IL VANTONE
Ninetto Davoli
Among the questions I asked myself while studying this translation of Plautus' Miles, the most insistent was "Why Pasolini?" What curiosity could have prompted our Poet to decide to translate a comedy from the third century B.C. into a language, by the way, not his own; the Roman dialect? Those were the years of The Gospel According to Matthew, of _Accattone _and masterpieces such as Ragazzi di Vita and The Ashes of Gramsci had already been given to print.
Certainly the mere assumption that the project was born at the request of Vittorio Gassman could not answer my inquiry (the project by the way failed to even to debut). So I reread the play, Miles and Vantone. Finding myself in Pasolini's thinking helped me to believe from the truth Plautus' words, to consider not only their narrative value but also their full civil and political potential; that is how I began to to be convinced of Pier Paolo Pasolini's intellectual enjoyment of to this translation.
Plautin's comedy certainly stands firmly on the pillars of love intrigue and the mockery of the servant to borne by the master, but Our Lord identifies in it an important germ, fundamental to his grammar as an author of the last: Humanity, pitiful and revolutionary.
Then it becomes plausible to imagine Ephesus as an ordinary suburb of the Rome that PPP so loved, to make time jump two millennia, and to let the story of Pyrgopolinice and Palestrione abandon its farcical, allegorical nature and mutate into a biting social comedy. Here each individual character acts for his or her own exquisite gain moving within the comedy disguising that naive meanness with which always, the Bolognese Poet, characterized his characters. A new opportunity for Pasolini to issue yet another warning that today, alas, if we had known how to read, we might well have called a "legacy."
I imagined a scene that was both a place and a social condition. I believe in the evocative necessity of scenography; any scenic installation has, always, a strong narrative responsibility from which it would be a grave mistake to shirk. Perhaps it is true that to sometimes two doors may be enough; to provided that these, open or closed, can tell what they are hiding. In this sense the project curated from Antonia Petrocelli, not only turns out to be a valuable homage to the colors and shapes that were Scaccianoce, Donati, Ferretti, it also assumes a relevant dramaturgical effectiveness.
to conclusion of these brief considerations on the staging that we are about to to make, I like to bring back to you what Pasolini laconically declared on the occasion of the presentation of this translation: "That there exists in Italy a similar theater to that in which Plautus' work founded its overbearing roots, and what from put without hesitation in doubt. For what stage, then, for what audience was I translating? Where could I find a venue endowed with such absoluteness, such institutional value? In dialect theater, yes, but Plautus' text was not dialect. Of the current high-level, language theater, I was (and am) horrified by birignao. Well, something vaguely analogous to Plautus's theater, something so sanguinely plebeian, capable of giving rise to to an equally intense, winking, dialogic exchange between text and audience, seemed to me to be able to locate it perhaps and only in the avant-garde. It is to this, it is to the language of this, that, therefore, I thought - to substitute the "pure" Plautin speech. I tried to keep myself, as exquisitely as possible, to that level. Even the dialect from me introduced, intact or contaminated, has that flavor. It tastes more like stage than trivium. Even the rhyme is meant to have that pyrotechnic low tone, and nonetheless to protect the substantial aristocraticness, the literariness of Plautus. The very noble "vernacular," in short, infected by the, I would say, physiological vulgarity of the playwright ... of the soubrette.... (But in the background, to protection of its substantial aristocraticity, its literariness, here is the shadow of the rhymed double septenaries of a comic tradition exhumed under the sign of Molière.)"
I hope our work succeeds to entertain and above all to keep faith to these special premises.
Federico Vigorito
WHY "THE BOAST"?
