Compagnia #SIneNOmine
Senza Titolo
Manifesto per un carcere futurista
Lo spettacolo Senza titolo è un’opera che abbraccia la contraddizione e la complessità del contesto carcerario. La messa in scena si immerge in più dimensioni opposte e intrecciate: la realtà e il sogno, la costrizione e la libertà, la pena e la trasformazione, il pregiudizio e l’inclusione. Nel cuore del mondo irreale, tra pensieri e coscienze ristrette, si sviluppano tre sequenze di dialoghi sul testo di Rinnegato, (detenuto da 32 anni nelle carceri italiane). R. ci trasporta in un ring linguistico, in un tribunale mentale, in uno spazio altro dove i confini della realtà e della coscienza si dissolvono. In questa dimensione non fisica, i ruoli e le identità sono fluidi e mutevoli, rappresentati da oggetti che incarnano sia armi che difese. I personaggi, i Signori Consonante e i Signori Vocale, si trovano in un eterno scambio di ruoli e prospettive, senza un orizzonte definito né punti di fuga. La scrittura è permeata da un dialogo surreale e ironico, che riflette una
tensione costante tra il giudicare e l'essere giudicati. Il Signor O, che funge da interrogante e da reo, si muove in uno spazio-tempo che si fonde e si sovrappone, creando un tempo che diventa spazio e uno spazio che si trasforma in tempo. L'uso degli oggetti simbolici, come il martello, il lanciafiamme, il sapone e la penna, conferisce una dimensione ulteriore, enfatizzando la natura onirica e metaforica del testo. La narrazione sfida la linearità del tempo e la stabilità dello spazio, crea un'esperienza teatrale che invita il pubblico a riconsiderare la propria percezione della condizione detentiva. I personaggi non sono tridimensionali, ma abitano uno spazio multidimensionale dove le identità si dissolvono e si ricostruiscono continuamente; attraverso l'interrogatorio perpetuo del Signor O e degli altri personaggi si esplora il concetto di giustizia. Il testo si distingue per l’audace sperimentazione e la capacità di trasportare il pubblico in una dimensione alternativa, dove le convenzioni del teatro tradizionale vengono sovvertite e le nostre leggi umane giudicate. La natura dinamica e interattiva della narrazione, combinata con un linguaggio ricco di giochi di parole e paradossi, offre una riflessione profonda sulla natura umana. La giustizia e la coscienza personale e collettiva rappresentano un confronto visionario e dissacrante, un dialogo impossibile dove i ruoli di accusato e accusatore, testimone e reo, condannato e giudice, offeso ed offensore si confondono e si sovrappongono. Il testo drammaturgico è un gioco di specchi, una danza
di ruoli che sfida le convenzioni e invita a riflettere sulla giustizia e sulle responsabilità di tutti. La realtà e la sua immagine abitano un non-spazio in un non-tempo, il carcere. Azioni palesi si alternano alle azioni surreali con un contrasto emotivo ed estetico tra distorsioni e messe a fuoco. La narrazione prosegue nella dimensione della realtà, dove il protagonista, un ex artista ora detenuto, rivendica l’idea che il carcere non sia solo luogo di afflizione, ma anche spazio per ridefinirsi, dove la creatività e l’arte emergono come mezzi per sfidare i limiti della condizione ristretta. La scenografia reale, del carcere progettato da Lenci, enfatizza questa trasformazione suggerendo un’inquietudine che sfocerà in speranza. Nel crescendo drammatico, l’opera culmina con la proclamazione del Manifesto del Carcere del Futuro, un atto collettivo che prefigura il carcere non più come spazio punitivo, ma come laboratorio di innovazione culturale e di crescita personale. L’arte diventa il ponte tra le due dimensioni narrative: il simbolo del futuro possibile e la chiave per ridefinire il senso della detenzione.
La compagnia #SIneNOmine, fondata nel 2012 dall’Associazione Teodelapio, si distingue per il suo approccio radicale e sperimentale ed esplora le potenzialità del teatro nel contesto carcerario. Ogni produzione emerge da una scrittura collaborativa con i detenuti, trasformando il carcere in un atelier creativo dove l’espressione artistica diventa uno strumento di dialogo e confronto.
