Sergio Blanco
Divina Invéncion
o la celebración del amor
Rivelazione del teatro sperimentale contemporaneo, il drammaturgo e regista franco-uruguaiano Sergio Blanco porta a Spoleto66 la conferenza-spettacolo da lui stesso interpretata Divina Invención o la celebracíon del amor, un testo sull’amore che non ne tralascia alcun aspetto, nobile o ignobile.
Facendo ricorso alla pratica dell’auto-finzione, di cui è maestro, Blanco narra di sé e del suo processo di produzione creativa, ma lo fa mentendo e confondendo le coordinate del vero e i riferimenti dell’attendibilità. Vera e propria ingegneria dell’io, l’auto-finzione è invenzione e reinvenzione di sé, in un costante auto-attacco e messa in discussione dell’attendibilità della propria memoria.
Sul palcoscenico, Blanco si avvale di una scrivania e della proiezione visiva di una serie di dipinti di Francis Bacon a cura di Philippe Koscheleff. Il testo rende lo spettatore partecipe di una mostra sull’amore che colpisce per la sua lucidità e profondità; non limitandosi all’elogio, ma addentrandosi nella celebrazione di quelle zone d’ombra che lo rendono un’esperienza tormentosa e travolgente.
«Se è vero che l’amore è una scienza che ci rende saggi» commenta Blanco «è anche vero che ci mette in contatto con la nostra parte più selvaggia. Comunque, al di là del fatto che l’amore è tra la civiltà e la barbarie, la saggezza e la maleducazione, l’umano e il brutale, credo che sia un’esperienza sublime che finisce sempre per trasformarci»
testo, regia e interpretazione Sergio Blanco
progettazione audiovisiva Philippe Koscheleff
coordinamento tecnico Paula Martell
produzione e booking Matilde López Espasandín
produzione Marea Productora Cultural
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INFORMAZIONI
Si comunica al gentile pubblico che il 30 giugno lo spettacolo è sold out. Posti disponibili per la recita del 1° e 2 luglio ore 19:00.
Testo di Daniele Cassandro
In Zoo, una delle sue opere teatrali più note, il drammaturgo franco-urugayano Sergio Blanco descrive il suo innamoramento per un gorilla di nome Tandzo, chiuso nella gabbia di un giardino zoologico. In uno scambio con la primatologa che lo assiste, Blanco, che impersona se stesso sulla scena, svela molto della sua teoria dell’auto-finzione. Ha portato una copia illustrata del Milione di Marco Polo nella gabbia di Tandzo e cerca di spiegare all’animale di cosa si tratti: “È un libro straordinario. Si dice che abbia ispirato il viaggio di Cristoforo Colombo. Ciò che è più affascinante la maniera in cui mescola la realtà con la leggenda”.
“Un po’ come fa lei”, replica pronta la dottoressa.
L’auto-finzione di Sergio Blanco, la pratica letteraria e teatrale alla base del suo lavoro, è in buona parte mescolare la realtà (il dato personale e autobiografico) con la leggenda, laddove leggenda è tutto quel particolato di suggestioni culturali che ci si addensa intorno nel corso della vita. Siamo animali desideranti fatti di carne e di nervi ma anche della somma di tutte le immagini, le storie, le poesie, i quadri, i romanzi, i film, la musica che ci hanno formati nel tempo. Attraverso il suo amore per Tandzo, che è anche un’attrazione fisica oltre che spirituale, filosofica e letteraria, Blanco si rispecchia nella sua doppia natura di bestia e di leggenda. Grazie a Tandzo Blanco attraversa tutte le fasi dell’innamoramento e dell’amore: dal colpo di fulmine alla gelosia e giù in caduta libera fino all’abbandono e alla delusione. E la chiave che permette ai due animali di comunicare, perché è chiaro fin dall’inizio che sia Sergio sia Tandzo sono due animali, è la bellezza: in particolare gli Impromptus di Franz Schubert e la pittura di Sandro Botticelli.
In Divina invención o la celebración del amor, Sergio Blanco fa un’operazione diversa: mettendo in scena una conferenza-spettacolo dovrà raccontarsi e raccontare al pubblico l’amore in ogni suo aspetto, portando come materiale di lavoro, come canovaccio, come caso clinico, solo se stesso. Senza altre persone o altri animali con cui stabilire un contatto sulla scena. Se ci sarà una seduzione, l’oggetto di quella seduzione, di quel discorso amoroso, saremo noi, il pubblico in sala. E ogni atto di seduzione nasce da un racconto, un racconto a cui vogliamo credere a tutti i costi e che speriamo non finisca mai. Fin dai tempi di Sherazade.
