Rufus Wainwright
Hadrian
A Grand Opera in 4 Acts
Introduzione all'opera
di Daniel MacIvor
Hadrian racconta gli eventi dell’ultimo giorno di vita dell’imperatore romano che governò dal 117 al 138 d.C. Adriano è noto soprattutto per la costruzione del muro in Britannia che porta il suo nome e per il suo conflitto con la Giudea contro l’ascesa del monoteismo. Tuttavia è per lo più sconosciuto per quella che potrebbe essere la sua più grande eredità: l'aver vissuto apertamente il suo profondo, incrollabile amore per un altro uomo, Antinoo. Sebbene nell'aristocrazia romana dell’epoca le relazioni omoerotiche fossero accettate, queste erano tollerate solo all’interno di un rapporto gerarchico tra un uomo adulto e un giovane di rango inferiore, spesso uno schiavo. Antinoo, invece, era un uomo libero e troppo maturo per rientrare in tale schema, e ciò che più turbava la corte di Adriano era il fatto che l’imperatore non solo lo amasse, ma lo trattasse come un suo pari. Il loro incontro avvenne in Grecia, durante un viaggio imperiale che li avrebbe legati per sei anni, un lungo pellegrinaggio attraverso l’Impero. Ma alla vigilia di un futuro sereno, nella splendida villa di Adriano a Tibur, la loro storia fu spezzata da una tragedia: Antinoo morì in circostanze misteriose, annegando nel Nilo. Nella nostra opera, offriamo una possibile spiegazione della sua morte e delle scelte politiche di Adriano. Diamo voce al suo dolore incolmabile e celebriamo il suo amore per Antinoo come una delle più grandi storie d’amore di tutti i tempi.
Il dolore e l'eredità dell'amore
di Jörn Weisbrodt
Due mondi sembrano distanti secoli e separati da estetiche imponenti: il mondo dell’opera, incarnato da Hadrian di Rufus Wainwright, e quello della fotografia di Robert Mapplethorpe. Eppure, a uno sguardo più attento, emergono incroci sorprendenti, legami profondi nei temi trattati e una sovversione delle forme classiche attraverso l’iniezione di una sessualità diversa. Le fotografie di Mapplethorpe, nonostante la loro apparente carica provocatoria, esercitano un fascino irresistibile: il loro linguaggio, al tempo stesso audace e raffinato, si intreccia perfettamente con la vicenda di un imperatore che poteva avere tutto, tranne ciò che desiderava davvero. La sua eredità più grande? L’aver amato.
L’opera di Robert Mapplethorpe è unica nella storia della fotografia. Ha ampliato i confini del mezzo, scuotendo il mondo visivo nel suo insieme, e al contempo ha creato immagini iconiche di straordinaria classicità. I suoi temi, in fondo, sono gli stessi dell’arte classica: amore, morte, desiderio, bellezza, potere. Sono i mattoni del nostro universo emotivo e sessuale, gli stessi corpi celesti che orbitano attorno al sole musicale dell’opera lirica. La musica è la forma più intima di espressione dell’immaterialità delle nostre emozioni, una forza che trattiene ed esplode al tempo stesso. Nell’opera, la voce umana non è solo portatrice di significato, ma anche di sentimento: è la manifestazione più estroversa di uno stato interiore profondamente introspettivo. L’opera non riguarda il sapere, il giusto o lo sbagliato, il progresso o l’apprendimento; parla di sofferenza, tormento, della consapevolezza di ciò per cui vale davvero la pena morire.
Mapplethorpe traduce questi stati emotivi universali attraverso ciò che ha davanti agli occhi, filtrandoli attraverso uno sguardo dichiaratamente omosessuale. I materiali classici come marmo e pittura vengono sostituiti e sublimati dalla gelatina fotografica e dalla pelle. “Vedo le cose come non sono mai state viste prima”, affermava Mapplethorpe.
Hadrian di Rufus Wainwright è un’opera teatrale complessa e potente, popolata da personaggi ricchi di sfumature, che attraversano trasformazioni profonde e toccanti. È scritta nella grande tradizione operistica del XIX e dell’inizio del XX secolo, un’epoca in cui l’opera era la forma d’arte musicale più popolare, tanto che le sue melodie risuonavano per le strade.
L’approccio di Wainwright può apparire tradizionale nella sua fede nel potere del racconto, nell’emozione e nell’opera come “generatrice di sentimenti”. Tuttavia, la sua scelta del soggetto lo rende assolutamente contemporaneo. La lirica ha sempre narrato le più grandi e profonde storie d’amore, rese impossibili dalla società, dalla classe, dall’intrigo, dalla politica o dalla guerra. Da sempre, l’opera esplora l’impatto del mondo esterno sull’anima umana, e al centro di tutto pone l’amore tra due persone, il più potente e al tempo stesso fragile e doloroso dei meccanismi emotivi. Come scrisse George Bernard Shaw: «L’opera è quando un tenore e un soprano vogliono fare l’amore, ma un baritono glielo impedisce.»
Tutte le grandi storie d’amore del repertorio classico sono eterosessuali: Tristano e Isotta, Mimì e Rodolfo, Pelléas et Mélisande, Tosca e Cavaradossi. Rufus Wainwright sovverte questa tradizione e sostituisce il nucleo stesso dell’opera, la dottrina dell’amore come fondamento dell’identità umana, con una storia d’amore omosessuale. Solleva l’amore tra persone dello stesso sesso sullo stesso piedistallo delle grandi storie d’amore eterosessuali, donandogli la stessa cura, la stessa intensità, la stessa grandiosità operistica.
Le ultime parole di Adriano racchiudono il senso di tutto: «In un solo modo sono stato vero, in un solo modo sarò ricordato – questo ultimo respiro, la mia eredità: Egli ha amato».
musica Rufus Wainwright
libretto Daniel MacIvor
Malta Philharmonic Orchestra
Coro del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto
direttore Johannes Debus
immagini Robert Mapplethorpe
ideazione e design Jörn Weisbrodt
luci John Torres
progettazione delle proiezioni Michael Worthington
assistente alle proiezioni Cory Siefker
programmazione delle proiezioni James Pomichter
editore Chester Music Ltd.
PERSONAGGI E INTERPETI
Adriano Germán Enrique Alcántara
Plotina Sonia Ganassi
Antinoo Santiago Ballerini
Turbo Christian Federici
Sabina Ambur Braid
Lavia Kristýna Kůstková
Traiano Nicola Di Filippo
Fabio Paolo Mascari
Ermogene Nicolò Lauteri
produzione Spoleto Festival dei Due Mondi
prima italiana
INFORMAZIONI
Spettacolo in lingua inglese con sopratitoli in italiano a cura di Prescott Studio, Firenze.
Lo spettacolo prevede immagini di nudo integrale.
Si avvisa che le date e gli orari potranno subire variazioni.
Per aggiornamenti consultare il sito www.festivaldispoleto.com