Paolo Bonacelli
Martini si racconta: questo è il vertice d’osservazione da cui considerare il testo di Marco Garzonio. Il titolo dice gli intenti dell’autore. E cioè, narrare drammaturgicamente: come il Cardinale ha fatto il vescovo per gli oltre 22 anni in cui è stato a Milano e perché, ritiratosi a Gerusalemme, ha assunto sempre più il ruolo di profeta dei nostri giorni travagliati; come la Chiesa ambrosiana si è rapportata con la società civile e con la politica e le differenze tra Martini e i vertici dell’episcopato italiano; come Martini ha risposto alle continue domande poste dal contesto culturale e sociale a proposito sia delle questioni generali più scottanti della convivenza (ingiustizie, corruzione, violenza, guerre), sia dei problemi che toccano da vicino la vita delle persone ad incominciare dalla famiglia e dalle difficoltà che essa oggi deve affrontare.
Nella pièce, testo originale scritto appositamente dall’autore per il Festival di Spoleto, si intrecciano due filoni: quello oggettivo, diciamo così, che è un po’ la "storia di Milano", dell’Italia e dell’Europa degli ultimi trent’anni, e quello soggettivo. Il testo punta, infatti, a far emergere il vissuto di un uomo che, prelevato dagli studi biblici e privo di esperienza pastorale, prende coscienza progressivamente di quel che sente cambiare in lui di fronte al compito affidatogli e che avverte, insieme, come si stia trasformando la realtà a mano a mano che vi si cala. Milano cambia a causa dei rapidi mutamenti socioculturali ed economici, ma anche lui, il cardinale, è cambiato nell’intimo sin dalle prime esperienze e contribuisce a cambiare sensibilmente Milano: quella cattolica e quella laica.
Filo rosso dell’opera è il rapporto di Martini con il Corriere della Sera, testata per la quale l’autore Marco Garzonio ("il maggior esperto martiniano" lo ha definito il cardinal Gianfranco Ravasi) ha seguito Carlo Maria Martini sin dal suo arrivo a Milano. Molto del materiale dell’opera, infatti, è tratto anche dagli articoli che il Cardinale scrisse per il giornale, dalle interviste che concesse, dalla posta con i lettori che ha tenuto negli ultimi tre anni della sua vita, dal 2009 al 2012. La portata degli eventi locali, nazionali, mondiali e la coscienza critica di Martini hanno reso e rendono Milano un vertice d’osservazione emblematico, per la posizione della città (Mediolanum: che sta in mezzo, tra Nord Sud, tra Est e Ovest) e per il ruolo di anticipatrice di fenomeni che per tradizione la città ha. Terrorismo, deindustrializzazione, immigrazione, localismo, crollo dei muri, Tangentopoli sono capitoli di una complessa vicenda collettiva che nella "grande città" (Milano paragonata dal cardinale alla Ninive biblica, la città da salvare da corruzione e degrado) ha uno dei suoi principali epicentri. L’incalzare degli accadimenti e le risonanze nell’animo del pastore, oltreché nella sua intelligenza, costituiscono la materia prima nel procedere del testo. L’autocoscienza di Martini, che cerca di capire il senso del presente e dei germi di futuro in esso contenuti, per sé, per i fedeli, per la comunità civile, diviene paradigma d’una ricerca faticosa dei fondamenti dello stare assieme oltreché delle ragioni del credere. Il "che cosa mi dice tutto questo", o "quali risonanze ha in me quel fatto specifico", "perché succede proprio a me", "quale messaggio Dio vuole mandarmi" sono espressioni tipiche del lessico martiniano. Il fatto che il cardinale si sia interrogato più che dare risposte ha fatto sì che la gente lo sentisse vicino, "uno di noi".
Martini che, sulla scorta dell’esperienza di Ambrogio, acquisì coscienza del ruolo di defensor civitatis e defensor pauperum, rimane punto di riferimento morale per la città, per il Paese, per il mondo occidentale. Ma non solo per esso. Visti i rapporti internazionali intensificati sul piano ecumenico grazie anche a quelli scientifici degli anni dell’università, il cardinale divenne una figura cui han guardato Paesi, religioni, istituzioni sparsi ai quattro angoli della terra. Un autentico interlocutore nel dialogo delle culture. Una figura che ha ancora molto da dire.
