BOTERO A SPOLETO
Per la prima volta a Spoleto un’esposizione di quarantotto "gessi" provenienti dalla collezione privata di Fernando Botero che rappresentano un’ampia sintesi della sua attività scultorea e che richiamano i principali temi iconografici della sua opera: cavalieri, centauri, figure maschili e femminili, ballerini, gatti, cavalli e tori.
Nel Palazzo Comunale - all’interno della Cappella palatina di San Ponziano, nella Sala dello Spagna e nella Sala dei Duchi - sono collocate le sculture in gesso che, come in un laboratorio didattico, illustrano il modo di operare dello scultore Fernando Botero.
Attingendo a favori tecnici si può dire che il gesso sia una struttura matrice, guardandolo come effetto emozionale, e anche spirituale, si può considerare che sia l’anima di ogni scultura. Non a caso, infatti, molte opere in gesso sono oggi pezzi unici al mondo e considerati essi stessi dei capolavori, non esistendo più gli originali in marmo o in bronzo che sono andati perduti o distrutti. Anche Canova, proprio con un gesso, la copia dei Lottatori, si mise in luce vincendo un premio, mentre nella galleria dell’Accademia di Firenze si può ammirare l’originale in gesso del Ratto delle Sabine del Giambologna, 1582.
Le prime esperienze di Botero con la scultura risalgono agli anni ’60, ma dimostrerà il suo grande amore per questa disciplina dal 1973. Sculture di Botero le troviamo nelle strade e nelle piazze delle più importanti città del mondo. La mostra, quindi, oltre a contenere le opere in gesso, propone, una scultura monumentale in bronzo esposta all’esterno. Oltre che per gli appassionati e storici dell’Arte, la mostra riveste particolare importanza anche per gli alunni che, grazie al sopraddetto "didattico" sulla scultura, può definirsi "interattiva", cogliendo appieno l’attuale esigenza dei nostri giovani.
mostra promossa dal Comune di Spoleto
con il patrocinio di Regione Umbria, Provincia di Perugia, Spoleto Festival dei 2Mondi, Università per Stranieri di Perugia, Ambasciata della Colombia
organizzazione ARTEInternazionale
a cura di Zeno Zoccheddu