ATTI OSCENI
I TRE PROCESSI DI OSCAR WILDE
"La pièce di Moises Kaufman mi ha colpito per il suo essere qualcosa di assolutamente nuovo, pur riconoscendo il suo debito col teatro di Brecht e di Piscator. Quello che trovo elettrizzante in Atti osceni è la dialettica fra carnalità e intelletto/storia/politica. Basta guardare, per esempio, la scena terrificante, divertente e sensuale in cui gli ex compagni di bagordi di Wilde, le sue marchette, lo tradiscono per riuscire a salvarsi. Nel suo intreccio di avidità, intelligenza, brillante dialettica, hubris, conflitto di classe, tragedia e commedia il testo qui raggiunge una dimensione shakespeariana, il che non significa una posizione di retroguardia, dal momento che in questi tempi di drammaturgia cauta, modesta e circospetta nell’allontanarsi dai confini del quotidiano, gli scrittori più genuinamente radicali della nostra epoca sono impegnati a (ri)scoprire l’inesauribile vitalità di Shakespeare". Così si esprime entusiasticamente uno dei più grandi autori teatrali dei nostri tempi, Tony Kushner, il cui lavoro potente – Angels in America - ha accompagnato il Teatro dell’Elfo in alcune fra le più belle stagioni della sua storia. E in effetti il testo di Moises Kaufman travalica i confini di una pur appassionante ricostruzione dei tre processi subiti da Oscar Wilde nel 1895 - processi che lo portarono alla durissima condanna a due anni di lavori forzati e alla morte civile e artistica - per trasformarsi in un rito teatrale in cui si parla di arte, di libertà, di teatro, di sesso, di passione. Il processo allo scrittore irlandese diventa il processo a qualunque artista proclami con forza l’assoluta anarchia della creazione. Dopo il Wilde doloroso de La ballata del carcere di Reading di Elio De Capitani, quello sensuale e "trasgressivo" della Salomè tutta maschile di Bruni/Frongia e quello ironico e satirico de Il Fantasma di Canterville di Ferdinando Bruni, Bruni e Frongia aggiungono un nuovo tassello alla ricognizione nell’opera di questo scrittore notissimo e, proprio per questo, ancora tutto da scoprire. Atti osceni mette al centro della scena un’aula di tribunale in cui a tratti nel serrato dibattito si aprono squarci poetici e incursioni commoventi nell’opera del poeta, facendo emergere la figura stessa di Wilde, artista e soave, impietoso fustigatore di tutte le ipocrisie di una società come quella vittoriana, epitome di tutte le società ipocrite. I nove interpreti provenienti da diverse esperienze teatrali compongono il cast di questa nuova produzione, che debutta al Festival di Spoleto in un allestimento scenico che si adatta allo spazio peculiare dell’Auditorium della Stella, per poi replicare in autunno all’Elfo Puccini di Milano: Giovanni Franzoni nel ruolo di Oscar Wilde, Giusto Cucchiarini, Giuseppe Lanino, Ciro Masella, Nicola Stravalaci e i giovani under 30 Riccardo Buffonini, Edoardo Chiabolotti, Ludovico D’agostino, Filippo Quezel. Il testo, con la sua struttura che chiede agli attori la capacità di farsi "narratori" e nel breve volgere di qualche battuta "personaggi", di passare da un rapporto diretto col pubblico alla ricostruzione di un altro luogo e di un’altra epoca, ci permette di proseguire la nostra fruttuosa ricerca nel teatro neo-brechtiano di matrice anglosassone, il cui più recente e felice risultato è stato Frost/Nixon di Peter Morgan. Dice Moises Kaufman: "Nel lavoro di costruzione di Atti osceni – I Tre Processi di Oscar Wilde erano due le cose che mi interessavano: primo, volevo raccontare la storia – una possibile storia – di questi processi. E secondo, ero interessato a usare questa storia per continuare il mio lavoro di esplorazione sulla forma e il linguaggio teatrale. Più precisamente: come può il teatro raccontare la Storia? Man mano che procedevo nel lavoro, mi accorgevo che esistono varie versioni di quello che era successo durante quei processi, a seconda delle persone coinvolte: George Bernard Shaw, Lord Alfred Douglas, Frank Harris, Oscar Wilde, ognuno raccontava una sua personale, e a volte molto diversa, storia di quanto era accaduto. Mi sembrava che ogni tentativo serio di ricostruire questa vicenda doveva dare conto, in un modo o nell’altro, di questi differenti punti di vista. Tutto questo mi metteva di fronte a un problema molto stimolante: come creare una pièce che contenesse tutta la molteplicità di queste storie e nello stesso tempo conservasse una linea drammaturgica coerente. Come regista, poi, mi sono reso conto che una ricostruzione di questo tipo poneva numerose altre questioni. Non appena gli attori cominciavano il lavoro di interpretazione di questi personaggi storici, inevitabilmente aggiungevano ai loro ritratti qualcosa che aveva a che fare con le loro storie personali, con la loro "versione"di chi erano questi personaggi e di cos’era al centro dei loro conflitti. Mi sono reso conto che la pièce doveva rendere visibile questa "presenza", la presenza degli attori che raccontano la storia. Il testo che alla fine ne è uscito rappresenta un tentativo di elaborare tutte questi temi".