La domanda, sul perché, Pasolini abbia voluto cimentarsi anche con la drammaturgia, a mio avviso, trova spiegazione nel fatto che la performance teatrale secondo PPP rispetta, molto più di altre espressioni artistiche, il legame stretto tra arte e vita, più ancora del cinema, per il rispetto e la riscoperta, che racchiude in sé, del senso originario della tragedia vissuta come liberazione dai morsi della fatica del vivere che scaturivano dalla convinzione che aveva di sé, di essere un "dannato" della vita: il teatro come confessione pubblica delle sue esigenze, molto spesso drammi, esistenziali: Affabulazione, Orgia, Porcile, _Calderon _e Il vantone. Tra tutte Il vantone sembra la più stonata sia perché una traduzione sia perché la vicenda appare leggera, come, leggere, apparentemente, sembrano le commedie Plautine. Che sia un diversivo, una pausa, un momento di relax di una vita sempre impegnata fino all’ultima goccia? Tutt’altro; anche il Vantone non è altro che impegno, ovviamente diverso, nei confronti della vita. Anzitutto è una sorta di tributo alla sua scrupolosa e profondissima preparazione nella cultura classica, ma, soprattutto, perché in Plauto vede un autore che della cultura popolare ha fatto il centro della sua arte non solo per i temi che tratta ma soprattutto per il suo modo di disegnare i personaggi con il quale scardina le strutture e le convenzioni su cui era fondata la società del suo tempo che vuol poi essere il tempo di Pasolini. Attenzione, come Plauto, alle fasce di popolazione che sono sempre state ignorate, vilipese ed emarginate, sottolineandone l’arguzia, l’intelligenza, il ruolo fondamentale e indispensabile per un giusto equilibrio sociale contrariamente a quanto, comunemente, si pensa; di contro la ridicolaggine e il vero disprezzo per chi detiene, o presume di tenere, le leve del potere o peggio ancora che a questi è asservito rinunciando a quella forma di unico e vero riscatto che va ben oltre il semplice accondiscendere ai voleri del padrone. Quello che PPP definisce padrone lo vede come prototipo di stoltezza, ma non congenita, bensì voluta e cercata tenacemente per accettazione passiva delle convenzioni stabilite da altri tanto da divenire stolto al punto di convincersi che una divisa, un ruolo, una funzione sarebbero in grado di fornire lustro, fama e successo indipendentemente da qualsiasi tipo di impegno esistenziale. Troppo facile il bersaglio dunque delle fasce più deboli ed emarginate della società; troppo facile il trionfo del servo sul padrone, del povero sul ricco, del giovane oppresso sul vecchio conservatore e ottuso. In questa ottica trova giustificazione l’uso del romanesco nel rendere i contenuti plautini, che in Pasolini è comunque in linea con quella che è stata la scelta privilegiata di tutta la sua opera: la periferia romana crogiolo vitale e vivace ove si fondono pulsioni istintuali, comportamenti triviali con ideali e slanci di riscatto da ingiustizie perpetrate in secoli e secoli di storia. Non di un capriccio si tratta dunque né di un allentamento del suo impegno civile ma di un voler mettere nella giusta cornice i protagonisti delle sue storie, dei suoi romanzi, dei suoi film, della sua poesia. Così facendo ha voluto anche sottolineare la necessità della valorizzazione del parlare comune, il cosiddetto volgare, non come cifra di ignoranza ma come momento ove si fonda la vita dura ma vera di ogni giorno con la sapienza di affrontarla per portare avanti degli ideali. PPP sembra, nelle sue analisi, calpestare e trascurare tutto quanto la società nella quale vive gli ha approntato, religione compresa. Ma così non è; egli ha voluto rimettere tutto al vaglio della sua intelligenza per rendere credibile tutto quello che di buono poteva vedere nella storia del passato ma cancellare, al tempo stesso, tutto ciò che di stolto si trascinava nel presente. Al di sopra di tutto metteva la dignità della persona oltre ogni classe, censo, ideologia: una religione dell’uomo, si potrebbe dire, anima i suoi ideali e ogni sua scelta. Tutto rivisita con desiderio irrefrenabile di conoscere le profondità insondabili dell’animo umano rimanendone per lo più insoddisfatto, o meglio soddisfatto soltanto dell’atto del perenne ricercare come condizione ideale e sublime con cui un uomo può convivere. Animato da tale impellenza riprende in mano Il Vangelo di Matteo che, secondo una recente analisi dell’Osservatore Romano, è stato giudicato la migliore e più fedele rivisitazione ed interpretazione del messaggio di Cristo fatto da un cineasta... nessuno, quindi, potrà più parlare di PPP come di uno scrittore senza religione, senza Dio. Tormento ed estasi, sudore di popolo e aromi inebrianti hanno caratterizzato