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62

BERLIN KABARETT

MARISA BERENSON

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Saturday
22
June
2019
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22:30
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Teatro

Sinossi

Soprannominata ”It Girl” da Yves Saint-Laurent, protagonista per Stanley Kubrick e Luchino Visconti, Marisa Berenson è Kirsten, la direttrice di uno dei grandi cabaret di Berlino, durante i primi anni dell’ascesa del nazismo, sotto la Repubblica di Weimar. Mentre la capitale tedesca vive una fase di miseria economica e sociale e di piena decadenza dei costumi, Kirsten porta avanti il suo locale senza farsi troppi scrupoli. Attorniata dal figlio, dal suo ex-amante scrittore, da un compositore in voga e da due musicisti, ci accompagna attraverso l’evocazione e il ricordo di gloriosi trascorsi. Una traversata satirica e tragica nell’era più buia della Germania, in un contesto artistico in cui si intravedono gli utimi fuochi dell’espressionismo.

L’origine della parola ‘cabaret’ è confusa e la sua etimologia incerta. Si ritiene che il termine risalga all’antica lingua d’oïl. Nel Medioevo designava un ritrovo popolare in cui si serviva da bere e da mangiare, e dove, allo stesso tempo, i visitatori si potevano distrarre assistendo a spettacoli semplici e brevi: scenette, canzoni, piccole forme teatrali, monologhi, improvvisazioni. A metà del XIX secolo, in Francia, in Germania e in tutta l’Europa centrale, la parola acquista il suo significato attuale. Fino ad allora, il cabaret era stato un semplice luogo di svago, frequentato dal popolo e dalla piccola borghesia. Da quel momento, si arricchisce gradualmente di una dimensione politica, persino ideologica, che lo rende protagonista della scena sociale e culturale. Il cabaret si associa ai concetti di protesta e di rivendicazione. Allo stesso tempo, occupa un ruolo culturale e artistico nelle avanguardie tedesche, soprattutto all’indomani della sconfitta del 1918. È questo il periodo in cui anche i migliori autori dell’epoca, fra cui Brecht e Wedekind, frequentano attivamente i cabaret. Il cinema degli anni ’30 ne trae ispirazione. L’espressionismo vi trova la sua collocazione. Il cabaret tedesco fa il suo ingresso nella mitologia nazionale come simbolo di decadenza. Ha una sua storia, una cultura, un’estetica, che sono cupe, violente, volutamente morbose, e che hanno trovato terreno favorevole in tutti i periodi critici della storia nazionale.

È così che, a partire dagli anni ’20, il cabaret diventa lo specchio della società tedesca, in particolare durante la Repubblica di Weimar e l’ascesa al potere del nazismo. In quel periodo, il cabaret inizia a ripudiare le ambizioni culturali che aveva sviluppato in passato. Dopo la sconfitta del 1918, la reputazione di Berlino come città della notte, del piacere e della dissolutezza, non tarda a manifestarsi. Berlino viene evocata alla stregua di Babilonia e Sodoma! Finita l’esaltazione della gloria dell’impero, nella capitale i cabaret si moltiplicano, diventando vere e proprie valvole di sfogo della crisi economica e sociale. Il varietà invade il cabaret nella sua dimensione più sensuale, più fisica (esibizione del corpo, comparsa del nudo…), quindi più erotica, e presto anche commerciale, sfociando nella prostituzione. L’omosessualità investe il cabaret. La censura interverrà solo in un secondo momento, con il progressivo affermarsi del regime nazista. “Piacere” è la parola d’ordine, secondo un concetto assoluto di libertà che sfiora l’anarchia e si ispira al nichilismo. Tuttavia, fino al 1928 sussistono ancora isole di resistenza artistica, sotto l’influenza di musicisti come Friedrich Holländer (autore della musica de L’Ange bleu), di scrittori come Tucholsky, di direttori artistici come Max Reinhardt, di poeti come Walter Mehring, di uomini di teatro come Brecht o Piscator, tutti impegnati a preservare la tradizione anche politica del cabaret e a introdurvi le nuove forme di espressione musicale, in particolare il jazz. Ma sarà tutto vano. Con il trascorrere degli anni, il degrado della programmazione dei cabaret si accentua. La miseria sociale raggiunge il suo apice alla soglia degli anni ’30, ma la protesta politica e sociale investe di nuovo la scena, suscitando la forte reazione della polizia del nascente partito nazista. È l’epoca in cui Goebbels, nominato “Gauleiter” di Berlino, scatena una caccia violenta ai cabaret, ordinando la distruzione dei teatri e l’esilio, l’invio nei campi di concentramento o l’assassinio degli artisti più rinomati. Nel 1933 saranno distrutti anche gli ultimi cabaret di Berlino, di cui attualmente la capitale cerca di ravvivare il ricordo, seppur attraverso una rappresentazione estetica edulcorata.

