L′OCA DEL CAIRO
Mozart riteneva che l′opera comica italiana dovesse prima di tutto "far ridere"; ed è appunto la giocosa musica mozartiana a sorreggere il divertimento teatrale di questa operina, che al culmine della vicenda porta in scena un′oca meccanica che nasconde uno dei protagonisti.
Trama dell′opera: il ricco possidente Don Pippo ha una figlia, Celidora, che ama riamata il bel Biondello. Questi la chiede in moglie ma Don Pippo - fidanzato con la giovane Lavinia la quale ama segretamente Calandrino - non lo considera socialmente all´altezza e rifiuta il suo assenso. Allora i giovani hanno un´idea: solleticando la sua vanità diranno a Don Pippo che il Sultano del Cairo gli manda un dono meraviglioso, "l´oca sapiente che parla umanamente" e che sa "predire il futuro". La cameriera Auretta si allea con i giovani, ben retribuita da Calandrino, e annuncia al padrone l´arrivo della bestia portentosa. Don Pippo cade nel tranello, sopraggiunge il corteo del Cairo con Calandrino e Lavina travestiti da messi del Sultano e con Biondello nella parte dell′oca, la quale lancia una terribile profezia: "Se Don Pippo non rinuncia alle nozze con Lavina, vedo tutta una rovina, un disastro"; ed anche: "Se Celidora il giovane che l´ama sposerà, ogni cosa bene andrà". Don Pippo spaventato acconsente e i giovani, spogliati dei travestimenti, festeggiano l´ottima riuscita del loro inganno. Sul più bello arriva Auretta a metterli in guardia: "Il padrone non la beve", ha addirittura chiamato le guardie. Nel lieto fine Don Pippo decide di perdonarli e canta: "... qui convien venire a patti. Chi più sa perdonerà", anche perché nel frattempo ha già messo gli occhi sulla bella servetta.
L´Oca del Cairo è l´unica opera mai scritta in cui vediamo un tenore travestito da oca. Perché proprio da oca? Forse era più logico da pappagallo, visto che parla, o magari da volpe, che ha fama di essere un animale molto furbo. Ma in teatro gira una malignità, che i tenori, a differenza dei baritoni e dei bassi, non siano esattamente delle aquile (per restare nel regno animale). E io credo che questa voce circolasse anche ai tempi di Mozart ... anche se le oche non sono poi così stupide, visto che hanno già salvato Roma una volta. La scena in cui Biondello arriva vestito da oca è il fulcro di tutta l´opera ed è di grande comicità. Per cui ho pensato di puntare tutta la regia sulle oche. Ho chiesto a un grande fotografo, Mino La Franca, di fotografare delle oche e anche di farle, in qualche maniera, recitare. Cosa che è riuscito a fare, alternando secchiate di mangime a altre di acqua. Le foto, elaborate al computer con risultati divertentissimi, vengono proiettate in palcoscenico come sfondo e commento all´azione dei personaggi. Pensando poi che l´opera buffa deriva dalla commedia dell′arte, dove maschere come Arlecchino, Colombina, Pantalone non recitavano un testo compiutamente scritto ma giravano per le piazze d´Italia adattando le battute al luogo in cui si trovavano, abbiamo deciso di riprendere questa tradizione, inserendo foto dei luoghi più belli di Spoleto. Buon divertimento!
Patrizia Gracis
dramma giocoso in un atto ricomposto da Diego Valeri
sui frammenti del testo originale dell´abate Gian Battista Varesco
musica Wolfgang Amadeus Mozart
ricostruzione e orchestrazione Virgilio Mortari
Don Pippo Tiziano Antonelli
Celidora Luisella Piccini
Biondello Wu Qi
Calandrino Luca Piccioni
Lavina Tiziana Fabietti
Chichibio Michele Fumanti
Auretta Mun Hyunin
Orchestra del Conservatorio "Francesco Morlacchi" di Perugia
diretta da Carlo Palleschi
regia, scene e costumi Patrizia Gracis
foto di Mino La Franca
assistente alla regia Elisa Panfili
si ringrazia la ditta Angelo Fabbrini Pianoforti - Pescara per la preziosa collaborazione