_Proserpine _è un poema drammatico di Mary Shelley, scritto con la collaborazione di Percy Shelley. Si tratta di una sorta di “tragedia pastorale”, con al centro i personaggi mitologici di Proserpina e di sua madre Cerere. Si racconta del rapimento di Proserpina compiuto da Plutone e dell’intervento di Giove, padre di Proserpina, che impone a Plutone di lasciarla tornare sulla terra in primavera e in estate, e di giacere con il suo sposo infernale in autunno e in inverno. Il mito era appunto destinato a chiarire l’alternanza delle stagioni. Mary Shelley usa questo mito per sviluppare il suo pensiero sull’ambiguità dei sentimenti (in particolare quello materno e quello filiale) e dell’ambivalenza dell’essere umano: l’ha scritto subito dopo Frankenstein. Come tante donne dopo di lei, ha sfruttato il mito di Proserpina (o Perserfone o Corè) per parlare anche del rapporto madre-figlia, tema per lei ossessivo. Mary Shelley era la figlia di Mary Wolstonecraft considerata la prima “femminista” inglese, morta quando Mary Shelley aveva solo undici giorni. La scrittrice perciò non conobbe sua madre e il suo stesso rapporto con la maternità fu molto tormentato: perse i primi tre figli avuti da Percy (una femmina e due maschi), mentre solo il quarto sopravvisse. Proserpine è dunque ricco di ricordi inconsci e autobiografici trasfigurati dal mito reinterpretato. Abbiamo adattato e ridotto il poema, per renderlo più efficace drammaturgicamente, ma senza nulla aggiungere all’originale. Abbiamo eliminato i numerosi riferimenti ad altri miti che non intervengono direttamente nella storia, ma abbiamo conservato i personaggi indicati dall’autore: oltre a Proserpina e Cerere, le due ninfe Ino e Eunoe, Aretusa naiade di una Fonte, la messaggera degli dei Iris, e il demone Ascalafo.
L’azione si svolge in due atti. Durante il primo, in primavera, Cerere affida la figlia Proserpina alla sorveglianza delle ninfe Ino e Eunoe e si raccomanda di non lasciarla mai da sola. Potrebbe essere rapita dalle divinità infernali. Lei, Cerere, deve salire all’Olimpo per servire il banchetto degli dei. Ma le ninfe sono poco attente e Proserpina viene rapita. Quando Cerere ritorna sulla terra non trova Proserpina e si dispera. Nel secondo atto, tutti sono sconvolti dalla sparizione di Proserpina. La tristezza di Cerere, divinità materna della terra e della fertilità, fa scoppiare la carestia e la terra si fa nuda, spoglia, sterile. I fiori appassiscono, le foglie muoiono. Arriva Iris che annuncia il ritorno di Proserpina, e riferisce il verdetto di Giove. Proserpina ha mangiato semi di melograno, frutto proibito, e non le è permesso di passare l’intero anno sulla terra. Riappare quindi Proserpina che si ricongiunge con sua madre. Ascalafo il demone tenta di riportarla negli Inferi, ma invano. L’alternanza delle stagioni e della presenza/assenza accanto alla madre divengono così una vera fonte di felicità, perché rappresentano il modo migliore di apprezzare più intensamente ogni momento di gioia e di piacere.
L’insieme è una rievocazione poetica del mito tramite le voci delle ninfe, del demone, delle divinità e delle protagoniste. Il mito di Proserpina ha ispirato molte versioni poetiche, dopo Mary Shelley: citiamo Oscar Wilde, Edith Wharton, Hilda Doolittle, André Gide, Margaret Atwood, Toni Morisson. Lully ne trasse un’opera lirica e Stravinsky un balletto, ispirato al dramma di André Gide.
L’originalità, però, del testo di Mary Shelley, consiste nel suo tono malinconico, di rassegnazione positiva, rispetto al rapimento infernale. Mary Shelley, infatti, ha avuto una vita tragica, fatta di fughe, di morti, di lutti, ma anche di fede nella forza poetica e nelle visioni della sua immaginazione fantastica. Dopo la morte drammatica di Percy Shelley in un naufragio, si dedicò interamente alla letteratura e a mantenere viva la memoria del suo geniale marito.
