Inferno
Il tema principale dell’opera è l’autoritratto di Dante che emerge dall’Inferno, un Dante con occhi accecati dalla rabbia, inondati di sangue, un Dante senza pietà che condanna senza reticenze e senza rimorsi.
Questa rabbia letteraria risente così fortemente dello scontento reale di Dante per le ingiustizie subite, per la “non vita” a cui l’esilio lo ha condannato, che diventa espressione diretta della sua esperienza esistenziale. L’esilio nel medioevo è come la morte, una morte sociale che è peggiore di quella corporea. Senza corporazione, senza famiglia, senza fazione, nel medioevo un uomo è virtualmente morto. L’Inferno esprime pienamente l’Urschrei lanciato da Dante, la disperazione per la propria solitudine e impotenza.
La Firenze rappresentata da Dante è una città dominata dall’energia della nuova classe borghese emergente, la sua progressiva emancipazione dalla nobiltà e dal clero. La città è pullulante di ladri, prostitute, mercanti, preti corrotti e traditori, con le loro bizzarrie, superstizioni, idiosincrasie, ma anche con il loro ingegno, la loro operatività e ambizione. È un carnevale dove un intellettuale moralmente integro e devoto alla giustizia come Dante, si sente perso e incompreso. Come il Baruch Spinoza della Amsterdam del ‘600, Dante osserva la miriade di fiorentini in ossessivo movimento, condannati dalla propria finitezza e dalla superficialità della loro ricerca di benessere.
Dante, protagonista e creatore del suo spazio scenico è interpretato da un attore che racconta, narra, rivela personalità sepolte e frammenti di paesaggio durante il suo progressivo incedere, in movimento continuo dalla superficie terrestre verso il centro profondo creato dalla caduta di Lucifero.
È accompagnato da un quartetto vocale che rappresenta in forma madrigalistica la trama dei suoi dubbi, le sue paure, le sue riflessioni, usando frammenti del testo descrittivi e auto analitici. Il quartetto vocale crea un’aura sonora intorno alla voce dell’attore che intende includere il personaggio di Virgilio, quale guida e fonte di riflessione per Dante.
Dante si esprime con un linguaggio lucido ed espressivo, secondo una complessa struttura poetica che è sempre concepita in forma di comunicazione e reportage, speculazione critica del vissuto infernale, mentre Lucifero, incastrato nel lago gelato di Cocito è l’antitesi della comunicazione, bloccato in un criptico silenzio. Il basso profondo che lo interpreta, genera una melodia continua e metamorfica, accompagnata dal quartetto d’archi, rappresentazione acustica del lago ghiacciato. Il suo mugugno e lamento risuonano in tutti i gironi dell’Inferno, sono la Leçon de ténèbres impartita a tutti i dannati, dal basso, il luogo più remoto e pericoloso dove albergano i peggiori di tutti i tempi.
L’ultimo assolo di Lucifero, rappresentazione dell’entropia dell’intero mondo creato da Dante, sarà composto su un testo originale di Tiziano Scarpa, con un libero linguaggio drammatico che riassume, frammenta e macina in un pulviscolo verbale la ricchezza e la diversità delle creature create da Dante.
L’empatia espressa da Dante verso alcuni peccatori, li trasforma in presenze moderne e attuali, lasciandoci ammirare i loro tratti e le loro storie in una sorta di sospensione di giudizio, un vacuum morale che sembra evolversi in dubbio, istanza di innocenza, interrompendo l’eterno processo di dannazione. Il dialogo con Dante rappresenta un momento di difficile, dolorosa e sincera riflessione per personaggi complessi come Francesca, Pier delle Vigne, Brunetto Latini, Ugolino e Ulisse. La violenza di altre presenze in dialogo con Dante, esempi ne sono Filippo Argenti, Alessio Interminei e Vanni Fucci, amplifica i registri drammaturgici e ci offre la possibilità di conoscere Dante in quanto persona e nel ruolo di futuro condannato. I guardiani delle varie soglie di passaggio infernali, come Minosse o Caronte, interagiscono con Dante dall’alto della loro storia mitologica e del loro carisma decisionale.
Il paesaggio dipinto da Dante lungo la spirale discendente del suo Inferno è fantastico e apocalittico, dalla visione della Selva oscura dove si perde, alla Città sotterranea di Dite, i fiumi infernali Acheronte e Stige, le Malebolge, e il lago ghiacciato Cocito, deserti, lagune, terremoti ed eruzioni vulcaniche sotterranee, alternate a flashbacks della prospera e bellissima Firenze medioevale, pullulante di vita e di tensioni.
Lucia Ronchetti