Questioni di identità
QUESTIONI DI IDENTITÀ
L’immagine di Edipo che interroga la sfinge è divenuta – per tutto il Novecento – l’allegoria della moderna condizione dell’essere umano. È con la pubblicazione de L’interpretazione dei sogni (1899), infatti, che Sigmund Freud metaforicamente apre il secolo forse più tragico della storia umana. Si diceva che un’immagine presa dal mito greco definisce meglio di ogni altra la modernità come condizione dell’incertezza. L’uomo è sempre più solo e sempre più estraneo: una sorta di naufrago parzialmente straniero in ogni luogo ed in ogni ruolo. Egli è anche straniero a casa propria: come dice Sigmund Freud egli è anche spogliato della certezza del proprio essere, abitato da un inconscio che lo disturba e lo disorienta. La storia di Edipo – e in questo è la sua grande modernità – è la storia della ricerca di origine e identità; di un esiliato che – inconsapevolmente scacciato dalla propria casa – vi ritorna di nuovo inconsapevolmente; ritorna da estraneo eppure ne prende il governo. La sua saggezza – che lo rende re – è immersa nell’inconsapevolezza. Il suo destino è una ricerca che lo avvicina alla verità e che al contempo lo perde.
Forse non a caso nel mito di Edipo assume un ruolo fondamentale un’altra figura, la cui saggezza è figlia della sua ambiguità: Tiresia, colui che uomo visse sette anni come donna.
Il Novecento, almeno per coloro che si sono formati nell’alveo del pensiero psicoanalitico, è secolo che nasce sotto l’influsso di queste riflessioni. Paul Ricoeur ci dice che l’aura di sospetto che caratterizza il pensiero novecentesco è figlia non solo della psicoanalisi ma anche del contributo di due pensatori così radicalmente diversi e così radicalmente capaci di minare le solidità delle consuetudini: Karl Marx e Friedrich Nietzsche. È il sospetto, quindi, la vera chiave dell’uomo moderno: nulla è dato; nessun punto su cui stare saldi. Ogni ricerca di fondamento si scioglie sotto l’incalzare dello scandaglio del pensiero e, forse, sotto l’incalzare di una velocità delle trasformazioni sociali che rende ogni affermazione desueta un secondo dopo l’essere stata pronunciata.
Tuttavia, così come nel caso di Edipo, la sua caduta e il compimento del suo tragico destino si realizzano proprio giungendo là dove egli credeva di trovare scampo. Così il Novecento ha costruito e riproposto il tema dell’identità, proprio forse per consentire che se ne compisse il tragico destino. Siamo oggi tutti “disidentici”, per utilizzare una bella espressione di Giampaolo Lai. Più che di identità viviamo costantemente immersi in una sorta di “disidentità”: sessuale, sociale, culturale, religiosa.
È questa identità/disidentica con nella quale ci imbattiamo nel nostro agire di terapeuti, sociologi, antropologi e certamente anche di scrittori.
Mario Vargas Llosa ha scritto una piéce teatrale che combina l’arte della finzione propria della letteratura con un suggestivo ricercare analitico, in cui ogni desiderio ha forza e chiarezza e contemporaneamente fragilità e ambiguità. Ogni essere umano oscilla tra Oblomov e Stravogin; tra sogno e delirio. Tra affermazione della propria identità e smarrimento nella propria ambiguità. Egli inoltre coglie a pieno uno dei temi della riflessione analitica sull’amore omosessuale: sospeso tra inversione (il voler appartenere all’altro sesso), e il suo opposto ovvero la ricerca del simile, secondo alcuni quale espressione della paura del diverso, secondo altri quale rimozione della paura del simile.
Eppure, come accade spesso ai grandi scrittori, egli offre una chiave per guardare al tema dell’identità anche in altre discipline e riflettere su cosa renda questo concetto indispensabile ed inservibile allo stesso tempo. Così come il personaggio di Vargas Llosa cerca un fondamento al suo amore e proprio nel cercarlo lo perde, così le questioni di identità che oggi ci aggrediscono, mostrano la limitatezza di questo concetto e proprio nella sua limitatezza la possibilità di un utilizzo non violento. In cui l’identità non sia ragione di costruzione di pensieri normativi, esclusivi, marginalizzanti, ma al contrario di pratiche di tolleranza e di accoglienza.
Il tema dell’identità, tuttavia, oggi si declina anche e soprattutto in riferimento alla compatibilità di identità culturali eterogenee e alla sostenibilità sociale di società sempre più complesse e multiple. Per la prima volta è stata realizzata, nel nostro paese, una grande indagine su questo tema, intervistando 12.000 immigrati in Italia. L’ISMU, con l’aiuto di 15 centri di ricerca, ha indagato il livello di integrazione della popolazione immigrata: quasi quattro milioni di uomini, donne, bambini che, come ben sappiamo, sono una delle parti più vive della nostra società. L’anticipazione dei dati di questo grande lavoro costituisce l’occasione per ricordare come la riflessione sull’identità si faccia più forte laddove i flussi migratori consentono a milioni di uomini e donne con origini, storie, lingue, costumi diversi di vivere l’uno accanto all’altro.