la vita di PPP e mai gli hanno dato tregua: ricercati e voluti con tenacia, ma mai banalmente, perché nessuno lo ha mai trovato poco vigile o supinamente adagiato su posizioni di convenzionali bensì sempre alla ricerca di un ideale puro che ridisegnasse la struttura della società secondo una visione adamantina della quale mai doversi vergognare o pentire, totalmente incurante se poi, fosse destinata a scandalizzare, purché rispettosa di una verità non temibile, talvolta bruciante ma, al tempo stesso, totalmente appagante. Mai, mai sarà possibile trovare che PPP, in qualsivoglia sua opera, manifestazione artistica o impegno civile o sociale abbia derogato da questa missione sacrale. Ben consapevole di ciò e ricco di motivazioni profonde ha sempre affrontato a testa alta tutto e tutti non indietreggiando dinanzi ad alcuno di destra o sinistra che fosse, atei o religiosi, poveri o ricchi, ignoranti o colti potenti o deboli sempre sicuro di potere attingere al fondo della sua anima le motivazioni inoppugnabili delle sue scelte. Ciò ha comportato per PPP un atteggiamento di perenne lotta contro le convenzioni sociali ma soprattutto moralistiche o moraleggianti che lo hanno "costretto", a suo stesso dire, ad un "esistenza da dannato" ma da cui non ha voluto mai recedere non inconsapevole che ciò lo avrebbe potuto portare alla sua rovina, come in realtà accadde: ma questa era la sua missione, il suo unico ed insostituibile motivo di vita. Quello che in particolare gli riempiva l’esistenza era l’abbraccio sincero degli ultimi, di coloro che si debbono inventare la vita tutti i giorni, che non hanno voce, sfruttati fin nelle midolla, che vengono, per lo più, rifiutati ma che sono in grado di manifestare, spesso, grande dignità e generosa umanità. PPP ha voluto dar voce a questa umanità: questo è stato il suo scopo di vita. Questa umanità l’ha trovata soprattutto a Roma, nella Roma delle periferie, nella Roma delle strade polverose definite da palazzoni, nella Roma del dopoguerra caotica, popolare ma viva, genuina, vera; ma anche nella voce di Plauto e nella sua Roma popolare, nella sua elementarità apparente, assimilabile a tutte le periferie dell’umanità di ogni tempo e luogo: Roma come Atene, Napoli, Efeso... Se leggiamo Il vantone con questo spirito vediamo che esso cessa di essere semplicistico e banale e gli attori - Palestrione (Ninetto Davoli), Pleusicle (il giovane innamorato), Filocomasio (il desiderio di Pleusicle), Periplecomeno (il vecchio saggio conoscitore della vita) contro Sceledro (il servo sciocco) e Pirgopolinice (Miles stolto e presuntuoso) - divengono magistrali interpreti della filosofia pasoliniana che nulla ha a che vedere con il giudizio affrettato e superficiale di un approccio poco attento. Né, date le premesse, avrebbe potuto essere diversamente.
Here is the reason for Pasolini's "The Boast".
**sinossi **
Pleusicles loves the beautiful Philocomasios and is loved back. During one of his absences, Pyrgopolinice, a braggart soldier seeking amorous adventures kidnaps Philocomasio taking her with him to Ephesus. Palestrion Pleusicles' cunning faithful servant immediately hastens to warn his master. On the journey he is taken prisoner by pirates by whom he is offered as a gift to Pyrgopolinice who takes Philocomasio with him. The two - the servant and the woman - pretend not to know each other and devise ways to warn Pleusicles, who, warned from a merchant, travels to Ephesus and finds from dwell contiguous to that of the soldier fanfare, at the benevolent but cunning old Periplecomenus. So far the prologue; henceforth the stage action. Having pierced the wall dividing them, the two lovers meet exchanging loving gestures. They are discovered by the braggart's servant, Sceledro, put to guardian of the beautiful Philocomasio. Then from part of Pleusicles and Periplecomenus every effort is made to convince Sceledro that this is a blunder by attempting to make him believe that Philocomasio comes out of the house of the Vantone instead of from that of Pyrgopolinice, then is introduced to him as Philocomasio's twin sister who came to Ephesus the day before with her lover. The ruse succeeds indeed Palestrione makes to Pyrgopolinice believe that the beautiful wife of Periplecomenus, now tired of her old husband, has fallen in love with him and wants to marry him. The foolish and vain soldier flattered from this unexpected conquest sends the concubine away and frees Philocomasio leaving her all the gifts he gave her, including Palestrione. Throned and eager to give vent to his passion he enters the house of Periplecomenus where he finds the jealous pretend husband who along with his servants reserve for him a hail of lashings.