MARCO GARZONIO
Nato nel 1939, Marco Garzonio vive a Milano. È attualmente editorialista del Corriere della Sera ed esercita privatamente l’attività di Psicologo Analista e Psicoterapeuta. Presso il quotidiano di via Solferino ha lavorato per oltre 17 anni, durante i quali gli è stato affidato l’incarico di seguire il Cardinal Martini sin dai primi tempi del suo episcopato, impegno che gli ha consentito di accompagnarlo anche all’estero per grandi eventi a: Basilea, Santiago di Compostela, Gerusalemme, Damasco, Graz. L’essersi dovuto occupare per il giornale anche di fatti politici, sociali e culturali gli ha offerto l’opportunità di considerare la portata dell’opera del Cardinale in riferimento agli accadimenti della vita civile su scala nazionale, alle vicende generali della Chiesa, ai rapporti con altre religioni e culture. Al Corriere era giunto come sbocco d’un percorso giornalistico ricco di numerose, qualificanti esperienze professionali: Capo Ufficio Stampa dell’Università Cattolica con Giuseppe Lazzati, allora Rettore, e poi della Giunta Regionale lombarda con il Presidente Piero Bassetti; quindi Capo Servizio al settimanale Tempo Illustrato, diretto da Guglielmo Zucconi, e redattore a Il Giorno, sotto la guida di Gaetano Afeltra.
È presidente nazionale del CIPA, Centro Italiano di Psicologia Analitica, presso la scuola del quale svolge funzioni di Docenza e di Training. Per oltre trent’anni ha insegnato all’Università Cattolica. Nel 2002 è stato chiamato allo IULM. Dall’insegnamento universitario si è ritirato nel 2010. Da tempo è impegnato nell’Ambrosianeum. Di tale Fondazione culturale, luogo di dialogo e ricerca condivisa del bene comune tra società e Chiesa, è stato di recente confermato Presidente, in continuità con un impegno che iniziò vent’anni fa, con Martini arcivescovo.
Ha pubblicato numerosi volumi, tradotti anche all’estero, e scritto saggi usciti in opere collettanee. In particolare ha dedicato quattro libri all’opera e al pensiero di Martini. L’ultimo di questi, Il profeta. Vita di Carlo Maria Martini, è stato pubblicato da Mondadori nel novembre 2012. I tre precedenti volumi sul cardinale sono una lettura delle principali tappe del suo ministero episcopale, dai propositi degli inizi alla sintesi di quando lasciò la Diocesi. I titoli: Cardinale a Milano in un mondo che cambia, Rizzoli, 1985; Carlo Maria Martini, San Paolo, 1993; Il Cardinale. Il valore per la Chiesa e per il mondo dell’episcopato di Carlo Maria Martini, Mondadori, 2002.
Tra gli altri suoi titoli si ricordano: Gesù e le donne. Gli incontri che hanno cambiato il Cristo, Rizzoli, 1990; Lazzaro, l’amicizia nella Bibbia, Paoline, 1994; Schuster, Piemme, 1996; Ambrogio. La vita del maestro narrata da Agostino, Piemme, 1997; Il caso Padre Pio, Sonzogno, 1998; Un sogno lungo cent’anni. Freud, Jung e gli altri a un secolo dopo L’interpretazione dei sogni, (testo per una rappresentazione drammaturgica), la Biblioteca di Vivarium, 1999; E venne un uomo di nome Giovanni, Rizzoli, 2000; Le donne, Gesù, il cambiamento. Il contributo della psicoanalisi alla lettura dei Vangeli, la Biblioteca di Vivarium, 2005; La vita come amicizia, San Paolo, 2007; Il Codice di Tarso, Paoline, 2009.
FELICE CAPPA
Giornalista, autore e regista, dal 1993 è consulente della Rai. Ha scritto e diretto programmi radio e tv, film, documentari, spettacoli ed eventi teatrali. Ha collaborato con il Teatro alla Scala, il Piccolo Teatro, la Comédie Francaise, il Teatro Franco Parenti e l’Expo’ di Saragozza. Da vent’anni è consulente della Rai dove ha curato progetti con Giorgio Albertazzi, Luca Ronconi, Peter Greenaway, Leo De Berardinis, Marco Baliani, Paolo Rossi, Mimmo Cuticchio, Marco Paolini, Alessandro Baricco, Corrado Augias, Paolo Rossi e Giorgio Barberio Corsetti. Collabora stabilmente con Dario Fo e Franca Rame per i quali ha firmato regie teatrali e allestimenti di mostre in Italia e in Europa. Tra i suoi lavori: Il ventre di Palermo. Sulle tracce di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con Franco Scaldati; Fabbrica con Ascanio Celestini; Il sangue e la neve con Ottavia Piccolo (Biennale di Venezia - 66° Mostra Internazionale del Cinema); Canto del popolo ebraico massacrato con Moni Ovadia e la Stage Orchestra (Premio speciale della Giuria al 61° Prix Italia; Fipa Tel - Biarritz; Premio speciale della Giuria al XII FamaFest - Portogallo); Un sasso nello stagno. Storia e storie di Gianni Rodari, con Giovanni Antonio Cappa, (Festival Internazionale del Cinema di Roma, Festival Internazionale del Cinema Giovane di Bellinzona). Con Marco Baliani ha scritto Francesco a testa in giù (Garzanti, 2000) e ne ha realizzato l’adattamento televisivo dopo Kolhaas e Corpo di stato. Nel 2011 presenta sempre con lui al Festival dei Due Mondi, Terra promessa. Briganti e migranti. Ha realizzato inoltre video d’arte e film in 3D. L’ultima regia per la televisione è Il nipote di Rameau con l’interpretazione di Silvio Orlando che sarà presentato in concorso al 65° Prix Italia 2013.