Il secondo appuntamento muove dalla presenza di Vargas Llosa a Spoleto e quindi dalla possibilità di ascoltare la sua lectio magistralis su identità e letteratura, che aprirà la giornata di riflessione multidisciplinare, con psicoanalisti, sociologi, antropologi, studiosi delle religioni. Questioni di identità, infatti, si impongono, come detto in precedenza, con forza inusitata, e non c’è scienziato sociale, ma neppure biologo o medico che non sia in qualche modo chiamato a riflettere su questo tema. Tra i molti aspetti su cui indirizzare il lavoro di confronto si cercherà di privilegiare, anche a ragione del tema che percorre l’opera teatrale di Vargas Llosa, nonché delle sfide poste dai fenomeni migratori, la possibilità di cambiamento, i sincretismi, le abiure ed le conversioni.
Le identità culturali, religiose, linguistiche, politiche ci hanno mostrato che, seppur con sofferenza, con lotte, talvolta massacri, sono possibili, forse, affrancamenti e trasformazioni. L’identità sessuale e di genere, seppur in modo diverso, è stata invece “biologizzata”, “naturalizzata”, divenendo di fatto immodificabile, se non a ragione di un atto contro natura. Tutto ciò oggi non è più vero: il limite è stato passato e le nostre città non sono state distrutte come Sodoma e Gomorra.
È del resto questo il tema da cui, come si diceva, muove Vargas Llosa: così non stupisca che su questo si ritorni, proponendo una lettura, a cura di Pino Micol, di un testo, anch’esso teatrale, Ma il mio nome è Marilyn, di uno psicoanalista e autore di teatro – Sandro Gindro – che agli inizi degli anni Ottanta ha affrontato e messo in relazione in modo assai originale travestitismo, omosessualità ed una rilettura dell’Edipo. Quasi una sorta di controcanto del lavoro di Vargas Llosa. Che, infine, con Pamela Villoresi per la regia di Maurizio Panici, chiude questo percorso ideale, Appuntamento a Londra.
A cura di
Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali
Università Cattolica
Fondazione ISMU – Iniziative e Studi sulla Multietnicità
Programma
Martedì 7 luglio
QUESTIONI DI IDENTITÀ, QUESTIONI DI INTEGRAZIONE.
Presentazione dei dati della prima ricerca nazionale sui processi di integrazione dei cittadini stranieri in Italia, coordinata da ISMU.
Apre i lavori l’Assessore alle Politiche Sociali della Regione Umbria: Dott. Damiano Stufara
Intervengono: Prof. Vincenzo Cesareo, Prof. Giancarlo Blangiardo, Dott. Maurizio Silveri, coordina Raffaele Bracalenti presidente IPRS
Conclusioni: Dott. Maurizio Silveri, Direttore Generale Immigrazione del Ministero del Lavoro e Politiche Sociali
Mercoledì 8 luglio
QUESTIONI DI IDENTITA’
CONVEGNO MULDISCIPLINARE SU CONVERSIONI, SINCRETISMI, ABIURE
Lectio magistralis: Mario Vargas Llosa
Ne discutono: Prof. Andrea Bixio, Padre Paolo Gamberini S. J., Prof. Franco Voltaggio, Prof.ssa Annamaria Giannini, Dott. Massimo Fini, Dott. Raffaele Bracalenti, Prof. Efrain Kristal
Partecipano (in ordine alfabetico):
Andrea Bixio, Professore Ordinario di Sociologia, Università La Sapienza Roma
Giancarlo Blangiardo, Ordinario di demografia all’Università di Milano Bicocca
Raffaele Bracalenti, Presidente I.P.R.S.
Vincenzo Cesareo, Professore Università Cattolica del Sacro Cuore.
Massimo Fini, giornalista, scrittore e drammaturgo
Paolo Gamberini S. J., Professore Associato di Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale
Anna Maria Giannini, Ordinario di Psicologia, Università La Sapienza Roma
Efrain Kristal Capo Dipartimento di letteratura comparata U.C.L.A. University College Los Angeles
Pino Micol, Attore
Maurizio Panici attore, autore e regista teatrale
David Sebasti attore teatrale
Maurizio Silveri, Direttore Generale Immigrazione del Ministero del Lavoro e Politiche Sociali
Pamela Villoresi attrice e regista teatrale
Franco Voltaggio, Storico della filosofia e della scienza
Al termine, Pino Micol e Manuele Morgese leggono il testo teatrale di Sandro Gindro intitolato “Ma il mio nome è Marily”.