by Pierpaolo Pasolini
from _Miles Gloriosus _by Plautus
Ninetto Davoli,** Edoardo Siravo**
with
Gaetano Aronica
and with
Paul Kittens
Marco Paoli
Silvia Siravo
Enrica Costantini
Valerio Camelin
directed by Federico Vigorito
scenography and costumes Antonia Petrocelli
assistant director Federica Buffo
scene and costume assistant Francesca Rossetti
original music Davide Cavuti
production **Laros** by Gino Caudai
E.T.C. light adjustment. Italy www.etcconnect.com
On the occasion of the 40th anniversary of the death of Pier Paolo Pasolini
He was born to San Pietro to Maida, in the province of Catanzaro, in 1948, but grew up to Rome, where his parents settled soon after his birth, in the then slum Borghetto Prenestino near Via Prenestina. With a likeable character, a typical Roman dialect and an open smile, he was discovered from Pier Paolo Pasolini, who, after giving him an appearance in the film Il Vangelo secondo Matteo (1964), chose him as a co-star, alongside Totò, in the film Uccellacci e uccellini (1966) and, later, in the episodes La Terra vista dalla Luna (Le streghe, 1967) and Che cosa sono le nuvole? (Capriccio all'italiana, 1968). Thus began a long professional and human partnership (since 1963), destined to to be interrupted to due to the tragic death of the poet and director. It is precisely Davoli to carry out the recognition of Pier Paolo Pasolini's corpse, on the morning of November 2, 1975, after the director's assassination. With Pasolini, Davoli made a total of nine films, the last being Il fiore delle mille e una notte (1974). In addition to his intense collaboration with Pasolini, he enjoyed a long association with Sergio Citti, with whom he made his debut film Ostia in 1970 and then, between 1973 and 1996, the subsequent Storie scellerate, Casotto, Il minestrone, Sogni e bisogni (the episode_ I ladri_) and_ I magi randagi_. Specializing in brilliant roles, however, Davoli gathers his best results in dramatic roles such as in Eugenio Cappuccio's Uno su due, with which he received excellent reviews and won the 2006 Lara prize at the first Rome Film Festival, and in Cemento armato, a film noir with a Roman setting by Marco Martani. On television in 1975 he played Calandrino in the scripted Le avventure di Calandrino e Buffalmacco by Piero Pieroni and Carlo Tuzii. In 1979 he stars in the musical comedy Addaveni quel giorno e quella sera, together with Adriana Asti; the songs, in Roman dialect, are all written from Antonello Venditti and sung from Davoli, either from alone or paired with Asti. In 2008 he played Gerardo il Barbaro in the first season of Romanzo criminale - La serie directed by Stefano Sollima. In addition to his extensive filmography and numerous theatrical roles, Ninetto Davoli owes his great popularity to the character of "Gigetto," the protagonist of a successful Carousel in the early 1970s: for the advertisement of Saiwa crackers he stars in, to starting in 1972, the series "Le canzoni alla Gigetto," in which dressed from garzone di panetteria (in Roman dialect, cascherino) rides around Rome at dawn zigzagging on a bicycle from transport, singing to at the top of his voice some well-known songs of those years, to hilarious comic effect. Ninetto Davoli, married in the early 1970s, has two children and lives to Rome in the Cinecittà neighborhood. He is part of the Italian national soccer team composed from of singers and actors (the ItalianAttori), which participates to in charity tournaments, and is an ardent Roma fan.
