkina Faso, nell’Africa occidentale), e sono anche di differenti generazioni nonché di stili di movimento, agiscono e si muovono nello spazio performativo come ombre che chiedono attenzione, come presenze al limite del visibile che giocano continuamente con la sparizione. Le sequenze di movimento sono spesso ad alta velocità, richiedono dunque una attenzione e una preparazione di altissimo livello: una qualità esecutiva nella velocità che però non può rischiare una gestualità imprecisa o sfocata. Immobilità, silenzio, azioni improvvise e aritmiche, forti respiri, rapide corse, salti e riversamenti del busto all’indietro, poi attorcigliate giravolte sul terreno, e ancora pose sospese: tutto, in una attenzione senza fiato, in una fluidità senza regole. Quello voluto e coreografato da Chamblas è un corpo guardingo. Oltreché umbratile, spettrale.
Cinque chitarre elettriche (e cinque amplificatori spostati sulla scena) inondano lo spazio di questa alterità notturna con un magma di suoni e rumori in loop frenetici che danno letteralmente corpo all’oscurità. Ma sono anche in grado di creare una sorta di comunità virtuale che si incontra nell’invisibile e che ci ricorda come è possibile creare spazi di immaginazione nei quali ogni incontro è possibile al di là della presenza ordinaria, del riconoscimento socialmente atteso. Lo spettatore qui deve riconoscere, sentendo, tutt’altro.
La performance nasce da un senso profondo delle limitazioni attraverso cui noi costruiamo le nostre relazioni sociali, e la consapevolezza che ogni processo compositivo in qualche modo rischia di replicare gli stessi meccanismi. Sotto questo aspetto, il dispositivo delle luci ideato da Yves Godin culmina in un sospeso zeppelin gonfiabile che genera luce, in apparenza molto leggero ma anche molto simile a un dispositivo di controllo e di sorveglianza. Un oggetto di luce in movimento che punta a superare questi limiti e a illuminare spazi alternativi, sempre nomadi e sempre ulteriori, nei quali il buio e l’oscurità non sono che dei mezzi, degli strumenti a disposizione della luce, mai il loro rifiuto, la loro negazione. Il buio è quindi una ulteriore possibilità della luce di dire la sua, oltre l’isolamento, oltre l’emergenza di qualsiasi natura, e di immaginare al contrario nuovi mondi.
Ecco una nuova chimera che appare perché capace di mostrare attraverso il silenzio o il rumore più ingovernato, «un altro mondo tanto grottesco quanto inquietante». Così come le azioni anche estreme dei performer, che potrebbero sembrare avulse o astratte da un più vero contesto di senso, possono sempre essere ricondotte a storie personali, a istantanee vicende quotidiane e a momenti incredibilmente precisi della vita di ognuno, ma che allo spettatore devono restare nel loro insieme inaccessibili. Perché è parte del processo di osservazione, creazione e composizione del coreografo. In scena sono infatti tramutate e trasfigurate in una anonimità dell’azione piena di malinconia. Nella sua presentazione del lavoro, Dimitri Chamblas allude anche, per le azioni di queste inquiete nove figure nerovestite, a delle «tracce di una felicità cancellata».
Come inaspettate silhouette danzanti che appaiono nella notte lungo le strade di una grande metropoli, emergono oltre il nero portatrici di una idea di bellezza piena di sfumature, e allora sembra comporsi un inno alle ombre dimenticate delle grandi città. L’incredibile incontro tra le aspre sonorità di Kim Gordon e la complessa cultura di movimento di Dimitri Chamblas è avvenuto per caso: in una galleria d’arte di un amico in comune, che ha pensato per (e messo a disposizione a) loro uno spazio di improvvisazione davanti a un pubblico ma senza alcuna scrittura preventiva. L’evento performativo si è trasformato poi in un vero e proprio duetto (Duet, ora visibile anche su YouTube nella versione per il MOCA di Los Angeles). Successivamente, Benjamin Millepied ha proposto a Chamblas di realizzare una coreografia per la sua compagnia LA Dance Project dandogli l'opportunità di continuare a lavorare con Kim Gordon. Questo è stato l’inizio del processo creativo di quello che oggi è takemehome. Non resta infine che richiamare l’estrema versatilità e l’ampiezza delle curiosità di Chamblas, che ha studiato danza classica alla Scuola di Balletto dell’Opera di Parigi, e che lavora al fianco di grandi e importanti brand come Chanel, mentre segue personalmente progetti pedagogici sperimentali mentre prepara l’allestimento di Crowd out – un’opera di David Lang messa in scena per 1.000 voci in un teatro di 3.500 posti, che avrà luogo durante le Olimpiadi di Parigi di quest’anno, non meno che un altro lavoro nel 2024, che ha coinvolto 50 persone che hanno fatto gorgogliare l’acqua dalle loro bocche per creare una immensa fontana umana. Un’ultima chimera: anima e corpo di un nuovo ecosistema.
