LEZIONE DI STORIA
Saremo di sicuro assediati dalle commemorazioni di ogni tipo in questo centenario della Prima guerra mondiale. In omaggio quindi alla voga della "storia dal basso", sapremo tutto su come si viveva - e soprattutto si moriva - nelle trincee, su come erano organizzati i postriboli per la truppa, su quello che i soldati scrivevano a casa o sul loro cibo. E naturalmente sarà utile e opportuno sapere e ricordare tutto questo.
C’è il rischio però che alla fine, paradossalmente, resti ignorato e sconosciuto l’aspetto davvero cruciale di quell’evento: e cioè la guerra in quanto tale.
Come e perché ebbe inizio la più grande carneficina organizzata di tutti i tempi? Quali erano gli scopi degli Stati che la scatenarono? Poteva essere evitata? Perché durò così a lungo? E perché per la prima volta gli eserciti invece di affrontarsi in una battaglia campale si seppellirono per quattro anni nella terra, non riuscendo mai a uscirne? Ancora: perché alla fine la vittoria arrise a uno schieramento e non all’altro? E che cosa ci dice quella guerra delle società che la combatterono? Quali furono le conseguenze geo-politiche di lunga durata per l’Italia, per l’Europa e per il mondo?
Ecco alcune domande alle quali il Festival di Spoleto - in attesa di dare vita il prossimo anno a un evento artisticamente più impegnativo sul tema della Grande Guerra - cercherà di rispondere quest’ anno. Lo farà nel più tradizionale dei modi: con una lezione e con un professore, Ernesto Galli della Loggia, debitamente dotato di carte geografiche e bacchetta d’ordinanza. Anche se per l’occasione a fare le domande non sarà lui ma un giornalista di vaglia come Massimo Bernardini, che tanti spettatori televisivi hanno imparato da tempo a conoscere e ad apprezzare.