Lonnie Holley e il suo blues rivoluzionario. Il racconto di un outsider

data di pubblicazione:
6/18/2023
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Lonnie Holley e il suo blues rivoluzionario.  Il racconto di un outsider

Spoleto, 18 giugno 2023 – Non c’è solo la classica tra le musiche che aprono il 66° Festival dei Due Mondi il prossimo weekend. Dopo il concerto inaugurale dedicato a Leoš Janáček, il ritorno dell’opera con Pelléas et Mélisande di Claude Debussy, gli animali in musica dei concerti di mezzogiorno e Harawi di Olivier Messiaen, non si può mancare all’appuntamento con l’artista afroamericano Lonnie Holley e il suo rivoluzionario ‘emotional blues’. All’Auditorium della Stella, sabato 24 e domenica 25 giugno alle ore 21, Holley suona una selezione dei suoi brani tra soul, musica d’avanguardia, jazz e blues sullo sfondo delle sue stesse opere d’arte, accompagnato dal duo Nelson Patton. Lonnie Holley si trova già a Spoleto, ospite in residenza dei Mahler & LeWitt Studios. Le sue opere saranno esposte al pubblico in occasione di un Open Studio sabato 8 luglio alle ore 17.

La straordinaria vita di Lonnie Holley è la materia pulsante della sua arte e della sua musica. Visual artist, designer, scultore, pittore, fotografo e musicista, Holley è un autodidatta che ha creato la sua prima opera d’arte quando, nel 1979, le sue nipoti sono rimaeste uccise in un incendio della loro casa ad Airport Hill, in Alabama. La scultura per la loro tomba, realizzata con materiali recuperati in una discarica, è la prima dei suoi numerosi assemblaggi, serigrafie, metalli e oggetti di recupero. Nato nel 1950 in Alabama, settimo di 27 figli quando erano ancora in vigore le leggi segregazioniste, è stato “rapito” da una ballerina di burlesque, venduto all’età di quattro anni in cambio di una bottiglia di whisky, investito da un’automobile, chiuso in un riformatorio, e impiegato come cuoco al Disney World, fino al ritorno in Alabama e alla scoperta dell’arte. Negli anni successivi le sue opere, sempre all’interno del concetto di ‘arte del trauma’, sarebbe sarebbero arrivate al Museum of Modern Art di New York, alla Biennale di Venezia e alla Casa Bianca.

Il suo debutto come artista musicale è avvenuto nel 2012 con l’album Just Before Music, nel quale cantava «Umani vi prego ascoltate, perché a volte è giusto interrogarsi nel profondo, vi invito ad andare più a fondo che potete, perché credo che più in profondità andiamo, maggiori sono le possibilità di capire».

Ha ottenuto riconoscimenti anche per la sua musica e ha collaborato con i gruppi come Dirty Projectors e Animal Collective. Nei suoi brani affronta temi universali, come il destino del pianeta o il rapporto con la tecnologia, oltre a storie più personali, in bilico fra surrealismo e messaggio sociopolitico. Il suo ultimo album, Oh Me Oh My vede la partecipazione di artisti come Justin Vernon dei Bon Iver, Sharon Van Etten, Moor Mother, Rokia Koné e Michael Stipe dei REM, ed è stato prodotto da Jacknife Lee (Modest Mouse, U2, REM).

«Credo di essere stato scelto per essere un artista perché posso prendere la mia vita e raccontarla a qualcun altro. Per me è importante tenerne traccia», recitavano le liner notes del suo Keeping a Record of It nel 2018.

«Da qualche parte tra l’autentica eleganza gospel di Sam Cooke ed il magico trasformismo free-jazz di Sun Ra, descrivere come si muove il racconto musicale di Lonnie Bradley Holley somiglia ad essere assaliti da un flusso di coscienza palpitante ed estroso, quello di qualcuno che da oltre quarant’anni incontra intuizioni artistiche in luoghi sconosciuti e trasforma patemi vitali in arte imprevedibile, eppure sempre conscia. Capace di restituire armonia alla memoria e curiosità al futuro, in qualche modo ed allo stesso modo» scrive Giovanni Coppola sulle note di sala.