PAOLO BONACELLI
Nato a Roma, si diploma all’Accademia Nazionale d’arte drammatica "S. D’Amico" e inizia la carriera professionale nel "Teatro Popolare Italiano" diretto da Vittorio Gassman con Questa sera si recita a soggetto di Pirandello, per poi dare vita con A. Moravia, D. Maraini ed E. Siciliano alla "Compagnia del Porcospino", una delle protagoniste della stagione delle avanguardie romane. In seguito fonda la Compagnia del "Porcospino 2". Bonacelli ha legato il suo successo ad altri importanti registi quali Mario Missiroli, Franco Enriquez, Giorgio Pressburger, Vittorio Caprioli, Patrice Chéreau, Marco Bernardi, Cherif, Guido De Monticelli, Furio Bordon, Beppe Navello. È stato direttore artistico del Teatro di Sardegna dal 1991 al 2006, proponendo numerosi spettacoli di cui è stato protagonista. Ha lavorato in diverse produzioni con il Teatro Stabile di Bolzano. Oltre 80 sono le sue interpretazioni cinematografiche. Tra i numerosi riconoscimenti ha ricevuto nel 1976 la Targa Mario Gromo per Salò o le 120 giornate di Sodoma, nel 1984/85 la Maschera d’argento, nel 1992 il Nastro d’argento, il Ciak d’oro e il Biglietto d’oro per Johnny Stecchino. Nel 1997 il Biglietto d’oro per La mandragola con la regia di M. Missiroli. Nel 2011 gli è stato assegnato il "Premio Renato Simoni" alla carriera. Nel 2006 gli è stata conferita dalla Presidenza della Repubblica l’Onoreficenza di "Commendatore della Repubblica".
LUCILLA GIAGNONI
Nata a Firenze, si forma alla Bottega teatrale di Gassman con Vittorio Gassman e Jeanne Moreau. Dopo aver lavorato con Paola Borboni, Raul Grassilli, Luigi Squarzina, dal 1986 al 2002 è autrice e protagonista degli spettacoli del Laboratorio Teatro Settimo, uno dei gruppi storici italiani del teatro di Narrazione e d’Autore con la regia di Gabriele Vacis. Fra le molte produzioni: Esercizi sulla tavola di Mendeleev (Premio Francesca Alinovi-Opera Prima e presentato ai festival internazionali di Salisburgo, Madrid, Amburgo, Barcellona, Melbourne), Riso amaro (Premio Wave, Copenhagen), Nel Tempo tra le guerre, Istinto Occidentale, Stabat Mater (Premio Fringe Festival di Edimburgo), La Storia di Romeo e Giulietta (Premio Ubu per la drammaturgia), Modelli, Villeggiatura. Smanie, avventure e ritorno (Biglietto d’oro A.G.I.S. per la ricerca. Premio I.D.I. per la drammaturgia. Nomination premio Ubu per la regia). Collabora fra gli altri con Alessandro Baricco, con Katie Mitchell della Royal Shalespeare Company di Londra al Piccolo Teatro di Milano, con Michele di Mauro, Alessandro Benvenuti. È autrice di trasmissioni radiofoniche e televisive e collabora con grandissimi musicisti. È autrice di diverse pubblicazioni, insegna narrazione alla scuola Holden di Torino e svolge un’intensa attività nel campo della formazione per il teatro e per la comunicazione. Ha partecipato ai film Nostos di Franco Piavoli, San Salvario di Enrico Verra, Il dolce rumore della vita di Giuseppe Bertolucci, A/R andata e ritorno di Marco Ponti.
di Marco Garzonio
con Lucilla Giagnoni
drammaturgia e regia Felice Cappa
sound design Paolo Pizzimenti
video design Matteo Massocco e Valeria Palermo
impianto scenico Valentina Tescari
assistente alla drammaturgia Maddalena Massafra
assistente alla regia Amanda Spernicelli
un progetto commissionato da
Fondazione Corriere della Sera
Spoleto56 Festival dei 2Mondi
prodotto da CRT Milano/Centro Ricerche Teatrali
Isabella Rossellini
Sebastiano Lo Monaco
Mariangela D’Abbraccio
Irina Brook