Da quasi tutti è ricordata, soprattutto, come l’autrice di Frankenstein. Ci è parso doveroso rievocare la sua splendida Proserpine che è parte importante della sua corposa opera letteraria. Abbiamo concepito questo adattamento del poema della Shelley per la compositrice Silvia Colasanti. Dopo il nostro Minotauro, tratto da Dürrenmatt, l’opera fa parte di un progetto per una trilogia di rivisitazione dei miti antichi come approccio dell’inconscio e dei rapporti umani, in modo relativamente astratto, con la musica aerea, espressiva e neoclassica della Colasanti, con ritmi insoliti e una ricchissima tavolozza di colori musicali.
_René de Ceccatty, Giorgio Ferrara _
OPERA LIRICA IN DUE ATTI
tratta dal dramma
_Proserpine _di Mary Shelley
editore Casa Ricordi srl
musica Silvia Colasanti
adattamento René de Ceccatty, Giorgio Ferrara
direttore Pierre-André Valade
regia Giorgio Ferrara
scene Sandro Chia
costumi Vincent Darré
luci Fiammetta Baldiserri
_Ceres _Sharon Carty
Proserpine **Dísella Lárusdóttir **
_Ino _Anna Patalong
Eunoe Silvia Regazzo
_Iris _Gaia Petrone
Arethusa **Katarzyna Otczyk **
_Ascalaphus _Lorenzo Grante
Shades of Hell Caterina Bonanni, Eugenia Faustini, Giulia Gallone, Cecilia Guzzardi, Elisabetta Misasi, Eleonora Pace attori diplomati dell´Accademia d´Arte Drammatica "Silvio d´Amico" di Roma
**Orchestra Giovanile Italiana **
produzione Spoleto62 Festival dei 2Mondi
aiuto regista** Patrizia Frini**
direttore allestimenti scenici Ottorino Neri
coordinamento produzione Davide Ienco
direttore di scena** Fabrizio Pisaneschi**
assistente ai costumi Marta Rinaldi
maestro collaboratore di sala Daniela Pellegrino
maestri di palcoscenico** Edina Bak, Meri Piersanti**
maestro alle luci Carmine Diodoro
responsabile settore macchinisti Paolo Zappelli
capo macchinisti Massimiliano Marotta
macchinisti **Leonardo Bellini, Fabio Pibiri **
operatore console luci moving light** Roberto Gelmetti**
capo elettricista** Simone De Angelis**
elettricisti** Davide Baldoni, Marco Mosca**
responsabile impianti luci Graziano Albertella per Spanensemble
fonico Andrea Bisaccioni per Opera26 Group
capo attrezzista** Patrizia Valentini**
attrezzista** Marta Tazza**
sarte Marian Osman Mohamed, Serenella Orti, Francesca Persichini, Giuliana Rossi
elementi scenografici Mekane srl Roma, Laboratorio di Scenotecnica e Pittura del Festival dei Due Mondi di Spoleto
attrezzeria E.Rancati srl
responsabile scenografia del Festival Claudio Balducci
servizio audio** Opera26 Group**
luci **Luce è - Firenze **
sopratitoli** Prescott**
strutture e servizi per spettacolo Atmo Divisione Gioform srl
pianoforti **Angelo Fabbrini **
accordatore** Luigi Fusco**
trasporti S.I.C.A.F. Spoleto
computer regolazione luci **E.T.C. Italia www.etcconnect.com **
