committenza Regione Umbria
La Regione Umbria sta compiendo un percorso innovativo per arrivare alla definizione di una sua identità di Brand. Su questa strada, che tende alla valorizzazione delle proprie qualità strategiche, hanno un posto definito e particolare la cultura e il design. Quest’ultimo è inteso come fattore di qualificazione delle produzioni artigianali e industriali in funzione della qualità complessiva del territorio. Le radici culturali di questa visione sono facilmente riscontrabili nella tradizione, nella storia delle città dell’Umbria e nei suoi beni culturali, siano essi collocati nei Musei locali, Italiani o in ogni altra parte del mondo. Cultura come base del design diventa quindi un fattore aggiuntivo del sapere fare contemporaneo.
Dopo molte esperienze maturate negli anni, specie a Milano al Fuorisalone, arriva al Festival di Spoleto un lavoro che ha avuto inizio a Expo2015.
Il progetto, si propone come oggetto monolitico, ed è volto a evocare aspetti dell’Umbria emozionali e insoliti: dalla chiesa della Porziuncola di Assisi al CIAC di Foligno, dalla foresta fossile di Dunarobba ai cunicoli etruschi di Orvieto, dal Grande Nero di Alberto Burri ai tunnel del minimetro di Jean Nouvel a Perugia.
L’esterno del padiglione, è decorato con un anagramma composto con caratteri alfabetici "monk", il nuovo font lanciato in occasione di "Expo Milano 2015", che rimandano all’interrogativo che aleggia sull’installazione (Scorched or Blackened?), mentre l’interno è segnato da una teca a sviluppo lineare in cui sono esposte in forma d’installazione le sperimentazioni artistiche ideate da quattro docenti dell’Accademia di Belle Arti "Pietro Vannucci" di Perugia concernenti l’uso innovativo di altrettanti materiali tradizionali propri dell’artigianato e della industria verde regionale: carta, ceramica, legno, vetro.
Dalle lettere traggono ispirazione le forme dei prototipi realizzati da aziende umbre per lo Spazio Interni, "no borders", al Fuorisalone 2016. L’istallazione per la prima volta è proposta in Umbria.
"Scorched or Blackened", sensazioni d´Umbria al Festival dei Due Mondi
L’allestimento espositivo "Scorched or Blackened", commissionato all’Accademia di Belle Arti "Pietro Vannucci" dalla Regione Umbria, sarà realizzato all’interno della Chiesa di Santa Maria della Manna d’Oro di Spoleto e sarà inaugurato venerdì, 24 giugno, in occasione della giornata di apertura del Festival dei Due Mondi. Un allestimento realizzato per la prima volta nella Ca’ Granda di Milano durante l’ultimo Fuorisalone (12-17 aprile) nell’ambito della mostra "Open Borders", curata dal direttore della rivista "Interni" Gilda Bojardi: una esposizione prestigiosa, in cui erano presenti allestimenti firmati da progettisti di chiara fama come Ron Arad, Stefano Boeri, Michele De Lucchi, Massimo Iosa Ghini, Piero Lissoni, Ingo Maurer e Carlo Ratti. A spiegare il progetto, Paolo Belardi, direttore dell´Accademia di Belle Arti "Pietro Vannucci", coordinatore dell´équipe di docenti della Scuola di Design della stessa Accademia perugina, in qualità di professore presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Perugia.
**Professor Belardi, ci descrive l’allestimento espositivo, i materiali impiegati nella realizzazione e le sue particolarità caratteristiche? **
«L’allestimento espositivo, che ho progettato insieme a Matteo Scoccia e a Paul Robb, si presenterà come forma virale di incorporazione, tanto dal punto di vista figurativo quanto dal punto di vista concettuale. In tal senso, il monolite nero piantato nell’aula della Chiesa di Santa Maria della Manna d’Oro, proprio perché sarà al contempo contenuto e contenitore, evocherà aspetti forse insoliti, ma tra i più emozionali dell’Umbria: dalla foresta fossile di Dunarobba alla chiesetta della Porziuncola di Assisi, dallo studiolo ligneo di Guidubaldo da Montefeltro a Gubbio all’occhio alato di Tomaso Buzzi a Montegabbione, dalla Calamita Cosmica di Gino De Dominicis a Foligno al Grande Nero di Alberto Burri a Perugia. Ma, soprattutto, evocherà il carattere enigmatico del velario disegnato molti anni fa dall’indimenticato Gian Carlo Leoncilli Massi (forse l’ultimo grande architetto umbro del Novecento) per il portico del Duomo di Spoleto. Infatti, se verso il fonte battesimale l’allestimento ostenterà una texture composta con caratteri alfabetici "monk", che riproporranno in forma di anagramma l’interrogativo che aleggia sull’allestimento (scorched or blackened?), verso l’altare sarà segnato da due lunghe teche vetrate, che presenteranno e al contempo proteggeranno le sperimentazioni artistiche condotte da quattro docenti dell’Accademia di Belle Arti "Pietro Vannucci" di Perugia, perseguendo l’uso innovativo di altrettanti materiali tradizionali propri dell’artigianato regionale più consolidato: da un lato Arthur Duff/ceramica e Marco Fagioli/legno, dall’altro Pietro Carlo Pellegrini/carta e Paul Robb/vetro».