Prima assoluta
con i detenuti attori, musicisti, danzatori e tecnici
della Compagnia #SIneNOmine diretta da Giorgio Flamini
ideazione, adattamento testi, regia
Giorgio Flamini, Sara Ragni, Pina Segoni
scrittura drammaturgica dei detenuti di Spoleto
il testo “Ring” è del detenuto .iu.e..e .e..o.e, Rinnegato
scene Maria Paola Buono, Giorgio Flamini
montaggio e smontaggio detenuti e agenti di Polizia Penitenziaria Mof
elementi di scena e gadget laboratorio di Scenografia percorso di secondo livello artistico, diretti dai docenti IIS Sansi-Leonardi-Volta
movimento coreografico Laura Bassetta, Mariolina Maconio, Serena Perna, Lorena Salis
creazioni musicali digitali Anna Flamini
rumori e suoni carcerari registrati e creati dal foley artist Marco Ciorba e Andrea Caucci, Massimiliano Prezioso dell’associazione “Creatori di Suoni”
arrangiamenti musicali per coro e direzione coro Francesco Corrias
Coro AdCantus Ensemble Vocale & friends
foto di scena Vincenzo Porfilio
videomaker e registrazioni audio Giovanni Barchi
costumi e trucco #SIneNOmine
service Opera 26 di Bisaccioni Andrea & C. S.a.s.
web designer Simone Bacci
segreteria organizzativa Gessica Vagnoli
produzione Associazione Teodelapio e Casa di Reclusione di Spoleto
con il contributo della Fondazione Francesca Valentina e Luigi Antonini
e della Fondazione Festival dei Due Mondi di Spoleto
RINGRAZIAMENTI
Monique Veaute, Paola Macchi
Direttore della Casa di Reclusione di Spoleto Bernardina Di Mario, Comandante Luca Bontempo
Fondazione Festival dei Due Mondi e Sindaco Andrea Sisti
Magistrato di Sorveglianza di Spoleto: Grazia Manganaro
tutto l’Ufficio di Sorveglianza di Spoleto, la Fondazione Francesca, Valentina e Luigi Antonini e Camillo Corsetti Antonini
Associazione Teodelapio
Pietro Carraresi Capoarea dell’Area Educativa, tutti gli educatori e l’area trattamentale.
Un ringraziamento speciale a tutto il personale della Polizia Penitenziaria di Spoleto,
al Vice Commissario Nicola Borrelli, agli ispettori addetti ai laboratori, alla Mof e alle scuole, all’ispettore Sandro Scarponi, alla segreteria della Direzione e del Comando,
agli agenti e agli ispettori dell’ufficio matricola,
al Cesp – Rete delle Scuole Ristrette e Anna Grazia Stammati,
all’IIS Sansi-Leonardi-Volta e Mauro Pescetelli,
IPSEOASC G. De Carolis e Roberta Galassi,
al capo-arte della falegnameria del carcere Aleandro Pennella,
all'ufficio stampa del festival e Marco Ferullo, lo staff di redazione e Laura Scolari, alla scenotecnica del Festival e Ottorino Neri, a Manuela Fraschetti, a Monica Trevisani
Lo spettacolo è dedicato a Sergio Lenci (Napoli, 11 maggio 1927 – Roma, 20 marzo 2001) vittima del terrorismo, è stato l’architetto della Casa di Reclusione di Spoleto.
INFO E PRENOTAZIONI
Spettacolo gratuito. È gradita un’offerta a sostegno delle attività.
Per le prenotazioni inviare un’email a sinenomine.festival@gmail.com comunicando la data dello spettacolo a cui si intende partecipare, nome e cognome, data e luogo di nascita, codice fiscale e numero di telefono. Evidenziare l’appartenenza a organi istituzionali, Associazioni di volontariato, organismi di giustizia, della cultura, dell’istruzione e dell’Università. Si segnala che verranno ricontattate solo le persone che non saranno ammesse per sold out o per controllo da parte della sorveglianza. È ammesso solo un pubblico maggiorenne.
Si avvisa che le date e gli orari potranno subire variazioni.
Per aggiornamenti consultare il sito www.festivaldispoleto.com
Piero Maccarinelli
Luca Marinelli
Federico Tiezzi, Sandro Lombardi
Umberto Orsini, Massimo Popolizio