Fuggire dal corpo: le atmosfere dark delle coreografie di Marco Goecke al Teatro Romano
Spoleto, 3 luglio 2023 – Marco Goecke è il prossimo grande nome della danza in arrivo al Teatro Romano per Spoleto 66: venerdì 7 e sabato 8 luglio alle ore 21:30 Dark Matter mostra in tre diverse coreografie quello stile ipnotico dalle atmosfere dark che lo ha reso famoso in tutto il mondo. La danza ha segnato la sua vita sin dall’inizio: nato nella città di Pina Bausch, Wuppertal, si è avvicinato al teatro appena quattordicenne, in una giovinezza segnata da attacchi di panico e salvata dal miracolo del proprio talento precoce. Racconta: «Il motore del mio lavoro è l’angoscia, può diventare una fonte di speranza. Quello che cerco di fare con i movimenti veloci del mio vocabolario è rendere visibile e palpabile l’ansia per trasformarla in bellezza. Fuggire dal corpo, scappare dai propri limiti». Coreografo residente dello Scapino Ballet Rotterdam tra il 2005 e il 2011, è considerato come una delle più grandi scoperte coreografiche del XXI secolo. Ha ricevuto commissioni da compagnie internazionali come Les Ballets de Monte Carlo, il Ballet dell’Opéra de Paris, il Balletto di Vienna, il Pacific Northwest Ballet di Seattle, lo Staatsballett Berlin, il Balletto della Bayerische Staatsoper, la Companhia de Dança di San Paolo del Brasile. Nel 2004 Pina Bausch lo invita al Tanztheater Festival con due lavori, Blushing e Mopey.
Goecke porta a Spoleto tre coreografie fondamentali per comprenderne il linguaggio coreografico. Ideato come omaggio alla Principessa Carolina di Monaco che nel 2009 fu premiata al Grimaldi Forum per i suoi molti anni di servizio alla danza, il solo Tué attinge alla musica della cantautrice francese Barbara, la cui voce malinconica e volitiva, al contempo calda ed espressiva, contrasta con i movimenti veloci e nervosi di Maude Sabourin, danzatrice del Les Grands Ballets Canadiens de Montréal, che in scena incarna la chansonnière in una crescente tensione fra nervosismo e riserbo, fragilità e forza. In Midnight Raga la musica di Ravi Shankar è il punto di partenza. Nonostante l’ispirazione orientale-indiana, che si riflette anche nei pesanti tessuti di seta blu dei costumi, un elemento resta inconfondibile: il linguaggio nervoso dei movimenti – proprio di Goecke – creato su misura per i danzatori Rosario Guerra e Louis Steinmetz. Ispirato da una citazione tratta da Le visage de la Paix del poeta francese Paul Eluard, infine, Whiteout è un soffio di leggerezza estiva in cui la gioia spensierata dei danzatori del Ballett Saarbrücken si percepisce in ogni fibra. Ma avverte Goecke: «Non c’è bisogno di comprendere la danza da cima a fondo, non si può capire tutto, sarebbe noioso. Meglio lasciare scivolare ciò che si vede a un livello più profondo. Ho creato talmente tanti pezzi che credo ci sia una connessione tra di loro, le coreografie mi seguono come fantasmi, spettri buoni o cattivi. Quando vado a dormire, controllo sotto il letto che non ci sia qualcosa o qualcuno. Temo sempre uno spettro dietro il sipario».