Settore unico posto numerato €35,00
regia, drammaturgia, performer e coreografia
Luz Arcas
assistente alle scene e alla coreografia
assistente alla drammaturgia
direzione musicale e composizione
assistente artistico
danza
violino ed elettronica
voce, palmas e percussioni
costumi
design bandiere
assistente alle scene
luci
sound space
foto e video
produzione esecutiva
assistente alla produzione esecutiva
tour manager
graphic design
community manager
stampa
distribuzione internazionale
Toná è il nuovo spettacolo della compagnia di danza contemporanea La Phármaco fondata nel 2009 dalla coreografa e danzatrice spagnola Luz Arcas. La danza di La Phármaco è uno stato che appartiene al corpo, che lo restituisce alla comunità – come i simboli o la memoria – e un luogo a cui si aspira e che si raggiunge dopo un rigoroso e raffinato progetto di addomesticamento.
«Alla danza dono la mia vita, il mio tempo, le mie ambizioni» – commenta la coreografa di Malaga – «ballo per appartenere a qualcosa che mi sovrasta, nel tempo e nello spazio, che è più grande di me, che mi accoglie e mi salva dall’individualismo selvaggio, dal tribalismo indifferente».
Toná è una proposta scenica multidisciplinare che si allontana dalle narrazioni convenzionali e introduce lo spettatore in un’esperienza poetica che esplora la fugacità, la morte e la memoria. In questo lavoro, gli oggetti e i supporti scenici (il violino suonato dal vivo, il video, il corpo) sono attraversati dall’invisibile (musica, immagine, movimento) e scossi fino allo sfinimento: un eccesso di vita che finisce per esaurirli e restituirli all’inerte.
Con Toná, Luz Arcas affronta uno dei lavori più introspettivi della sua carriera, il risultato di un processo creativo che lei stessa definisce come una «liberazione».
«Tonà è nato durante i viaggi a Malaga per visitare mio padre, che era molto malato. Nella sua casa, dove sono cresciuta, ho riscoperto riferimenti, icone, simboli che avevo quasi dimenticato. Ho ricordato aneddoti e paure, ricollegandomi al folklore della mia infanzia. Ho voluto danzare un sentimento che è tipico di quel folklore: la morte come celebrazione della vita e catarsi individuale e collettiva».
La performance nasce dalla necessità di incarnare un’identità che non pretende di definirsi, legata organicamente alla memoria collettiva e all’immaginario popolare, con tutti i suoi conflitti. Una poesia che trasmette la carne, il polso vitale, piena di rabbia e di gioia, ma anche di pregiudizi e superstizioni. Un dolore antico e fertile che ci forma lentamente, fin dall’infanzia.
Un corpo riconciliato con le sue forze vitali, intrecciato con la malattia, la vecchiaia, la morte, e che si rapporta sfacciatamente ai simboli, per sporcarli, calpestarli, rinominarli, mentre grida: sono nostri, ci appartengono.
una performance di Luz Arcas, La Phármaco
coprodotto con Festival de Otoño, Madrid
durata 50 minuti