Nel Nome di Gesù
Una giovane donna affronta una scelta fondamentale per la sua vita: decidere se restare o no nel luogo di raccoglimento e di preghiera nel quale si trova. Rivolge al suo professore e guida una serie di domande concentrate su due argomenti. Il primo è la fine di Gesù, vale a dire le ragioni storiche (prescindendo cioè dalle Scritture) per le quali quel famoso giorno di primavera, a Gerusalemme, venne emessa ed eseguita la sua condanna a morte.Il secondo argomento, che deriva quasi direttamente dal primo, è quanto la chiesa che si dice a lui e da lui ispirata, corrisponda, nella realtà dei comportamenti, al suo messaggio. Se corrisponda o no al messaggio del vangelo l’intromissione continua negli affari dello Stato.
Non aveva Gesù separato ‘Dio’ da ‘Cesare’?Nel dialogo si alternano toni confidenziali, quasi venati di tenerezza, ad altri dove il contrasto si fa aspro, lacerato fin quasi alla violenza e le parole vorrebbero colpire come pietre.La giovane donna è chiaramente sconcertata dall’ambiente, da ciò che in quel luogo ha visto e ascoltato.
Mentre i due parlano, alcune telefonate raggiungono il professore. All’altro capo del filo qualcuno gli chiede di fare qualcosa alla quale l’insegnante si rifiuta. Le telefonate si fanno pressanti ma il diniego resta. Fino a quando chiama qualcuno al quale il professore si rivolge col titolo di ‘eccellenza’. La risposta cambia, diventa un sì. Dunque andrà, farà qualcosa di fronte alla quale la sua coscienza fino a quel momento s’era ribellata.Il grande dialogo che segue ha toni aspri, tira in ballo il fare e l’essere, curare troppo il mondo, perdersi nel gioco degli interessi materiali e del potere, non saper più conciliare la spinta degli ideali e il peso delle responsabilità.
Di riflesso viene anche in discussione la distanza, il contrasto, tra la figura di Gesù, profeta disarmato, amico degli umili dei bambini delle donne e il Cristo della fede che trionfa nell’oro dei mosaici, nella gloria della liturgia, nella magnificenza del potere, il sovrano trionfante coperto dal mantello della teologia.Il dialogo tra i due personaggi in scena è intercalato da alcune presenze che emergono dai tempi di Gesù, dalla sua Israele. Compaiono e poi svaniscono nel nulla i testimoni delle sue azioni, i protagonisti del processo: un Esseno (setta alla quale Gesù stesso probabilmente appartenne); il segretario di Nicodemo cioè di uno dei pochi farisei che si schierarono per Lui; il procuratore Ponzio Pilato; Giuda che in una accorata confessione svelerà le ragioni del suo ‘tradimento’; la donna che Gesù salvò dalla lapidazione, rivela le ragioni per le quali commise adulterio; la Maddalena dirà del suo amore sacro per il Salvatore.Il finale non scioglierà tutte le nostre domande. Non sapremo con certezza se la giovane donna resterà o meno, troverà ognuno dentro di sé la possibile risposta.Avremo però ricostruito una ragionevole spiegazione ‘storica’ per la condanna d’un uomo che stava cambiando il mondo.
di Corrado Augias
Mise en espace Andrea Liberovici
con Paolo Bonacelli e Stefania Pascali
con la partecipazione in video di Don Andrea Gallo, Eyal Lerner, Mario Menini
Moni Ovadia, Gianna Schelotto, Michele Serrano
disegno luci Sandro Sussiproduzione Promo Music - Teatro Stabile di Genova