Tra Danza e Intelligenza Artificiale: Wayne McGregor esplora gli abissi della Deepstaria
A pochi giorni dalla première mondiale al Festival Montpellier Danse, dal 12 al 14 luglio (ore 21:30, ore 19:30, ore 15:30) va in scena al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto la prima italiana di Deepstaria, la nuova creazione di Wayne McGregor. Affiancato da un eccezionale team creativo tra cui il sound designer Premio Oscar Nicolas Becker, il produttore musicale LEXX co-inventore di Bronze AI, dalla disegnatrice luci Theresa Baumgartner e dalla fedelissima dramaturg Uzma Hameed, McGregor realizza uno spettacolo di danza che proietta lo spettatore nella sfera del possibile, nell’innovazione tecnologica, interrogandosi sul legame tra danza e Intelligenza Artificiale. I danzatori della Company Wayne McGregor si muovono in una scena creata con Vantablack Vision®, che permette di ottenere un’oscurità insondabile. La stessa oscurità che avvolge la Deepstaria, misteriosa specie di medusa che abita gli abissi.
McGregor – pluripremiato coreografo britannico, direttore della sezione Danza della Biennale di Venezia e “coreografo residente” del Royal Ballet di Londra – crea un’esperienza sensoriale e meditativa che riflette sul rapporto che l’uomo ha con il vuoto e la mortalità. Commenta: «Dalle profondità marine allo spazio più remoto, queste zone oscure e misteriose accendono la nostra immaginazione e il nostro desiderio di esplorare il mondo fino ai suoi confini». L’Intelligenza Artificiale ha un ruolo da protagonista sul palcoscenico con i corpi dei nove danzatori della compagnia a emergere in uno spazio-tempo che sa di buco nero. L’impianto sonoro su cui si sviluppa e si muovono questi corpi dipende da un’innovativa sperimentazione tecnologica con l’AI: la musica di Nicolas Becker viene elaborata da Bronze AI, la piattaforma di composizione e arrangiamento ideata dal produttore musicale LEXX, in grado di ricomporre ed eseguire continuamente musica in tempo reale.
Un’altra chiave di lettura dello spettacolo è nella citazione della NASA Deep sea and deep space are not as different as you think, le profondità marine e spaziali non sono così diverse come si pensa. «La citazione rimanda nella mia mente molte associazioni», continua il coreografo. «Avventura, coraggio, visione. Ci proietta nell’ignoto, nell’innovazione tecnologica, nell’ingegno umano, ovvero nella sfera del Possibile. Viaggiando al di là di noi stessi, cerchiamo la conoscenza per illuminare e sviluppare la nostra condizione umana. Allo stesso tempo, questi spazi di nero infinito, simili al grembo materno, sono stranamente familiari. È come se risvegliassero connessioni dimenticate nel profondo di noi stessi, echi forse di stati inconsci dell’essere di un tempo... o forse di domani? Basti pensare alla navicella Voyager 1 da anni situata a miliardi di chilometri dalla Terra che, dopo un periodo di interruzione dei segnali, ha iniziato a trasmettere nuovamente dati alla NASA. È in orbita nello spazio interstellare da oltre 40 anni... Incredibile, anzi, impressionante».
La seconda parte dello spettacolo, strutturato come un dittico, è in programma per l’estate 2025 a Hong Kong.