Italo Carmignani, Danilo Capezzani
Sessanta decibel
storia di un'intervista possibile
Il decibel è l’unità di misura utilizzata per la quantificazione del rumore. Sessanta decibel sono la perfetta soglia di ascolto. Sessanta decibel sviluppano un’intensità di suono tale che l’orecchio umano semplicemente ascolta. Senza fatica, né dolore. E assorbe. Il brusio di un caffè mediamente affollato, una strada di giorno non troppo trafficata, una naturale conversazione tra due persone. A sessanta decibel un giornalista, un comunicatore, un mittente, insomma un essere umano, trasmette naturalmente delle informazioni. A sessanta decibel il destinatario di quelle informazioni naturalmente ascolta. E recepisce quelle informazioni. Le introietta. Da quel momento le porterà dentro, e maturerà verso di esse un proprio personale pensiero critico. Oppure no.
A sessanta decibel una strutturata intervista giornalistica è un eletto momento di verità rispetto ad altri sistemi giornalistici o di comunicazione delle notizie. Così è stato storicamente, vengono in mente Enzo Biagi, Gianni Minà, Giovanni Minoli, Vittorio Zucconi. L’intervistato e l’intervistatore. Domande e poi risposte, semplicemente l’uno di fronte all’altro. La confessione di un’intimità, e di una possibile verità, di fronte al chiasso sempre più confuso della parola scritta oggi. Sui blog, sui quotidiani a tiratura nazionale, sui social network. Mittente e destinatario. Come è possibile oggi denudare l’informazione da ogni rischio di confusione? Se progressivamente l’intervista diviene show, e lascia il posto allo spettacolo, e il rapporto diretto e reale con il giornalista-intervistatore viene meno sempre di più, è inevitabile perdere il contatto con la verità? È evidente che dalla parte del mittente non c’è più un reale interesse a stabilire un vero confine tra cosa è attendibile e cosa non lo è. Cosa è vero, e cosa è falso. E questa guerra si consuma prima di tutto sulle piattaforme. A farne le spese, il destinatario. Che - solo nella migliore delle ipotesi - diviene vittima di disinformazione.
In dieci brevi storie e interviste, vizi e virtù dell’informazione giornalistica degli ultimi cinquant’anni, e di un Paese che cambia.
con Italo Carmignani
supervisione artistica Danilo Capezzani
drammaturghi Pierfrancesco Franzoni e Davide Novello
produzione Spoleto Festival dei Due Mondi
in collaborazione con Teatro Stabile dell’Umbria
Si avvisa che le date e gli orari potranno subire variazioni.
Per aggiornamenti consultare il sito www.festivaldispoleto.com
Stefano Mancuso
Damiano Michieletto