Dal duo À bras-le-corps creato con Boris Charmatz nel 1993 a quello con Kim Gordon nel 2018, la carriera di Dimitri Chamblas riflette un interesse per gli incontri che non smette mai di sviluppare. Ha collaborato con William Forsythe, Benjamin Millepied, Mathilde Monnier, Salia Sanou, il fotografo e regista Alex Prager e la stilista Virginie Viard. Ha creato la 3e Scène all’Opéra National de Paris, poi è diventato Preside della Facoltà di Danza al California Institute of the Arts di Los Angeles. Dimitri Chamblas definisce la propria cartografia di creazione, spostando la danza in luoghi non convenzionali, come all’interno delle carceri di massima sicurezza, come testimonia il documentario Dancing in A-Yard di Manuela Dalle. Oggi è attraverso il suo Studio che sviluppa i suoi progetti: takemehome, un lavoro per nove performer in collaborazione con Kim Gordon, la messa in scena di Crowd Out, un’opera per mille voci di David Lang, o Slow Show, una performance per cinquanta partecipanti che rallenta il tempo e dà vita a un’installazione omonima composta da una serie di ritratti video. Danzatore, insegnante, coreografo e direttore artistico, la danza è il motore di Dimitri Chamblas tra gli Stati Uniti e la Francia.
Artista visiva, scrittrice, attrice e membro fondatore della band post-punk rock sperimentale Sonic Youth. Fondati nei primi anni ’80, i Sonic Youth sono stati uno dei gruppi rock alternativi più iconici e influenti. Nel 2012 Gordon fonda i Body/Head, con Bill Nace, pubblicando il loro album di debutto Coming Apart nel 2013. Nel 2018 i Body/Head pubblicano il loro secondo album in studio, The Switch. Nel 2019 pubblica il suo primo album da solista, No Home Record. Come artista visiva, Gordon espone in tutto il mondo, tra cui la mostra personale She Bites Her Tender Mind all’IMMA (Irish Museum of Modern Art) di Dublino e Lo-Fi Glamour al Warhol Museum di Pittsburgh. È autrice dei bestseller Girl in a Band e 2020’s No Icon. Ha inoltre coeditato un libro di saggi sulla musica con la scrittrice irlandese Sinead Gleason, This Woman’s work. Negli ultimi anni si è esibita con Dimitri Chamblas in performance che fondono musica e danza in luoghi come il Louvre e l’American Center di Parigi.
Marion Barbeau
Ballerina francese nata nel 1991. Ha studiato danza alla scuola del Balletto dell’Opera di Parigi prima di entrare nella compagnia nel 2008, dove ha scalato le gerarchie fino a diventare prima solista nel 2018. Nel 2016 ha ricevuto il premio Arop come migliore ballerina. Come membro del corpo di ballo, ha interpretato ruoli da solista in balletti e pezzi neoclassici e ha collaborato con coreografi come Hofesch Shechter, Ohad Naharin, Sharon Eyal, Sidi Larbi Cherkaoui e Crystal Pite. È stata scelta da Cédric Klapisch per il ruolo di protagonista nel suo film Rise, uscito nel 2022, e poi nominata miglior esordiente femminile dall’Académie des César. È protagonista del primo lungometraggio di Baptiste Debraux, Un homme en fuite, e di Drone di Simon Bouisson, entrambi in uscita nel 2024. Attualmente sta lavorando con la coreografa Laura Bachman al brano Ne me touchez pas.
Marissa Brown
Ha conseguito un BFA in Performance e Coreografia presso la University of California Irvine e un MFA presso il California Institute of the Arts. Ha recitato nella versione di Broadway di West Side Story di Ivo Van Hove e ha collaborato con coreografi e compagnie come LA Dance Project, Donald McKayle, Benjamin Levy, Sharp & Fine, The Park Avenue Armory e Phantom Limb Company. Crea anche i propri lavori di danza e cinematografici con il nome di Lone King Projects.
Eli Cohen
In Israele lavora con la compagnia di danza Kibbutz 2 fino al 2012. Dal 2013 vive a Berlino e danza sia nella scena freelance berlinese che a livello internazionale. Negli ultimi anni ha collaborato, tra gli altri, con Boris Nikitin, Lisi Estaras, Boris Charmatz, Sebastian Matthias, Sidi Larbi Cherkaoui, Sergiu Matis, Edan Gorlicki e collabora regolarmente con i coreografi Marina Mascarell e Lee Méir, con cui lavora come assistente alla coreografia.