di Moises Kaufman
traduzione Lucio De Capitani
regia, scene e costumi **Ferdinando Bruni **e Francesco Frongia
con Giovanni Franzoni, Riccardo Buffonini, Edoardo Chiabolotti, Giusto Cucchiarini, Ludovico D’agostino, Giuseppe Lanino, Ciro Masella, Filippo Quezel, Nicola Stravalaci
assistente regia Giovanna Guida
assistente costumi Saverio Assumma
Nel settembre del 2016 Moisés Kaufman viene insignito della National Medal of Arts dal Presidente Barack Obama, la più alta onorificenza conferita ad un artista, e candidato al Tony e all’Emmy Award come Migliore Regia e Migliore Sceneggiatura. Collabora a numerose commedie di successo rappresentate a Broadway, tra le quali: The Heiress con Jessica Chastain; 33 Variations (candidato a cinque Tony Award) con Jane Fonda di cui è anche autore; Bengal Tiger at the Baghdad Zoo del finalista Premio Pulitzer Rajiv Joseph, con Robin Williams e_ I Am My Own Wife_ opera vincitrice di un Pulitzer e di un Tony Award. I suoi lavori Atti Osceni: i tre Processi di Oscar Wilde e Il Laramie Project sono tra le commedie più rappresentate in America negli ultimi dieci anni. Scrive e dirige l’adattamento cinematografico del Laramie Project per l’emittente televisiva HBO, che ha concorso a due Emmy Award come Migliore Regia e Migliore Sceneggiatura. Attualmente, sta scrivendo e dirigendo insieme al compositore Arturo O’Farrill (vincitore di un Grammy Award) un nuovo adattamento della Carmen di Bizet. Kaufman è direttore artistico del Tectonic Theater Project e beneficiario di una borsa di studio Guggenheim per la scrittura drammaturgica.
È protagonista della storia del Teatro dell’Elfo dalla sua fondazione, condirettore artistico del teatro, attore e regista delle produzioni più importanti. Capace di passare dai ruoli classici per eccellenza - Amleto, Shylock e Prospero - ai personaggi contemporanei più trasgressivi, negli ultimi vent’anni si è dedicato sempre più alla regia. Dai successi fassbinderiani firmati con Elio De Capitani, passando per Anton Cechov, Tennessee Williams e la drammaturgia contemporanea di Yukio Mishima, Mark Ravenhill e Alan Bennett fino ai più recenti esperimenti di Rosso e del cartoon teatrale Alice Underground nei quali ha messo in gioco la sua abilità e sensibilità di pittore, creando con Francesco Frongia un originale cortocircuito tra teatro e immagini.
Ha iniziato la carriera come video-maker per poi dedicarsi sempre più alla regia teatrale di prosa e musica, riuscendo a integrare questi linguaggi sul palcoscenico in modo personale. SdisOrè di Testori del 2003, monologo nel quale ha diretto Ferdinando Bruni, è il suo primo successo; poi sono seguiti La Tempesta di Shakespeare per attore, fantocci, figure animate e musica, _L’ignorante e il folle _di Thomas Bernhard a quattro mani con Bruni, Nel buio dell’America e L’eclisse di Joyce Carol Oates, _Cassandra _di Christa Wolf. Oltre ai citati _Rosso _e Alice, Mr Pùntila e il suo servo Matti, applaudito a Milano e Roma, in tourneé dal 2015. Con i suoi video ha trasfigurato le scenografie di _Angels in America _e di _Afghanistan: il Grande Gioco _evocando mondi immaginari e lontani.