Silvia Colasanti è presente con le proprie composizioni nelle principali istituzioni musicali internazionali. Di fondamentale importanza per la costruzione della sua poetica, tra gusto “materico” del suono, forte lirismo e ricchezza di registri, la collaborazione con solisti e direttori di calibro internazionale, quali Vladimir Yurovski, Yuri Bashmet, Salvatore Accardo, David Geringas, Nathalie Dessay, Massimo Quarta, Enrico Bronzi. Ha scritto per il teatro il melologo Orfeo. Flebile queritur lyra, interpretato da Maddalena Crippa, L’angelo del Liponard, un delirio amoroso interpretato da Sandro Lombardi, Faust, tragedia soggettiva in musica su testo di F. Pessoa, commissionato e rappresentato all’Accademia Chigiana da Ferdinando Bruni per la regia di Francesco Frongia, La Metamorfosi, su libretto tratto dall’omonimo racconto di Franz Kafka e regia di Pier Luigi Pier’Alli, commissionata dal Maggio Musicale Fiorentino. Il 27 gennaio 2017, nella Giornata della Memoria, è stato eseguito Le imperdonabili, ispirato alla figura di Etty Hillesum su testo di Guido Barbieri e regia di Alessio Pizzech. Nel 2016 debutta in prima assoluta al Festival dei 2Mondi di Spoleto Tre Risvegli, su testo di Patrizia Cavalli, per la regia di Mario Martone, protagonista Alba Rohrwacher. Nel 2017 torna a Spoleto con Requiem. Stringeranno nei pugni una cometa, Oratorio per Soli, Coro e Orchestra, in memoria delle vittime del terremoto del Centro Italia, commissionato dal Festival di Spoleto, su testi di Mariangela Gualtieri. Il lavoro è stato ripreso in diverse istituzioni e ne è stato pubblicato un CD da parte della Dynamic. In ottobre 2017 ha presentato al Teatro Comunale di Bologna un nuovo lavoro per violoncello e archi scritto per David Geringas. Nel 2018 ha inaugurato il Festival di Spoleto con l’opera Minotauro, su testo di René De Ceccatty e Giorgio Ferrara, tratto dall’omonimo racconto di Dürrenmatt, per la regia di Giorgio Ferrara. Da questo lavoro è stato tratto un melologo in tournée in Francia che si concluderà alla Philarmonie di Parigi nel 2020. Nel 2019, sempre per il Festival di Spoleto, compone Proserpine, opera lirica in due atti tratta dall’omonimo dramma di Mary Shelley, per la regia di Giorgio Ferrara. Nell’agosto 2020 uscirà un CD con i suoi Quartetti per archi da parte del Quartetto Nous, per la Brilliant Classics. A novembre 2020 nel Duomo di Firenze è prevista l’esecuzione di Oltre l’azzurro, il sogno di Brunelleschi. Dramma in musica per attore, Coro e Orchestra, su testo di Maria Grazia Calandrone, commissionato dall’Opera del Duomo - Santa Maria del Fiore. Nel 2013 vince lo European Composer Award (Berlino) ed è nominata dal Presidente della Repubblica Napolitano Cavaliere della Repubblica, nel 2017 è nominata dal Presidente della Repubblica Mattarella Ufficiale della Repubblica. Le sue opere sono pubblicate da Casa Ricordi.
Nato a Tunisi nel ‘52, René de Ceccatty vive a Parigi; ha pubblicato una ventina di romanzi (tra cui La Sentinelle du rêve, L’Or et la poussière, l’Accompagnement, Aimer, L’Hôte invisible, Un renoncement, Objet d’amour, Enfance, dernier chapitre, Mes années japonaises).