Bryana Fritz
Coreografa, danzatrice e autrice. Il suo lavoro si colloca all’intersezione tra letteratura e performance ed è ispirato da un interesse costante per la scrittura e la storia delle donne medievali, le fanfiction e le pratiche di lettura/scrittura collettiva. Fritz ha lavorato come danzatrice per Anne Teresa De Keersmaeker, Xavier Le Roy, Boris Charmatz e Michiel Vandevelde. Dal 2016 collabora anche con Henry Andersen con il nome di Slow Reading Club.
Eva Galmel
Nata e cresciuta a Parigi, ha iniziato la sua formazione di danza a nove anni con Monique Servaes. Nel 2012 è entrata a far parte della Scuola del Balletto dell’Opera di Parigi sotto la guida di Elisabeth Platel, dove ha interpretato opere di Rudolf Nureyev, Pierre Lacotte e Jose Martinez. È stata in tournée a Mosca e ha danzato al Bolshoï con la produzione di Paquita del Balletto dell’Opera di Parigi. Nel 2019 è entrata a far parte della scuola Rudra Bejart di Losanna, poi è tornata a Parigi per il master al Conservatoire national supérieur de musique et de danse de Paris CNSMDP, diplomandosi nel 2022. Durante i suoi studi, ha fatto uno stage con LA Dance Project e successivamente ha danzato in Romeo & Juliet Suite con LADP in un tour europeo. Si è inoltre esibita al Segerstrom Center for the Arts e ha partecipato al Vail Dance Festival.
François Malbranque
Si avvicina alla danza praticando la danza folcloristica polacca. Dopo aver frequentato il Conservatorio Regionale di Lille, è entrato al Conservatoire national supérieur de musique et de danse de Paris. Nel 2021 ha ottenuto il diploma in danza contemporanea e la laurea in arti dello spettacolo. Performer per Boris Charmatz, ha ideato anche lavori coreografici personali e ha collaborato al disegno luci di diversi spettacoli.
Jobel Medina
Coreografo e danzatore teatrale e cinematografico di Los Angeles, noto per i suoi progetti Kill The Monsters al MOCA (2022) e David, My Goliath al REDCAT (2021). Come danzatore e collaboratore, è stato in tournée con Ate9 Dance Company (2017- 2022), YC Studio (2017-2018) e ha eseguito lavori di Tino Sehgal, Simon Mcburney, Christopher Bordenave, Shahar Binyamini, Tom Weinberger. Tra i suoi progetti recenti figurano Infinite Rehearsal al Museo ICALA, è artista in residenza per California di Alex Prager, Grace di Benjamin Millepied, artista in residenza al Heidi Duckler Dance e il Sundance commercial film. È apparso in spot pubblicitari e in diversi video musicali. Jobel ha conseguito un master in Belle Arti presso il California Institute.
Salia Sanou
Nato in Burkina Faso, ha studiato teatro e danza africana prima di entrare nella compagnia di Mathilde Monnier nel 1993. Nel 2011 fonda la propria compagnia, Mouvements Perpétuels, e realizza numerosi lavori, tra cui Au-delà des frontières (2012), Clameur des arènes (2014), Doubaley ou le miroir (2013), Multiple-s (2018), D’un rêve (2021), Papa Tambour (2021), À nos combats (2023) e De Fugues... en Suites... (2024). Nel 2016 crea Du Désir d’horizons, a seguito dei laboratori che ha condotto per tre anni nei campi profughi del Burkina Faso e del Burundi. Con Seydou Boro, fonda la Biennale Dialogues de Corps a Ouagadougou e La Termitière, un centro di sviluppo coreografico che ha inaugurato nel 2006.
Kensaku Shinohara
Nato a Sapporo, in Giappone, scopre la danza nel 2004 mentre studia antropologia a Tokyo. Dopo essere stato in tournée come performer, nel 2009 si trasferisce negli Stati Uniti per approfondire la ricerca coreografica. Attraverso il movimento e la creazione di paesaggi sonori, il suo lavoro sfida la gerarchia sociale e i sistemi di esclusione/potere, stimolando lo stravolgimento del comfort del pubblico. I suoi lavori sono stati presentati a New York, negli Stati Uniti (Los Angeles, San Francisco, Tucson, Milwaukee, Pittsburgh) e a livello internazionale. Shinohara è stato premiato dalla New York Foundation for the Arts, dalla Foundation for Contemporary Arts, dal 92Y Harkness Dance Center AIR, dal Queens Arts Fund e dalla Japan Foundation New York.
Friedemann Vogel
Yoann Bourgeois
Hania Rani
Il Posto / Wanda Moretti
+ Marco Castelli Small Ensemble
Mehdi Kerkouche