Crediti

Programma

di Stéphan Druet

musica di** Stéphane Corbin e Kurt Weill**

con Marisa Berenson, Sebastiàn Galeota, **Olivier Breitman, Simon Legendre, Hugo Chassaniol, Guillaume Rouillard, Gaston Re **

coreografie Alma de Villalobos

costumi Denis Evrard

luci Christelle Toussine

direzione vocale **Vincent Heden **

arrangiamenti musicali Anne-Sophie Versnaeyen

Programma di Sala

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Date & Biglietti

INFO BIGLIETTERIA
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22
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2019
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22:30
Complesso monumentale di San Nicolò
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Orari Evento
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29 Giugno
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Biografie

MARISA BERENSON

Nota come la «It Girl» di Yves SaintLaurent, negli anni ’70 Marisa Berenson è stata la musa originale ispiratrice di numerosi stilisti, fotografi e giornalisti di moda. Figlia della leggendaria creatrice Elsa Schiaparelli-Berenson, Marisa muove i suoi primi passi nel mondo della moda all’età di sedici anni. Avrà una carriera vertiginosa, costellata da apparizioni sulle riviste più rinomate: Vogue (la prima volta nel 1970), Harper’s Bazaar, Time, Newsweek... La sua bellezza singolare unita a una grazia felina la portano presto a calcare le scene. Offre performance memorabili in film leggendari:_ La morte a Venezia_ di Luchino Visconti, Cabaret di Bob Fosse, S.O.B di Blake Edwards, Cacciatore bianco, cuore nero di Clint Eastwood, il cult di Stanley Kubrick Barry Lyndon, e il recente Io sono l’amore di Luca Guadagnino, acclamato dalla critica nel 2010, nonché la commedia romantica Colpo d’amore di Joel Hopkins, del 2013, al fianco di Emma Thompson e Pierce Brosnan. Il suo ruolo in Cabaret le è valso una nomination ai Golden Globe, ai Bafta e al National Board of Review. Marisa Berenson è apparsa anche in importanti produzioni televisive: Playing for time, di Daniel Mann, vincitore di un Emmy Award e Hemingway di Bernard Sinkel, entrambi per CBS; _Lo Scialo _di Franco Rossi e Mafiosa per Canal +. Ha recitato a Broadway in _Design for Living _di Noël Coward, Holiday con Kevin Kline all’Ahmanson Theatre, e in Time of your life di William Sorayan. Nel 2016 ha interpretato Lady Capulet al Garrick Theater a Londra, nella pièce shakespeariana _Romeo & Juliet _per la regia di Kenneth Branagh e Rob Ashford. Ha scritto diversi libri fra cui _Momenti intimi, A life in Pictures _e Elsa Schiaparelli’s Private Album. Marisa Berenson è impegnata in diverse cause umanitarie. È ambasciatrice di buona volontà dell’UNESCO e Artista per la pace. È inoltre madrina dell’ospedale per l’infanzia Robert Debré a Parigi. Dal 2017 fa parte del comitato del museo Yves Saint-Laurent a Marrakech.

STÉPHAN DRUET

Dopo aver studiato per diventare attore presso l’école du Passage, e aver frequentato i corsi di Véra Gregh, il Conservatorio del 10° arrondissement di Parigi e l’ENSATT, Stéphan Druet esordisce nel ruolo del clown con la compagnia Les Octavio di cui è uno dei creatori. Nel 1993, fonda la propria compagnia e organizza spettacoli di cabaret. Scrive e mette in scena il suo primo spettacolo: Le retour sans retard, di Martin Tammart, una pièce con sedici attori, che mescola amore, musica, risate e danza; segue _Barbe-Bleue _di Offenbach che segna l’inizio di una stretta collaborazione con la compagnia Les Brigands da cui nascono le produzioni Geneviève de Brabant, Le Docteur Ox, Ta bouche (nominata ai Molières e al Diapason d’Or) e Toi c’est moi (nominato ai Molières). Dirige Don Juan, L’Illusion comique, Le Songe d’une nuit d’été,́ Femmes d’attente, Miramè, e spettacoli musicali come Parades (con il gruppo vocale Indigo), _Audimat _e Des airs du temps di Sébastien Lemoine. Nel 2008, collabora con Julie Depardieu per mettere in scena _Les Contes d’Hoffmann di Offenbach. Si reca a Buenos Aires per dirigere Une visite inopportune _di Copi. Scrive e dirige Amor Amor a Buenos Aires, in occasione del bicentenario dell’indipendenza argentina. Lavora a Les divas de l’obscur, Avarice au pays des groseilles, Renata, Oh lala oui oui! - lo swing degli anni folli. Quindi scrive e mette in scena Evita, amour, gloire, etc.… che gli vale il premio della Fondazione Charles Oulmont. Dirige Pour l’amour du fisc, poi Histoire du Soldat, per cui ottiene il premio della critica e una candidatura ai Molières, nonché il nuovo spettacolo dei Caramels fous. Contribuisce a creare il Micro Théâtre, per cui scrive e dirige La Laundrette. Ha scritto e diretto Berlin Kabarett. Il prossimo inverno metterà in scena Azor, opérette policière.

Rassegna Stampa

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