Actor and director, born to Rome in 1955, has acted in the most relevant theater companies on the national scene in more than 120 shows. He has also worked and works in film, television and dubbing, collaborating with important directors and actors such as: S. Randone, P. Stoppa, V. Redgrave, L. Ullmann, to. Lionello, V. Gassman, G. Lavia, G. Bosetti, L. Ronconi, L. Squarzina, R. Guicciardini, G. Patroni Griffi, to. Pugliese, J. Lassalle, M. Sciaccaluga, M. Missiroli, W. Pagliaro, G. Sbragia, G. Proietti, C. Verdone, M. Bolognini, D. Damiani, G. Ca- pitani, S. Martino, R. de Simone, to. Piccardi, T. Pulci, L. Pugelli, O. Krejka, V. Emiliani, M. Panici, to. Grimaldi, U. Pagliai, F. Vairano. Among the various recitals in his repertoire, the most requested and appreciated are: Magia della voce, with baritone Roberto Servile, Fra...intendimenti d'Amore, with Vanessa Gravina, and Moby Dick, for translation by Massimo Vincenzi. He was assistant director to Giancarlo Sbragia in the plays La bottega del caffe with Vittorio Caprioli and Il gioco delle parti with Compagnia Tieri Loiodice and director of the plays _Voieurs _by G. Amendola, Scespiriana with Michele Placido, Le regine with Ivana Monti. He has also been the director of all the recitals in which he stars. In opera, he directed Giuseppe Verdi's Macbeth in 2003, with Marzio Giossi and Anna Valdetarra, for the Vercelli Comunale and the Nichelino theater season; and in 2004 Simon Boccanegra, for Vercelli, Cuneo and Nichelino. For the Teatro Consorziale in Budrio, he directed Rigoletto and Traviata by G. Verdi and Mozart's Don Giovanni , with Fernanda Costa, Marzio Giossi and Roberto Servile. He was for many years a lecturer at the Academy of Dramatic Art of Calabria and the C.C.C.D.S. Conservatorio Teatrale, based at to Rome. He has published for the online magazine Agora Magazine. He also carries out intense activity as a voice actor and has lent his voice to, among others, to G. Depardieu, C. Reewe, P. Veller, M. Keaton, P. Fonda, J. Irons, K. Richards, Koji Yakusho and John Goodman. Between 2000 and 2005 he won three TeleGatti for the drama Vivere, where he played one of the main characters. He also starred or co-starred in the dramas: Distretto di Polizia, directed by to. Ferrari; Il Commissario Rex, directed by M. Serafini; Provaci ancora prof, directed by R. Izzo; Famiglia Ricordi, directed by M. Bolognini; Linda e il brigadiere, directed by G. F. Lazotti; Il Maresciallo Rocca, directed by G. Capitani; Un anno in Toscana, a Russian production. Among his many films: Mosca Addio, with Liv Ullmann; Viaggi di nozze, with Carlo Verdone; Arrivederci e grazie, with Ugo Tognazzi; L'ultimo re, by Aurelio Grimaldi; Amore tra le rovine, by Massimo Ali Mohammad. From 2002 to 2006 he was Artistic Director of the Festival "Il verso, l'afflato e il canto" at Teatro Romano Volterra. He founded the theater company Molise Spettacoli, of which he was Artistic Director. He is president of Teatro dei due Mari, based at to Tindari. From 2011 to 2013 he was Artistic Director of the Fondazione Teatro Savoia in Campobasso (a public entity). He is currently Artistic Director of the theater company "Il Carro dell'Orsa." He is Artistic Director of the "Percorsi d'Autore" event in Cuneo and province. Member of the Board of Directors of the Ignazio Silone Study Center, based at to Pescina (AQ). He has read for Audiolibri Salani La fine è il mio inizio and Un altro giro di giostra by Tiziano Terzani and Il vecchio che leggeva romanzi d'amore by Luis Sepulveda. A manual for actors entitled Diseducation to Theater is being prepared for Editori Riuniti. He is a founding member of the Nuovo IMAIE.