UGO PAGLIAI - MANUELA KUSTERMANN
In un tempo sospeso, nella penombra di un vecchio palcoscenico, Henrik Vogler, grande regista e direttore di teatro, è seduto su una poltrona, immobile. Appare quasi imbalsamato. Ha 109 anni o forse solo sessantadue. La scena è ingombra di attrezzature sceniche, quinte, attrezzeria, rimasti dopo una prova pomeridiana de Il sogno di Strindberg. Ora però il regista è rimasto solo. L’edificio è completamente deserto. Il sipario è alzato sino a metà. D’improvviso appare sulla scena Anna Egerman, giovane attrice interprete della Figlia di Indra nella pièce diretta da Vogler. Da questo momento inizia un confronto serrato tra i due che, sospesi in una zona di confine, si permettono finalmente di dire la verità. È quasi un raggio di luce in una stanza buia da anni, un momento di realtà in un’esistenza di finzione. L’ingresso improvviso di Rakel, introduce altri temi bergmaniani di straordinaria pregnanza: la percezione del tempo, la paura della vecchiaia, la straordinaria fragilità dell’animo femminile. Quella di Rakel è una figura che si muove sul filo del rasoio, un’artista distrutta dal suo stesso talento, una scorticata viva. In Dopo la prova Bergman non crea nemmeno più “personaggi”, ma linguaggi, funzioni emotive, “contenitori” di fragilità, ansie e paure, donne e uomini reali che non riescono più a convivere con le menzogne, con i compromessi della vita borghese, vecchi-bambini che rischiano la vita, perdono l’equilibrio e cadono a terra in preda ad un ossessivo bisogno di verità, di un senso possibile, di un segno, un gesto che dia un significato alle loro piccole vite. Il teatro alla fine, resterà per sempre quella povera isola sospesa sul filo dell’orizzonte, luogo più reale del reale, ultimo rifugio non toccato dalla complessità della vita quotidiana, dall’arroganza della politica, dalla protervia degli intellettuali della corte, dalla compravendita delle cariche pubbliche, governato unicamente dal sogno e dall’illusione, un piccolo teatro in chiusura, sospeso nel nulla, sull’abisso.
di **Ingmar Bergman **
con Ugo Pagliai, Manuela Kustermann
e con** Arianna Di Stefano**
scene Alessandro Chiti
costumi Daniele Gelsi
musiche originali Marco Podda
disegno luci Umile Vainieri
regia Daniele Salvo
produzione Centro di Produzione Teatrale La Fabbrica dell’Attore - Teatro Vascello (Roma), Milleluci Entertainment
Debutta giovanissima interpretando Ofelia nell´_Amleto_ di Carmelo Bene. Nel 1967 inizia un lungo sodalizio con Giancarlo Nanni e fonda il Teatro la Fede, prima sede stabile del Gruppo Space Re(v)action dove nasce la "Scuola Romana". Insieme a Nanni realizza spettacoli significativi e produzioni storiche: A come Alice da Carroll, L´imperatore della Cina di Ribemont-Dessaignes, Risveglio di primavera di Wedekind, spettacolo che la consacrerà "diva” dell’avanguardia. Negli anni Settanta la "Duse delle Cantine Off" è sui più importanti palcoscenici italiani in I masnadieri di Schiller,_ Franziska_ di Wedekind, Cimbelino di Shakespeare, Casa di Bambola di Ibsen sempre per la regia di Giancarlo Nanni. Nell´_Amleto_ la Kustermann scandalizza vestendo i panni del principe danese e ottiene un grande successo. Con Adriana Asti interpreta Le serve di Jean Genet, per la regia di Mario Missiroli. Per l´interpretazione di Herodias di Rocco Familiari, regia di Nanni, ottiene nel 1991 il prestigioso riconoscimento della Maschera con lauro d´oro dall´Istituto del Dramma Italiano. Nel 1999 interpreta nuovamente la parte di Alice nel nuovo allestimento di A come Alice, quindi Irina Arkadina nel Gabbiano di Checov, rappresentato, in una lunga tournèe nazionale e internazionale, anche al Teatro CAFELAMAMA di New York, a Mosca, Istambul, Il Cairo, Tokyo.
Seguono As you like it di Shakespeare,_ Loretta Strong _di Copi, _Il Gatto con gli Stivali _di Tieck, _La guerra _di Goldoni, _Il Giardino dei ciliegi _di Cechov e moltissimi altri spettacoli. Con Giancarlo Nanni fonda nel 1989 il Teatro Il Vascello che dirigono insieme fino alla prematura scomparsa del regista; successivamente Manuela Kustermann è direttrice artistica de La Fabbrica dell’Attore e del Teatro Vascello.
Si avvicina giovanissimo al teatro e dopo il diploma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico entra a far parte della compagnia Randone Fortunato e subito dopo alla Compagnia I Nuovi, diretta da Guglielmo Morandi per la televisione. In tale contesto recita in_ Ma non è una cosa seria_ di Luigi Pirandello, Il cane dell’ortolano di Lope De Vega, Addio giovinezza! di Sandro Camasio e Nino Oxilia_, Adorabile mascalzone_ di Griboedov, La sciarpa e la serie dal titolo Vivere insieme. A metà degli anni Sessanta allo Stabile di Genova, diretto da Luigi Squarzina, partecipa a _Ciascuno a suo modo _di Pirandello e Corte Savella di Anna Banti. A partire dagli anni ’70 la sua attività artistica si è divisa fra teatro e televisione, infatti mentre riscuoteva successi televisivi con gli sceneggiati Il segno del comando, La Baronessa di Carini, Dimenticare Lisa, era presente sulla scena con molti testi pirandelliani tra cui: Trovarsi, Liolà, Il piacere dell’onestà, L’uomo la bestia e la virtù, Il giuoco delle parti, sempre diretto da registi del calibro di De Lullo, Squarzina, Castri, Sciaccaluga. Ha ricevuto vari riconoscimenti fra cui il Premio Flaiano, la Maschera per il Teatro come attore protagonista in Aspettando Godot e l’Eschilo d’oro a Siracusa per l’interpretazione di Tiresia in Edipo Re diretto da Daniele Salvo.