Quali valenze assumono oggi i progetti effimeri e la pratica di sperimentazione?
«A mio avviso il mix effimero/sperimentale assume una valenza garantista, volta a conferire il crisma della contemporaneità consapevole. Perché l’architettura effimera, se alimentata dalla componente sperimentale, è un medium straordinario per leggere il presente in una prospettiva storica. D’altra parte noi siamo ancora figli della modernità e tutti i maestri della modernità, a dispetto delle ripetute professioni di fede nel progresso tecnologico, hanno sempre anteposto la costruzione ideologica alla costruzione fisica: tanto da lasciarci in eredità capolavori concepiti come manifesti programmatici prima che come beni immobiliari. Penso al padiglione Philips di Le Corbusier, ma penso anche al "Blur Building" dello studio newyorkese Diller+Scofidio. Così come, venendo in Italia, penso ad architetture itineranti come il Teatro del Mondo di Aldo Rossi, il Teatrino Scientifico di Franco Purini e la Torre del Filosofo di Alessandro Mendini. D’altra parte, mutuando una bella canzone di Fabrizio De Andrè, non si fa architettura solo per inseguire "un vasto programma di eternità"».
Quali caratteristiche ha assunto la collaborazione con la Regione Umbria nel corso dello sviluppo del progetto? Quali pensa possano essere i risultati di questa sperimentazione?
«Due secoli fa l’Accademia di Belle Arti di Perugia ha inventato di sana pianta l’Umbria verde e medievale. Uno slogan pubblicitario che ha avuto un grande successo, ma che ormai ha fatto il suo tempo. E oggi, nel momento in cui l’Umbria vuole rinnovare la propria immagine lanciando il "brand Umbria", l’Accademia è ancora una volta in prima linea. Penso ovviamente a quanto abbiamo fatto quest’anno al Fuorisalone, ma penso anche a quanto abbiamo fatto l’anno passato all’Expo, dove abbiamo presentato "Monk": un nuovo font che guarda al futuro (perché concepito come matrice di un alfabeto digitale), ma che non dimentica il passato (perché disegnato ibridando il carattere rotondo della scrittura carolina, propria dei manoscritti benedettini, con il carattere angoloso della scrittura gotica, propria dei manoscritti francescani)».
**Che tipo di responsabilità ha oggi il progettista in termini di rapporto con la società e proposta d´innovazione? **
«Il progettista ha sempre avuto grandi responsabilità, anche e soprattutto etiche, perché un oggetto (e a maggior ragione uno spazio) interagiscono con il fruitore, trasmettendogli dei valori e orientandone i comportamenti. Sia in senso positivo (basti pensare alla piazza di Pienza di Bernardo Rossellino) sia in senso negativo (basti pensare al Campo Zeppelin di Albert Speer). Oggi peraltro, sulla scia dei sempre più gravi problemi ambientali del pianeta, queste responsabilità sono aumentate. Non a caso Salvatore Settis ha fatto una proposta provocatoria, sostenendo che gli architetti dovrebbero essere vincolati dal punto di vista etico dal "Giuramento di Vitruvio" così come i medici sono vincolati dal "Giuramento di Ippocrate"».
In che modo il progettista si rapporta nel suo lavoro con la cultura industriale e con il know-how dell’azienda?
«Non credo che il progettista debba rapportarsi con il "know-how" dell’azienda assecondandolo. Credo piuttosto che debba provocarlo e stimolarlo. A mio avviso, infatti, il progettista deve svolgere una azione maieutica, facendo emergere le qualità sopite: soprattutto quelle di cui l’azienda non è consapevole. Perché la maggior parte delle aziende italiane (e l’Umbria non fa certo eccezione) sono distratte dai problemi della quotidianità e sono prive di un proprio centro di ricerca e di sviluppo».
coordinamento generale Accademia di Belle Arti "Pietro Vannucci" di Perugia
progetto dell’allestimento
Università degli Studi di Perugia
Paolo Belardi
Accademia di Belle Arti "Pietro Vannucci" di Perugia
Paul Robb, Matteo Scoccia
progetto dei prototipi
Accademia di Belle Arti "Pietro Vannucci" di Perugia
Arthur Duff, Marco Fagioli, Pietro Carlo Pellegrini, Paul Robb
realizzazione dei prototipi
Blueside
GPT – Gruppo Poligrafico Tiberino srl
Museo Opificio Rubboli per Cotto Etrusco
gestione amministrativa
Accademia di Belle Arti "Pietro Vannucci" di Perugia
Domenico Ferrera
realizzazione dell’allestimento Totem srl