Ha tradotto molti autori italiani (Petrarca, Dante, Leopardi, Casanova, Saba, Moravia, Pasolini, Bonaviri, Penna, Naldini) e giapponesi (in collaborazione con Ryôji Nakamura: Ôé, Abé, Sôseki, Tanizaki, Mishima). Ha vinto il Premio Mondello 2008 per le sue traduzioni di Moravia, il premio Elsa Morante 2018 per la sua biografia della scrittrice e il premio Dante-Ravenna 2018 per la sua traduzione della Divina Commedia. Ha scritto le biografie di Pasolini, Maria Callas, Sibilla Aleramo, Moravia, Elsa Morante. Cinque dei suoi libri sono stati tradotti in italiano finora: La stella rubino (Costa e Nolan), Sibilla Aleramo (Mondadori), La parola amore (Archinto), Alberto Moravia (Bompiani), _Amicizia e passione _(Archinto). Scrive anche molto per il teatro. Ha lavorato con Claudia Cardinale, Isabelle Adjani, Anouk Aimée e Adriana Asti che gli ha confidato i suoi ricordi (Ricordare e dimenticare Portaparole 2016) portati in scena da Andrée-Ruth Shammah in _Memorie di Adriana _al 60° Festival di Spoleto. Lavora spesso con il regista argentino Alfredo Arias. Le loro commedie sono state allestite in Italia (Pene di cuore di una gatta francese, Concha Bonita, Pallido oggetto del desiderio, Madame Pink). La sua collaborazione con Giorgio Ferrara è cominciata dodici anni fa a Parigi con Solus ad solam, seguito da Il cielo e il sangue, Alberto e Moravia, Zaide. A Spoleto è venuto varie volte a presentare spettacoli, tra i quali Anouk Aimée legge Moravia. Sempre per il Festival di Spoleto, nel 2017 ha collaborato con Giorgio Ferrara alla drammaturgia della nuova produzione dell’opera _Don Giovanni _di Mozart, nel 2018, alla stesura del libretto dell’opera _Minotauro _di Silvia Colasanti. Ha scritto le parole addizionali per una versione aumentata inedita di Fra Diavolo di Auber creata in seguito in prima mondiale al Teatro dell’Opera di Roma nell´ottobre 2017. Nel 2019, quale drammaturgo, ha collaborato a due nuove produzioni del Festival di Spoleto: Proserpine di Silvia Colasanti su un poema di Mary Shelley, con la regia di Giorgio Ferrara e _La ballata della serva Zerlina _di Hermann Broch con Adriana Asti e la regia di Lucinda Childs.
Nato a Roma, ha seguito il corso di laurea in Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza e il corso di recitazione dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica "Silvio d’Amico". È stato aiuto-regista di Luca Ronconi e di Luchino Visconti, con i quali ha intensamente collaborato. Per la RAI ha diretto il film_ L’uomo che ho ucciso_ dal romanzo 1912+1 di Leonardo Sciascia, sceneggiatura di Domenico Rafele, Pierre Dumayet e la serie Avvocati di Giancarlo de Cataldo. Per il cinema ha diretto: Un cuore semplice, sceneggiatura di Cesare Zavattini dal racconto di Gustave Flaubert, premiato con il David di Donatello, il Premio Rizzoli, il Premio Saint Vincent e il Nastro d’argento; Caccia alla Vedova, sceneggiatura di Enrico Medioli dalla Vedova scaltra di Goldoni; Tosca e altre due dalla omonima commedia di Franca Valeri, sceneggiatura di Enrico Medioli. Per il teatro ha messo in scena spettacoli di autori classici e contemporanei come Pirandello, Strindberg, Goldoni, Carlo Bernari, Francesca Sanvitale, Enzo Siciliano, Franca Valeri, Cesare Musatti, Natalia Ginzburg e Corrado Augias. Per il Teatro dell’Opera di Roma ha messo in scena Madama Butterfly di Giacomo Puccini. Per il Festival dei Due Mondi di Spoleto ha messo in scena: _Gogo no eiko _di Hanz Werner Henze; _Amelia al ballo _di Gian Carlo Menotti; Il giro di vite di Benjanim Britten; The Piano Upstairs di John Weidman; _Così fan tutte, Le nozze di Figaro _e Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart; _Minotauro _di Silvia Colasanti. Come attore ha partecipato a: Misura per misura e _Riccardo III _di Shakespeare, regia di Luca Ronconi; Nina di André Roussin, regia di Bernard Murat; Alcool scritto e diretto da Adriana Asti; La Maria Brasca di Testori, regia di Andrée Ruth Shammah; L’inserzione di Natalia Ginzburg, regia di Giorgio Ferrara; _Le sedie _di Jonesco, regia di Tullio Pericoli; Danza macabra di August Strindberg, regia di Luca Ronconi. È stato Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi e Presidente del Forum des Instituts Culturels Etrangers à Paris. Dal 2008 al 2012 è stato Presidente e Direttore Artistico della Fondazione Festival dei Due Mondi di Spoleto, di cui ricopre oggi il ruolo di Direttore Artistico.