Per Blanco la conferenza di auto-finzione è un modo di riunire in un unico mezzo di comunicazione, il suo corpo e la sua voce sulla scena, due modalità di racconto diverse: l’obiettività della scienza e la soggettività estrema del discorso amoroso. “Il risultato sarà sempre una parola ibrida che avrà la prudenza dell’accademico e l’esaltazione dell’artista”, spiega l’autore.
Per Sergio Blanco l’auto-finzione è qualcosa di molto diverso dall’auto-fiction da cui siamo assediati negli ultimi anni, soprattutto qui in Italia. Quello di Blanco non è né un racconto di sé ombelicale, iper-identitario o assolutorio e non è neanche un tentativo di descrivere il mondo solo e unicamente attraverso la propria esperienza. È un atto di profonda umiltà e sincerità intellettuale: Blanco mette in scena se stesso perché la sua è l’unica soggettività che conosce. È l’unico punto di partenza certo per poter esplorare l’altro.
In scena ci sono solo Sergio Blanco, una scrivania e una parete su cui vengono proiettate delle immagini. Anche qui, come nella gabbia di Tandzo, sono delle figure a fare da catalizzatore al discorso amoroso: ma non c’è più solo la compostezza toscana di Botticelli, la sua forma ideale così ben contenuta da un disegno leggiadro riempito di colori meravigliosi. Sullo schermo di Blanco compaiono le forme contorte e il colore-sfregio, dato a colpi di spatola, della pittura di Francis Bacon. Un’arte che il pittore stesso definiva “arte di figura”, in opposizione all’astrattismo certo, ma anche in continuità con la grande arte barocca, soprattutto quella spagnola del Seicento, da cui era ossessionato. Un’arte che stupiva e atterriva ma allo stesso tempo disegnava il mondo moderno, raccontava e insegnava.
Lo stesso Blanco spiega qual è l’obiettivo della sua conferenza-spettacolo: “Se è vero, come dice Lope, che l’amore è una scienza che ci rende saggi, è anche vero che ci connette con la nostra parte più bestiale. I momenti della mia vita in cui sono arrivato più vicino all’animale sono quelli in cui ero innamorato. In ogni caso, al di là del fatto che l’amore esiste nella civiltà e nella barbarie, nella sapienza e nell’ignoranza, nell’umano e nel brutale, penso che sia un’esperienza sublime che finisce sempre per trasformarsi.
Ed è lo stesso sublime che suggeriscono le immagini di Francis Bacon, qui trattate da Philippe Koscheleff, che nelle loro contorsioni, nel loro pulsare, nel loro aprirsi in modo così impudico ai nostri occhi, mostrano l’umano eternamente in lotta con l’animale. Ma sempre, anche quando vediamo la sua colonna vertebrale scoperta, o la sua mascella slogata in un urlo, o i suoi arti aggrovigliati in se stessi, o i suoi umori sparsi sulla tela, sempre disperatamente umano. E sempre alla ricerca di amore.
Drammaturgo e regista teatrale franco-uruguaiano, Sergio Blanco trascorre l'infanzia e l'adolescenza a Montevideo e attualmente vive a Parigi. Dopo aver studiato filologia classica, decide di dedicarsi interamente alla scrittura e alla regia di opere teatrali. Le sue opere vincono diversi primi premi, tra cui il National Playwriting Award dell'Uruguay, il Playwriting Award del Comune di Montevideo, il National Theatre Fund Award, il Florencio Award for Best Playwright, il Casa de las Américas International Award e il Theatre Awards per il miglior testo, in Grecia. Nel 2017 e nel 2020, le sue opere teatrali Thebes Land e The Wrath of Narcissus ricevono il prestigioso British Award Off West End di Londra. I suoi lavori entrano nel repertorio della Comedia Nacional de Uruguay nel 2003 e nel 2007 con le opere .45' e Kiev e nel 2022 con la commedia El salto de Darwin. Tra i suoi titoli più noti ricordiamo Slaughter, .45', Kiev, Barbarie, Kassandra, El salto de Darwin, Tebas Land, Ostia, La ira de Narciso, El bramido de Düsseldorf, Cuando pases sobre mi tumba, Tráfico e Zoo. Molte delle sue opere teatrali sono state rappresentate in prima nazionale e all'estero, e la maggior parte di esse è stata tradotta in diverse lingue e pubblicata in diversi Paesi. Nel marzo 2022 debutta con il suo spettacolo Zoo al Piccolo Teatro di Milano, vincendo il premio per la migliore interpretazione straniera.
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